Ci sono tante piante che creano “sporcizia”, ossia che perdono copiosamente foglie, fiori e frutti, imbrattando fortemente le superfici sottostanti. Questo articolo è dedicato sostanzialmente a due categorie di persone: i “perfettini” che non tollerano neppure un pelucchio, e gli “sfortunati” che di per sé accettano anche una valanga di foglie ma si ritrovano con vicini di casa muniti di coltello fra i denti a ogni singolo petalo caduto sulla loro proprietà, vicini probabilmente appartenenti alla categoria “perfettini” o più semplicemente a quella dei “rompiballe”.
In entrambi i casi (e non solo), comunque, è bene sapere preventivamente come si comporta attraverso le varie stagioni la pianta che si sceglie per il proprio spazio verde, che sia in casa, in balcone o terrazzo oppure in giardino. È evidente che scegliere una specie che trattiene il più possibile sui rami ogni prodotto residuale a fine vita risulta più “pulita” rispetto a un’altra che attraverso le stagioni si libera di ciò che è a fine vita lasciandolo cadere in maniera copiosa sotto di sé.
Ecco quindi un elenco, certamente non completo, delle principali piante più “sporche”.
“Sporcizia” dalle piante in casa
L’Oscar della sporcizia spetta di diritto alla tamaya (Begonia corallina). Questa splendida creatura, che piace per le foglie asimmetriche e maculate di ghiaccio e per la fioritura quasi ininterrotta di piccole farfalle color corallo o bianche, ha anche la spiacevole caratteristica di produrre in continuazione nuove gemme fogliari che, durante lo sviluppo, sono avvolte da perule (coperture) cartacee marroncine che, terminata la funzione protettiva, dopo pochi giorni cadono a terra (ma anche prima se la pianta viene urtata). In aggiunta, anche i fiorellini umidi e mollicci si staccano al minimo urto e comunque a fine ciclo. Il risultato è quello di avere perennemente residui marroni che svolazzano sul pavimento e residui rosa o bianchi che si appiccicano per terra.
Un disastro è anche il Ficus benjamina quando “decide” di perdere le foglie, per esempio al ritorno in casa, all’accensione del riscaldamento o al cambio di posizione: foglie secche dappertutto.
Occhio anche alla pianta del caffè (Coffea arabica) che, se lasciata a secco, fa cadere le coriacee foglie.
Stesso discorso per la pachira (Pakira aquatica), anch’essa insofferente agli squilibri idrici (in eccesso o in difetto), ai quali reagisce liberandosi delle foglioline (ogni foglia è composta da 5 pezzi) e infine del picciolo che le porta.
Infine c’è la stella di Natale (Euphorbia poinsettia): se non gradisce l’ingresso in casa per questioni di calore eccessivo, o se si sbaglia l’annaffiatura lasciandola all’asciutto, perde immediatamente le foglie verdi e poi, se la fisiopatia è grave, anche quelle rosse. Attenzione soprattutto se avete bambini piccoli o animali domestici: anche le foglie sono velenose, se ingerite. Alla fine perderà anche i veri fiori, minuscoli, al centro delle foglie rosse…
“Sporcizia” dalle piante su balcone e terrazzo
Questo capitolo è particolarmente sentito dagli “sfortunati”, aggrediti dal vicino del piano di sotto che non tollera la “nevicata” di petali per tutta la bella stagione.
Onde evitare litigi, si sconsiglia di acquistare gerani edera o parigini o zonali a petalo unico (solo i Pelargonium a fiori doppi trattengono i petali a fine ciclo ed è comodo eliminare l’intera infiorescenza finita tagliando il piccolo con le forbici): oltretutto, se sono rossi, macchiano terribilmente la pavimentazione su cui cadono, quindi un po’ di ragione il vicino di casa ce l’ha, anche perché si appiccicano obbligando al raschietto…
Anche gli oleandri a fiore semplice si liberano delle corolle finite ma, per fortuna, lo fanno quando sono praticamente già secche, e quindi non si appiccicano. In compenso si sbriciolano se calpestate…
Altre specie “sporcaccione” sono la bella di notte (corolle finite, calici esausti e semi, ma pure foglie), la plumbago (corolle sfiorite, appiccicosissime), la petunia (idem, e quelle viola macchiano), le begoniette (Begonia semperflorens, come la tamaya).
Arbusti e rampicanti “sporchi”
Fra gli arbusti o rampicanti tre meritano il David della “sporcizia”: il glicine (Wisteria), il ligustrino da siepe (Ligustrum ovalifolium) e il rincospermo o falso gelsomino (Rincospermum jasminoides). Tutti producono fioriture copiosissime lilla o candide che, alla fine, si sfaldano in residui bianco sporco o giallo-marroncini abbondantissimi, particolarmente fastidiosi quando cadono tutti in una volta a seguito di una pioggia primaverile. Formano una sorta di melma chiara che poi, asciugandosi, si sparpaglia in milioni di pezzetti che un refolo di vento può portare ovunque, casa compresa.
Alberi che fruttificano
Anche il tiglio, fra gli alberi, provoca post-fioritura lo stesso effetto appena descritto, con l’aggravante di ripetersi poi nel cuore dell’estate con il frutto, munito dell’ala cartacea che lo sospinge dappertutto con il vento.
E a proposito di frutti: state ben attenti, per quanto possibile, ad acquistare un Ginkgo biloba, nel qual caso bisogna dire: “Speriamo che NON sia femmina”. È notorio infatti che i frutti di questo fossile vivente, simili a ciliegie giallo glauco, sono puzzolentissimi, al punto da impedire non solo l’ingresso in giardino, ma anche il passaggio a una decina di metri di distanza.
Non puzzano, ma appiccicano terribilmente i frutti dei gelsi, e quelli del Morus nigra chiazzano indelebilmente le pavimentazioni. O li raccogliete prima che cadano, o scegliete Morus ‘Fruitless’.
Infine macchiano per bene anche i neri frutti del sambuco (Sambucus nigra) e del ligustro lucido (Ligustrum lucidum). Nel primo caso scegliete anche qui Sambucus ‘Fruitless’, nel secondo cambiate specie.
La “sporcizia” delle piante che perdono le foglie
Ed ecco il grande capitolo delle “piante che perdono le foglie”. Premesso che TUTTE le piante ricambiano il fogliame, anche le sempreverdi, e quindi un certo grado di caduta e di “sporcizia” lo avrete sempre, ce ne sono alcune che possono far impazzire i maniaci della pulizia.
Le prime sono le Conifere: abeti, pini e cedri rilasciano soprattutto a primavera una grande quantità di aghi più o meno lunghi che, leggeri e asciutti, vengono sospinti dal vento in ogni angolo circostante. In più, i cedri “fioriscono” in ottobre, rilasciando nell’aria enormi quantità di polline giallo che si deposita su tutte le superfici.
Poi ci sono le Leguminose che, per loro natura, possiedono foglie spesso lunghe e composte da decine di minuscole foglioline, leggerissime e ubiquitarie: “acacia” (Robinia), mimosa (Acacia), Gleditsia triacanthos e gaggia (Albizzia) sono le quattro peggiori e obbligano a vere e proprie corvée di raccolta foglie in autunno, soprattutto se al di sotto si parcheggia la macchina…
E una menzione anche per Magnolia grandiflora, che ha foglie grandi e coriacee, facilmente raccoglibili in tempi brevi, ma altrettanto indistruttibili se lasciate in loco, e, soprattutto, in caduta libera tutte assieme in aprile-maggio.
“Sporcizia” indiretta, dalle piante ma attraverso…
Infine ci sono piante che creano “sporcizia” in maniera indiretta, per esempio attraverso gli uccellini che si cibano dei frutti e, inevitabilmente, subito dopo defecano in loco o nei pressi. In giardino il problema magari non è particolarmente evidente, ma se le piante sono in vaso su una pavimentazione, la situazione interessa tutti, non foss’altro per questioni di igiene.
Fra le più gettonate dai volatili ci sono ligustro, viburni, cotoneaster, piracanta, prugnolo, nandina, fotinia, tasso, Prunus e Malus da fiore, ovviamente tutti gli alberi da frutto viti incluse, e i frutti di bosco.
E per terminare veramente, si ricorda a tutti un particolare non da poco: ogniqualvolta un albero viene infestato, fra maggio e settembre, da afidi, cocciniglie o psille, tutte le superfici sottostanti (pavimentazioni, arredi, veicoli) diventeranno appiccicose a causa della melata, liquido zuccherino escreto dagli insetti. Roba da lasciarci i tergicristalli…