Verde verticale, cos’è e come realizzarlo

Come trasformare con il verde verticale un'anonima parete, esterna o interna, in un tappeto vegetale oppure risparmiare spazio in terrazzo

In principio c’era il cemento (o l’intonaco verniciato, o le piastrelle): i muri ciechi di edifici urbani ancora oggi appaiono per la massima parte con questa triste veste, decine o centinaia di metri quadri verticali completamente spogli, offerti così squallidamente alla vista del passante o del residente, ma anche del proprietario, con evidente rammarico se ha buon gusto estetico.

Poi arrivò Patrick Blanc, eclettico botanico prima e geniale paesaggista poi, ricercatore del Cnrs (Centre national de la recherche scientifique), che nel 1988 ha brevettato il Mur végétal. È un giardino in verticale in cui si mescolano alocasie, ficus, felci, dieffenbachie, filodendri e fatsie (aralie), imitando la vegetazione che cresce sulle pareti di roccia retrostanti le cascate tropicali, dove, anche senza terra, piante diverse s'intrecciano fitte come nella giungla, in un biotopo che Blanc ha osservato per anni, carpendone i segreti di vita e addirittura scoprendo nelle Filippine, nel 2011, una nuova specie, denominata Begonia blancii in suo onore.

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Un’altra opera firmata Blanc: una parete rinfrescante in un patio di una casa privata nel centro storico di Lecce.

Il Mur végétal

Il Mur végétal (www.verticalgardenpatrickblanc.com) è costituito da un'ossatura metallica eretta contro il muro esterno di una casa (ma con altre specie vegetali si realizza anche all'interno) che sostiene un foglio di PVC espanso dello spessore di 1 cm, agganciato al muro di casa (ma separato da un'intercapedine, per evitare infiltrazioni d'acqua), su cui viene fissato un feltro con tasche di poliammide che contengono le radici delle piante.

Un banale feltro sintetico, normalmente usato dai vivaisti come base di appoggio per le piante in vaso; un tessuto-non tessuto spesso pochi millimetri, compatto, inalterabile, capace di assorbire una discreta quantità d'acqua e di trattenerla, in modo da evitare alle piante pericolosi stress idrici fra un'innaffiatura e l'altra.

Lo spessore complessivo della struttura non supera i 6 cm e non è presente terra: Blanc asserisce che per la vita delle piante la terra non è indispensabile, quanto invece lo è l’acqua con i relativi sali minerali (del resto, le piante epifite lo dimostrano).

Il sistema di irrigazione a circuito chiuso prevede una pompa, regolata da un timer, che spinge l'acqua arricchita di sali minerali in un tubo forato fissato in cima alla parete, e mantiene così il feltro sempre umido (solo un'innaffiatura al giorno in inverno e una ogni 3-4 ore in estate); e il resto è affidato alla forza di gravità e alla natura: l'acqua scende pian piano verso la base della struttura dove viene raccolta in una vasca e rimandata in alto dalla pompa.

Il concime deriva anche dalle deiezioni degli uccelli che nidificano volentieri tra le piante. La manutenzione è minima, ridotta a una potatura leggera due o tre volte l'anno.

Il costo? Poco abbordabile: circa 900 euro al metro quadro, ma per 30 anni di durata garantita.

Fra le realizzazioni nel portfolio di Blanc – a luglio 2013 erano oltre 200 fra pubbliche e private – si annoverano l’Ambasciata francese a New Delhi (India), il Musée de Quai de Branly a Parigi, lo showroom iGuzzini Illuminazione a Parigi, il Parlamento a Bruxelles, il Museo Caixa Forum a Madrid, il Pont-Route Max Juvenal a Aix en Provence, il centro commerciale E. Leclerc a Gdansk in Polonia, il centro commerciale e hotel Praterstrasse 1 a Vienna, lo Juvia restaurant a Miami ecc.; in Italia, l’Aquarium Nave Italia a Genova (1998), il Rolex Showroom a Milano (2008), il Caffè Trussardi alla Scala di Milano (2008), l’Hotel Cavalieri a Pinerolo (TO, 2008).

Verde verticale con i rampicanti…

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Wall-Y, la griglia di Geoplast.

Ciò accade in Francia da oltre 20 anni. E in Italia? L’idea è stata colta all’inizio del Millennio, attraverso tecnologie e prodotti diversificati: le realizzazioni più semplici prevedono supporti di varia natura, come Wall-Y di Geoplast (www.geoplast.it), una griglia per la realizzazione del verde verticale, in polietilene vergine ad alta densità, alla cui base vengono collocate le piante e la cui geometria delle celle è studiata per favorire l’ancoraggio dei tralci.

Sulla stessa linea, ma dalla spagnola Ceracasa (www.ceracasa.com), viene Lifewall®, una piastrella di 1 mq dentro la quale disporre le piante, che vengono irrigate per gocciolamento.

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Lifewall, la piastrella “verde” di Ceracasa.

Questi dispositivi, però, rappresentano solo, rispettivamente, un sistema sicuro di ancoraggio per vegetali rampicanti che mantengono le proprie radici ben infisse alla base del muro, e una sorta di tasca per piante, le quali necessitano di una costante manutenzione (sostituzione fallanze, reintegro terra ecc.).

Con queste metodologie, tra i fattori da prendere in considerazione in fase progettuale, si raccomandano un'adeguata preparazione delle strutture portanti, l'esame di orientamento della facciata ed esposizione alla radiazione solare, della natura del terreno e delle condizioni di drenaggio.

Le piante utilizzate sono i rampicanti tradizionali, diversificati per zona geografica: tra quelli da fiore bignonia, buganvillea, gelsomino vero e falso, glicine, caprifoglio e passiflora; da foglia, vite americana e canadese e edera. E bisogna anche tener conto del fatto che alcune specie sono decidue e, quindi, in inverno lasciano la facciata spoglia, se non sono sapientemente miscelate a esemplari di sempreverdi.

… o con i sistemi strutturati

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Una parete verde di Antologia, realizzata a Euroflora 2011.

Alcune aziende italiane hanno invece proposto tecnologie metodologiche, assimilabili a quelle di Blanc, ma di propria concezione. Per fare qualche esempio, Antologia (tel. 039/6080518) tra il muro di sostegno e quello vegetale non pone isolanti, ma una rete metallica plastificata dotata di distanziali per un efficiente arieggiamento. Il sistema utilizza lo sfagno, che si contraddistingue per il basso consumo di acqua e la capacità di radicamento superiore a quella di un classico terriccio vegetale. È sufficiente un solo tubo posto sopra al muro per garantire acqua a tutta la parete; l’irrigazione avviene attraverso ali gocciolanti con fori a distanza di 30 cm e tubo nascosto alla sommità del muro vegetale; l’acqua si distribuisce uniformemente fino alla base. La vasca di raccolta non è sempre necessaria: il forte potere assorbente dello sfagno consente di avere alla base del muro un minimo residuo di acqua; nei luoghi chiusi si può avere una vaschetta di raccolta molto semplice senza pompe per ricircolo. Con questa tecnica è possibile realizzare il muro vegetale anche in assenza di allaccio alla rete idrica, grazie allo sfagno.

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La parete vegetale all’impianto e dopo qualche mese nel modello di Peverelli.

Peverelli (www.peverelli.it) propone i muri Vegetalis®, composti da un substrato vegetale con grande capacità di ritenzione idrica: può assorbire fino a 20 volte il suo peso, il che permette alle piante di resistere a elevate temperature, siccità, venti caldi ed eventuale interruzione dell’irrigazione (max 48-72 ore secondo il tipo di piante).
Il sistema d’irrigazione integrato è composto da tubi con microgocciolatori anticolmatura comunemente utilizzati per l’agricoltura, che consentono il risparmio d’acqua e permettono l’approvvigionamento anche con debole portata.
L’acqua, che può essere arricchita con oligoelementi o con prodotti fitosanitari, filtra per gravità attraverso il substrato. La soluzione è recuperata alla base del muro, convogliata verso una vasca di raccolta, poi ridistribuita nei muri.

Reviplant (tel. 011/8131027) ha brevettato Reviwall®, un sistema di moduli inverditi, giustapposti oppure integrati all’involucro architettonico. Ogni modulo (40 x 50 x 30 cm) è costituito da un telaio in alluminio, una geostuoia in polipropilene riciclato saturata con fibra di cocco e polimeri idroretentori, con un inoculo di consorzi micorrizici e batterici e coperta da teli radicabili. Sulla superficie del modulo sono ricavate le tasche per le piante. La fertirrigazione avviene per mezzo di pompe a iniezione comandate da centraline e da sensori di conducibilità per soddisfare le effettive esigenze delle piante. L’impianto può essere alimentato anche con energia solare e può essere previsto il riuso dell’acqua piovana.

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Il giardino verticale sostenibile Wall Up, alimentato dal pannello solare.

Wall Up (www.wallup.it) ha messo a punto Pratico Wall Up®, la soluzione fai-da-te per realizzare dentro o fuori dall’abitazione un giardino o orto verticale domestico. Attraverso un semplice sistema di montaggio, grazie alla fornitura di tutti i pezzi e le istruzioni necessarie, chiunque può costruire un giardino verticale, che diventa un oggetto di largo consumo, alla portata di tutti. Pratico Wall up®è composto da una struttura in alluminio, incorruttibile e resistente alle alte temperature, riciclabile al 100%, che incorpora in sé i vasi pensati per contenere le piante e smaltire in modo controllato l'acqua in esubero. Un serbatoio raccoglie l'acqua piovana necessaria a irrigare le piante, un pannello fotovoltaico fornisce a una pompa l'energia per riportare l'acqua in eccesso al serbatoio. La tecnica consente di irrigare e fertilizzare efficacemente le singole piante mantenendo il verde uniformemente inumidito, evitando zone secche in alto ed eccessivamente umide in basso; il circuito chiuso garantisce il ricircolo dell'acqua con minima dispersione nell'ambiente. Wall Up accompagna tutte le fasi di progetto e assistenza alla manutenzione (minima) della parete verde, dalla scelta delle piante alla definizione delle strutture e dei sostegni necessari, fino alla messa a punto dell'impianto d'irrigazione a garanzia del funzionamento del sistema.

Soluzioni per pareti piccole e grandi

Il gruppo francese Vegepolys (www.vegepolys.eu), specializzato in produzioni vegetali innovative, ha realizzato un procedimento brevettato che ricrea le condizioni ottimali di crescita delle piante in giardini verticali. Il sistema in kit comprende un substrato naturale e un impianto di irrigazione automatico; consente di ottenere in 4 mesi un muro verticale (per es. quello di una villetta bifamiliare) coperto al 90% di piante tappezzanti e strutturanti.

Una società di Vegepolys, Accroplant, ha invece studiato una nuova generazione di supporti, composti da una riserva di substrato del volume di 15 l nel quale si sviluppano le radici, e un serbatoio d’acqua di 1,5 l, che ne garantisce l’autonomia grazie a un feltro che provoca la risalita dell’acqua per capillarità: l’eccedenza torna per gravitànel serbatoio dell’acqua. In questo modo è possibile ricoprire anche una parete di un condominio con la vegetazione, grazie alla struttura modulare che assicura l’irrigazione, ma senza sprecare acqua.

Quali piante per il verde verticale?

Dopo questa piccola panoramica sulle tecnologie a disposizione, ecco le piante, naturalmente adatte al clima italiano e, in particolare, del Nord Italia, dove questi sistemi si dimostrano più adattabili.

In esterni si possono utilizzare felci (dall’Adiantum alla Dryopteris), Stipa tenuissima, Festuca glauca e Miscanthus, Santolina, Sedum e piccoli esemplari di Cotoneaster come sempreverdi piuttosto resistenti agli inverni padani, mentre fra le decidue perenni sono indicate Hosta, Heuchera, Potentilla, Teucrium, Agastache, Euphorbia characias, Phyla nodiflora, Mentha spicata, Salvia officinalis, Geranium, Penstemon, Campanula portenschlagiana, Verbena ecc.; per il Centro-Sud ideali cappero, passiflora e buganvillea.

In interni ci si può avvalere di Tillandsia, orchidee, Plectranthus, dieffenbachia, Bromelia, aralia, anturio, spatifillo, edera, Schlumbergera, Clorophytum e altre piante tropicali d’appartamento.

Le realizzazioni italiane

A parte le realizzazioni (non recentissime) di Blanc, i muri verdi o giardini verticali che dir si voglia, in Italia non sono frequenti. Negli ultimi anni si annoverano l’installazione provvisoria che movimentò – a opera di Nemeton Network (vedi in fondo) – nel 2010 tre pareti della Triennale di Milano, il lavoro sul Centro cardiologico milanese Monzino eseguito da Vivai Peverelli, e i due giardini verticali realizzati da Temprano (www.temprano.it) ancora nel capoluogo lombardo, in Corso di Porta Ticinese nel 2008 e 2011. Il primo era un giardino verticale a ridosso di un vecchio muro cieco: una struttura di 18 m d’altezza e 60 cm di profondità, che ospitava 180 piante, alimentate da un sistema di annaffiatura automatica che sfrutta l’energia di pannelli solari posti alla base del muro. Il progetto è stato portato avanti per tre anni dall’Enel, sponsor dell’iniziativa per sensibilizzare la città sulle tematiche ambientali e di risparmio energetico. Il secondo, sempre in Corso di Porta Ticinese, era un prato verde naturale, “spalmato” su una parete e divenuto “tela” per la pubblicità urbana di Peugeot iOn, auto 100% elettrica.

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Il centro commerciale Fiordaliso nel marzo 2011.

Nel 2010 però è stata realizzata, ancora nel Milanese, un’opera verde che lo scorso anno è entrata ufficialmente nel Guinnes dei Primati: è il giardino verticale più grande del mondo! Ha 44mila piante di 200 specie diverse, arroccate su 1.263 metri quadri di superficie per 8 metri di altezza, ed è l’immensa parete verde del centro commerciale Fiordaliso di Rozzano (Mi, www.fiordaliso.net). Ma questo enorme giardino verticale non è solo bello e spettacolare: ha anche lo scopo di risparmiare energia, contribuendo al bilanciamento termico del centro commerciale e riducendo i rumori ambientali; inoltre trattiene le polveri sottili, assorbe COe infine si può smontare e rimontare facilmente in caso di necessità. Infatti, il gruppo Sviluppo & C. di Milano che l’ha progettato sotto la guida dell’architetto Francesco Bollani, e i professionisti del verde che l’hanno realizzato, ancora i Vivai Peverelli, hanno previsto una struttura di oltre 11mila cassette metalliche con lo sfagno, il substrato migliore per le piante in queste condizioni, perché trattiene l’acqua d’irrigazione consentendo ai vegetali di crescere anche senza terra vera e propria. La scelta delle specie, tra quelle più parsimoniose nella richiesta idrica, è stata calibrata per ottenere in ogni stagione un diverso gioco di colori, sia attraverso le foglie sia mediante i fiori.

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Il Bosco Verticale di Milano Porta Nuova nel progetto dello Studio Boeri.

Ultimo in ordine di tempo viene un’interessante “variazione sul tema”, il Bosco Verticale, in corso d’opera: si tratta di due nuove torri, alte 80 e 112 m, a Milano Porta Nuova (via de Castillia e via Confalonieri, www.residenzeportanuova.com), progettate dagli architetti Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra e arricchite da Stefano Boeri con 10mila mq di bosco, dato da 730 alberi, 11mila fra piante perenni e tappezzanti e 5mila arbusti.
 A ogni piano dell'edificio, disposti a terrazzamento, gli alberi sono distribuiti e orientati in modo da garantire alla pianta l'esposizione più adatta. Il bosco verticale filtra le polveri sottili e abbassa la temperatura d'estate, riducendo l'impatto delle radiazioni solari e mitigando l'inquinamento acustico. 
In questo caso non si otterrà una vera e propria parete verde perché il verde non è piantato in verticale, ma l’effetto sarà del tutto simile e ugualmente spettacolare.

8 vantaggi della parete verde

Una parete verde è un fronte edilizio ricoperto da specie vegetali aggrappate, anche tramite supporti artificiali, alla muratura.

Tra i vantaggi offerti da un muro di verde verticale ci sono:

  1. l'eliminazione dell'influsso della radiazione solare sul comfort termico degli spazi interni e la protezione della facciata dagli sbalzi termici;
  2. l'isolamento termico e acustico (può essere impiegato per creare barriere fonoassorbenti, ad esempio lungo le strade ad alto scorrimento);
  3. il filtro per le polveri sottili;
  4. l’incremento della produzione di ossigeno;
  5. la cattura dell’anidride carbonica con depurazione dell’aria;
  6. la protezione delle murature dagli agenti atmosferici;
  7. l’influenza positiva sul benessere psicologico di chi vi abita o lo guarda;
  8. l’ottimo effetto estetico.

Orto a parete in terrazzo

  • Per soddisfare la voglia di pomodori sul terrazzo, e di verde verticale in genere, oggi ci sono gli orti a parete. «Su un pannello assorbente, spesso alcuni centimetri – spiega Fabiano Oldani, di Floralia in provincia di Lodi (tel. 0371/35863) – si creano sacche in cui si inseriscono le orticole, insieme a terriccio di buona qualità».
  • La disposizione non può essere casuale: le piante che si sviluppano verso l'alto dovranno stare nella parte superiore del pannello, viceversa quelle che tendono verso il basso saranno sistemate negli spazi inferiori.
  • «Una volta completato – spiega Oldani – l'orto si appende al muro come un vero e proprio quadro, bello da vedere e facile da raggiungere».
  • E se gli orti a parete sono la novità del momento, quella dei giardini verticali sui muri è una tendenza consolidata. Per una parete interna a giardino vanno bene tutte le piante che necessitano di annaffiatura regolare e di temperatura tra 15 e 20 °C, mentre per l'esterno sono ottime le rampicanti e le erbacee perenni.

    verde verticale
    Smartgarden, contenitori con tasche per salire in verticale.

  • Sia i giardini verticali che gli orti a parete richiedono cure e attenzioni quotidiane: meglio quindici minuti al giorno che due ore a settimana. Non devono mai mancare l'acqua, la luce e il concime.
  • Più semplicemente, si può puntare su contenitori modulari che salgono in verticale, come Smartgarden (www.mini-garden.com), un sistema a tasca, in pannelli sovrapponibili in polietilene da fissare al muro: in ogni tasca trova alloggio una piantina aromatica o da orto.

Il quadro vegetale da interni per il verde verticale

Ortisgreen (www.ortisgreen.it) ha creato una vera e propria parete vegetale per interni (utilizzabile anche in esterni). Si tratta di una struttura in acciaio con box di alluminio riciclato al 70%, nella quale viene realizzata la composizione floreale, completamente personalizzabile in base ai gusti, facile da mantenere e adatta a ogni tipo di ambiente, domestico o commerciale.

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Come nasce pian piano il “quadro vegetale” di Ortisgreen.

 

Le piante vengono nutrite da un semplice impianto autonomo d’irrigazione, installato su un substrato di sfagno, per umidificare in maniera ottimale le piante limitando il consumo d’acqua e senza sprechi.

Il risultato è paragonabile a un quadro, con la particolarità di essere tridimensionale e di cambiare ogni giorno. Può essere realizzata anche in versione parete applicata e quadro vegetale.

La Vegetecture

  • La proposta architettonica del gruppo Nemeton Network (www.nemetonnetwork.net) va oltre la parete vegetale e sviluppa le ultime tendenze della Vegetecture, sintetizzando in un termine unico quell’unione fra verde e architettura che va oltre il verde tecnico dei giardini pensili e del verde verticale e che rappresenta la punta più avanzata dell’architettura internazionale.
  • La Vegetecture considera l’elemento vegetale come materiale primario della costruzione, non un abbellimento o un elemento di decoro e arredo, ma anzi il nucleo centrale del costruito.
  • La filosofia alla base di questo nuovo atteggiamento progettuale considera il verde come ciò che costituisce l’ambiente ideale per la vita dell’uomo, non un elemento di servizio, ma il vero centro da cui partire per costruire gli ambienti del futuro.
Verde verticale, cos’è e come realizzarlo - Ultima modifica: 2016-11-18T17:08:00+01:00 da Silviab