Fanno fiorire i muri come verde verticale, schermano visuali, riparano dal sole e dal vento, aiutano a regolare la temperatura e a controllare lo smog: le rampicanti sono una delle risorse più preziose in giardino e terrazzo.
Le piante rampicanti sono tra le più adattabili e diversificate del regno vegetale ma la condivisione di alcuni tratti comuni ne riunisce la quasi totalità in poche grandi famiglie. Le vere rampicanti sono accomunate da steli flessibili, in grado di percepire la prossimità di elementi verticali e di utilizzarli come supporto per estendersi verso la luce. I fusti principali si protendono vigorosamente verso l’alto e sono paragonabili a ‘superstrade’ specializzate nel trasporto rapido di acqua e sostanze nutritive alle parti aeree, senza troppe diversioni nella ramificazione secondaria che caratterizza invece alberi e arbusti. La velocità di crescita, abbinata alla capacità di servirsi delle piante vicine come appoggio, sopperisce alla necessità di formare tronchi e in questo modo la maggior parte delle energie può concentrarsi sulla produzione fogliare o fiorifera.
Rampicanti alla ricerca del sole
L'inarrestabile necessità a spingersi sempre più in alto, soffocando con un fitto intreccio di rami la vegetazione circostante per allargare la propria chioma al sole, fornisce una delle chiavi più indicative nella scelta, perché solo assecondandone la natura potranno soddisfare le nostre esigenze e aspettative.
Piante legnose di grande vigore, come il glicine, la bignonia e varie viti ornamentali (V. coignetiae, V. vinifera ‘Purpurea’) non sono quindi da abbinare a strutture o steccati di altezza modesta o poco resistenti, che supererebbero in breve tempo sconfinando irrimediabilmente e fiorendo solo per la gioia del vicino, lasciando scoperta la parte inferiore che si intendeva coprire.
Con supporti adeguati (pergole in muratura, facciate di edifici) il rigoglio di queste presenze classiche diventa impagabile e si esprime al meglio con regolari potature, destinate sia a incrementare la fioritura che a contenere lo sviluppo in prossimità della struttura legnosa. Senza una ferrea disciplina questi grandi esemplari ‘scappano’ e scalano grandi altezze, arrotolandosi su se stesse quando necessario per collegarsi a punti d’appoggio sempre nuovi.
A ognuna un metodo di arrampicata
Altro criterio fondamentale per buoni risultati è il rispetto del metodo spontaneo utilizzato per arrampicarsi, che determina il tipo di utilizzo e supporto più adatto.
Le sarmentose cosiddette ‘volubili’ presentano inizialmente fusti diritti che, giunti in prossimità di potenziali sostegni, vi si avvolgono con un andamento a spirale detto ‘destrorso’ se procede da est a ovest passando per il nord (Lonicera, glicine, Ipomoea) o, meno frequentemente, ‘sinistrorso’ se da ovest a est dirigendosi verso sud.
Alcune specie sono dotate di speciali organi di adesione simili a zampe (Parthenocissus triscuspidata e P. henryana), oppure di foglie o fusti trasformati in filamenti, detti viticci o cirri, che si avvolgono intorno al sostegno, come in varie Leguminose. Nelle clematidi ibride i piccioli foliari si insinuano tra i rami delle piante vicine e vi si ‘legano’ arrotolandosi con giri ben stretti.
Varie ‘aggrappanti’ hanno invece sviluppato fitte radici aeree, prive di funzione nutritiva, emesse allo scopo di fissarsi saldamente a tronchi, muri e superfici verticali (Hedera, Euonymus fortunei, Ficus pumila); altre sfoderano uncini, artigli e spine per ‘agganciarsi’ ad altre piante o supporti.
Il caso più comune in natura è quello dei rovi, della Bougainvillea e delle rose cosiddette ‘rampicanti’, che sono in realtà dapprima erette e dopo aver raggiunto un’altezza sufficiente si allargano nel diametro.
Esistono infine specie non propriamente rampicanti che necessitano di punti d’appoggio per innalzarsi dal suolo e assumere poi un portamento ricadente, come varie Lonicera e gelsomini (Jasminum officinalis, J. polyanthus e J. nudiflorum); abbisognano quindi di spazio, anche orizzontale, su cui potersi adagiare.
Per un abbinamento appropriato la scelta del sostegno deve quindi essere coerente con la tipologia di accrescimento, che nel caso di esemplari meno noti va studiata individualmente.
Verde verticale e risparmio energetico
Se utilizzate sapientemente, le sarmentose sono forse le piante più essenziali al giardiniere moderno per rinverdire pareti, pergolati e muri divisori ma anche ringhiere e reti metalliche. Si dimostrano grandi alleate per arredare piccoli giardini, cortili e terrazze, dove permettono di realizzare efficaci schermature di viste non gradite, proteggono altre specie dalle intemperie e dall’eccessiva esposizione solare e creano gradite zone d’ombra.
Il rivestimento degli edifici con rampicanti contribuisce al risparmio energetico, mantenendo gli interni freschi d’estate e isolandoli dal freddo d’inverno; l’ossigeno rilasciato da una chioma ben sviluppata insieme alla sua azione depurativa delle polveri in sospensione influisce positivamente sulle condizioni di vita nei centri urbani. Questi benefici, accertati scientificamente, sono comunemente sfruttati nel Nord Europa, dove la bioarchitettura è una pratica diffusa. In numerose città tedesche e svizzere i muri nei nuovi quartieri residenziali sono rivestiti di fogliame per sfruttarne le proprietà termoregolatrici e la capacità di filtrare l’inquinamento acustico e atmosferico.
Attraenti per i fogliami
La fioritura come motivo dominante nella scelta degli esemplari permanenti è giustificata solo nel caso di specie a produzione continuativa nel corso dell’estate (Solanum crispum, S. jasminoides, Bouganvillea, Plumbago nei climi miti), mentre quando non si protrae a lungo la decisione dovrebbe piuttosto basarsi sul colore, dimensioni e trama del fogliame, sempreverde o caduco, che fornisce un contributo più determinante nel corso dell’anno.
Rimane essenziale accertarsi che le necessità colturali e soprattutto lo spazio disponibile siano confacenti all’esemplare, affidandosi in caso contrario a presenze meno dirompenti, quali Clematis ibride a fiore grande (piuttosto che le specie, di vigore eccessivo), sarmentose ‘gentili’ che non arrecano danno alle piante vicine. Spesso non sono longeve ma fioriscono abbondantemente sin dai primi anni. La regola fondamentale per le clematidi ibride, come per la maggior parte dei rampicanti, prevede ‘testa al sole e radici all’ombra’: sono quindi perfette nei giardini urbani, dove queste condizioni sono frequenti, anche in sovrapposizione a elementi stabili.
Le rampicanti annuali
Le presenze annuali offrono la libertà di sperimentare effetti ornamentali limitati a una sola stagione e quindi rinnovabili ogni anno con specie o colori diversi. Non sono quindi elementi strutturali ma possono assolvere varie funzioni pratiche, contribuendo per esempio a un veloce rinverdimento stagionale quando le presenze stabili sono di recente impianto e ancora poco sviluppate.
Le sarmentose annuali richiedono meno spazio per lo sviluppo dell’apparato radicale rispetto a specie permanenti e si adattano bene a (generosi) contenitori. Richiedono però terreno più ricco e irrigazioni abbondanti per sostenere la crescita veloce e rigogliosa che le contraddistingue. Sono ideali negli spazi ristretti dei cortili, terrazzi o piccoli giardini per creare punti focali temporanei che sfruttano la dimensione verticale con archi, obelischi e supporti di vari generi e stili.
Nelle grandi bordure erbacee si può permettere alle sarmentose annuali e alle clematidi ibride uno sviluppo più libero avvalendosi di ‘gabbie’ naturali ottenute conficcando saldamente nel terreno ramificazioni ottenute da potature arbustive.
Le rampicanti annuali si rivelano compagne accomodanti sia tra di loro che abbinate a specie permanenti non troppo vigorose, quali clematidi ibride e rose. Il lungo periodo di fioritura assicura effetti sincronizzati di facile esecuzione e la loro conveniente scomparsa durante l’inverno facilita notevolmente la potatura dell’esemplare permanente. Molto gradevole, anche per la semplicità di riproduzione da seme (a febbraio) Eccremocarpus scaber, con fogliame decorativo e fiorellini tubolari in giallo, rosso, arancio e bianco che persistono fino alle prime gelate. Nelle zone miti può durare anche due o tre anni. Curiosi e di semplice coltivazione Rhodochiton atrosanguineum, Ipomoea lobata, Cobaea scandens e il nasturzio rampicante che si seminano a tardo inverno e germinano facilmente se le provviste idriche sono regolari fino al consolidamento delle radici. È consigliabile trapiantare regolarmente le giovani piantine ottenute da semina in vasi di maggiori dimensioni fino all’impianto definitivo per permettere l’adeguato sviluppo del pane radicale e ottenere esemplari vigorosi.
Per coltivare con successo i rampicanti annuali in contenitore le dimensioni dovranno essere generose (minimo 50-60 x 50-60 cm); concimazioni e irrigazioni frequenti sono inoltre essenziali.
Verde verticale con i rampicanti perenni: la potatura
Il verde verticale permanente per pareti e coperture richiede cure particolari. Ecco qualche consiglio per avere grandi soddisfazioni.
La potatura dei rampicanti permanenti è strettamente correlata al tipo individuale di pianta, alla sua modalità di crescita e al grado di maturità dell’esemplare.
Le tappe principali dello sviluppo di un rampicante permanente prevedono in genere una fase giovanile, rivolta al consolidamento dell’apparato radicale, seguita da un periodo di accrescimento fino al raggiungimento della maturità, in media dopo 15-20 anni, in cui la produzione di semi per la propagazione diventa un fattore più rilevante nell’utilizzo delle risorse vitali.
Nella fase iniziale di sviluppo le piante non necessitano di potature radicali per qualche anno. Si eliminano rami secchi o danneggiati sfoltendo leggermente la chioma per aumentare la crescita apicale e arieggiarla riducendo la possibilità di malattie e parassiti.
Nelle specie legnose, come la vite o il glicine, è importante identificare sin dall’inizio le ramificazioni che costituiranno nel tempo la struttura principale dell’esemplare e guidarle progressivamente nella posizione desiderata in modo che assumano una forma e un andamento compatibili alla struttura di sostegno.
Molto spesso la scarsa comprensione della vera natura e dimensioni del rampicante inducono a lasciarlo sviluppare senza controllo alcuno per vari anni e potarlo poi drasticamente quando l’eccessiva vegetazione lo rende scomodo o invadente.
Nella coltivazione delle specie permanenti è importante invece ricordare che l’unico modo per ottenere esemplari ‘ordinati’ nel tempo è una manutenzione regolare dopo i primi anni di vita. Una buona forma si crea infatti solo dirigendo con pazienza la crescita nel tempo, eliminando regolarmente e al momento giusto la vegetazione eccessiva per indurre la pianta a una fioritura più abbondante e visibile, e infine rimuovendo ramificazioni appassite per evitare accumuli di materiale secco all’interno.
(A cura di Luisa Ferrari - Pubblicato su Giardinaggio 5/2011)