Le abbiamo viste nel giardino del vicino o dell'amico, e ce ne siamo innamorati subito, a prima vista. Oppure ce ne hanno regalata una piantina o una bustina di semente e, il primo anno, siamo rimasti entusiasti per la bellezza dei fiori. O ancora le abbiamo proprio cercate noi, nei vivai o sui cataloghi, o addirittura su internet per mezzo mondo, perché le abbiamo viste in fotografia su una rivista o su un libro o sul web e ci sono piaciute tanto, ma proprio tanto.
Ma ora siamo disperati e non sappiamo più come fare per liberarcene... Intendiamoci: non è che ora, all'improvviso, non ci piacciono più, nell'imperante volatilità dei desideri di questo Terzo millennio. No, ci piacciono ancora, solo che ci hanno invaso l'intero giardino, mescolandosi alle altre piante scelte con amore, che paiono soffocare nella loro esuberanza selvaggia, oppure spuntando nel bel mezzo del prato, o nel centro del vialetto, o nell'orto, o sotto un cespuglio o accanto al rosaio che amiamo di più...
Il che conferma la migliore definizione di malerba, data da uno studioso americano circa mezzo secolo fa: "Una malerba è qualunque pianta spunti laddove non è desiderata", facendo il famoso esempio di una pianta di girasole che nasce svettando in mezzo al campo di mais coltivato...
Conoscere bene il problema
Con questo ragionamento è evidente che, paradossalmente, perfino un rosaio può essere considerato infestante, se sbuca in mezzo al tappeto erboso o nel centro del gazebo non pavimentato...
In questo caso, però, ci riferiamo strettamente ad arbusti e piante erbacee, sia perenni sia annuali, la cui vitalità attraverso i semi o i nuovi getti radicali è tale da invadere nell'arco di pochi anni un intero spazio verde, se manca un controllo da parte del giardiniere appassionato. Piante ornamentali, messe a dimora scientemente e desiderosamente, che poi si rivelano molto difficili da gestire, proprio per questa caratteristica di estrema invadenza.
L'intento è quello di mettere sull'avviso fin dal primo anno di coltivazione: l'errore che si commette in questi casi è quello di non preoccuparsi della loro vitalità riproduttiva (o di ignorarla del tutto), trascurando le misure precauzionali sin dall'inizio. Ci si trova così di fronte, già al secondo anno, non solo a un raddoppio del numero di piante, che di per sé potrebbe anche essere gradito, se avvenisse nello spazio loro dedicato, ma soprattutto a una proliferazione incontrollata proprio al di fuori degli spazi assegnati. Se nemmeno in questo secondo anno avviene un controllo da parte del giardiniere, il problema sfuggirà di mano, e serviranno anni di combattimenti per ricondurre queste piante esuberanti entro confini ben precisi, a volte anche a scapito, nel frattempo, di altre piante più deboli (e magari più desiderate).
Sapere quali sono le specie più temibili aiuta a sceglierle con cognizione di causa e, soprattutto, a gestirle con attenzione sin dal primissimo impianto, per evitare i problemi successivi e godersene la bellezza in piena libertà, sapendo che così facendo non diventeranno mai infestanti.
Quattro arbusti "pigliatutto"
Tre sono gli arbusti che, pur bellissimi, attraverso l'abbondante produzione di semi vitalissimi si possono trasformare in autentiche sciagure: il sambuco, l'ibisco siriaco e il ligustrino da siepe. A questi se ne aggiunge un quarto, che, anziché attraverso i semi, opera l'invasione attraverso stoloni nel sottosuolo, che portano alla nascita di nuovi getti anche a 4-5 m di distanza: è la kerria.
Il sambuco (Sambucus nigra, ossia la specie spontanea) è un arbusto dotato indubbiamente di molti pregi: cresce rapidamente, crea una discreta ombra durante l'estate ma si spoglia in autunno, è bellissimo quando fiorisce fra aprile e maggio riempiendosi di ombrelle candide e profumatissime, e lo ridiventa quando, da fine luglio, si carica di ombrelle di frutti neri molto appetiti dagli uccelli (è infatti un'ottima specie per birdwatching). Fiori e frutti si utilizzano anche in cucina: i primi si candiscono, o si friggono in pastella, o si usano tal quali per decorare le torte, o si bollono per ricavarne lo sciroppo. I secondi si usano per marmellate, gelatine e sciroppi. I rami sono ottimi accendifuoco nel caminetto o nel barbecue, mentre quelli più sottili si svuotano per ricavarne cerbottane. Le foglie ancora verdi aiutano a tenere lontani i parassiti dalle cucce degli animali domestici, oppure servono per tingere di verde i tessuti.
Ma i frutti contengono ciascuno un seme vitalissimo, e in ogni ombrella ce ne sono almeno una trentina. Sia che cadano intorno alla pianta madre, sia che le bacche vengano mangiate da golosi uccellini che fanno cadere il seme anche a chilometri di distanza, se il terreno è adatto questi semi germinano subito nel marzo successivo. E quasi tutti i terreni sono adatti al sambuco, che non ha particolari preferenze... Già a settembre la piantina di 5 mesi (alta 40-50 cm) ha sviluppato una radice profonda che non viene estirpata strappando il fusto... E dal colletto l'anno successivo produrrà una nuova piantina, affiancata dalle altre nate da seme in quell'anno...
L'ibisco di Siria (Hybiscus syriacus) è un arbusto allevabile anche ad alberello che fa la felicità degli appassionati perché ha la gradita dote di fiorire quando quasi tutti gli altri cespugli e alberelli l'hanno già fatto, vale a dire tra la metà di giugno e la fine di agosto, in bianco, rosa o azzurro indaco. Inoltre vive bene in tutta Italia, dall'arco alpino alle coste siciliane. Da ogni fiore nasce un frutto a capsula deiscente, che cioè si apre spontaneamente, liberando interi gruppi di semi, che germinano l'anno dopo là dove sono caduti, moltiplicando all'infinito la pianta madre. Anche queste piantine, nell'arco di 3-4 mesi, producono una radice robustamente insinuata in profondità: vanno quindi estirpate prontamente appena si notano, attraverso ripetuti controlli. L'alternativa consiste nel tagliare il picciolo di ogni singolo frutto prima che la capsula si apra: è ugualmente un lavoraccio, ma se viceversa si taglia in un sol colpo l'apice che ha prodotto fino a 6-7 frutti non si avrà fioritura l'anno successivo...
Con il ligustrino da siepe (Ligustrum ovalifolium) è più semplice, perché appunto basta tagliare alla base l'intera infiorescenza o, addirittura, procedere con la normale potatura di riforma della siepe, ripassandola poi con attenzione per eliminare le infruttescenze rimaste sugli arbusti. Se non si procede in questo modo, questo inossidabile cespuglio produrrà già dall'aprile successivo una miriade di piantine, proprio sotto la madre, anch'esse piuttosto resistenti all'estirpazione se non si effettua appena nascono. Inoltre i semi, leggeri e "volanti" possono sparpagliarsi in una vasta area circostante l'esemplare...
Per tutte e tre queste specie da seme, il sistema migliore per liberarsene consiste nel controllare, soprattutto intorno alle piante madri, la nascita delle piantine a partire dal mese di marzo e fino alla fine di agosto, in modo da estirparle manualmente appena spuntano: solo così si riesce a estrarre anche la radice eliminando definitivamente il nuovo esemplare.
Con la kerria (Kerria japonica) questo suggerimento non vale, perché le nuove piante nascono da stoloni radicali sotterranei e possono emergere anche a distanza di parecchi metri, perfino nel giardino del vicino se la pianta è utilizzata come siepe divisoria... I controlli frequenti durante tutta la buona stagione permettono di individuare tempestivamente le nuove nascite, che vanno estirpate scavando con la paletta alla base e poi tagliando il fusto più in profondità possibile, recidendo cioè anche il pezzetto di stolone ipogeo che l'ha generato.
Erbacee per un'aiuola esclusiva
Alcune piante erbacee perenni andrebbero piantate in esclusiva in una sola aiuola, meglio se delimitata da una piccola recinzione abbastanza larga e inospitale, come un baluardo di pietre larghe e incuneate nel terreno ad almeno 10 cm di profondità, nella speranza che i semi scivolino dentro l'aiuola e non fuori. Sono tutte specie, infatti, che perlomeno hanno il buongusto di produrre semi pesanti, che non volano via, e quindi le probabilità che ricadano a piombo sono maggiori. Oppure "camminano" sotto terra con i soliti stoloni sotterranei: quanto più la recinzione arriva in profondità, tanto più riesce a ostacolarne la passeggiata sotterranea.
Se posizionate in aiuole miste, invece, nell'arco di pochi anni soffocheranno le altre coinquiline meno vitali e prolifiche.
Tra le "seminatrici" ci sono la linaria, la licnis e la bella di notte, tra le "passeggiatrici" la saponaria. Sono tutte specie che ben si prestano a riempire, nell'arco di 3-4 anni al massimo, un'aiuola, a partire da 5-6 piantine per metro quadro. Sulle "seminatrici" raccogliere i semi è pressoché impossibile: tanto vale assecondarle... O non averle...
La linaria (Linaria vulgaris) è la parente povera della bocca di leone. Esiste solo nel colore giallo delle corolle, portate in cime apicali da esilissimi fusti coperti di foglie lineari. Ben si presta come bordura in piccoli spazi, dove forma densi tappeti alti 40-50 cm. Peccato che la fioritura si limiti a una fitta macchia color frittata solo fra giugno e luglio. Ma l'anno successivo i semi caduti infittiranno sempre di più il tappeto...
La licnis (Lychnis coronaria) è affascinante per i fusti e il fogliame grigio, che da soli decorano già l'aiuola. Alla sommità degli steli, fra giugno e agosto appaiono i singoli fiori, di colore rosa fucsia o bianchi (var. 'Alba'), in una quantità tale da creare una vasta chiazza per ogni singola pianta. Ciascuno produce poi una capsula ricca di semi fertilissimi che in poco tempo regalano una massa compatta grigio-fucsia o grigio-bianca. Per evitare la disseminazione si può sacrificare la seconda parte della fioritura, alla fine di luglio, rasando gli steli a 40 cm d'altezza, ma... ne vale la pena? E poi: nelle zone più fredde (arco alpino), la disseminazione garantisce le nuove nascite anche dopo un inverno ghiacciato che può uccidere le radici delle piante mature....
La bella di notte (Mirabilis jalapa) schiude i suoi fiori singoli dal profumo dolcissimo dalle 17 fino alle 10 del mattino successivo. Poi la corolla si chiude, si secca e cade. Rimane il frutto in formazione, una capsula indeiscente (che si apre solo dopo il contatto con la terra) simile a una minuscola, nera bomba a mano, contenente un solo grosso seme, facilissimo a germinare anche verso la fine della stessa stagione di produzione, a settembre-ottobre. Ne nasce una piantina che al termine del primo anno di vita ha sviluppato una radice a fittone carnoso pressoché inestirpabile... Si potrebbero raccogliere i frutticini man mano che si formano, o addirittura staccare subito dopo l'appassimento della corolla i calici che racchiudono le "bombette" in formazione, ma l'operazione richiede un controllo quotidiano! Anche in questo caso, però, nella zona alpina l'autorisemina garantisce la permanenza della specie, i cui tuberi sotterranei muoiono negli inverni più gelidi.
Cammina invece sotto terra la saponaria (Saponaria officinalis), che fa innamorare all'istante per la tonalità decisa ma al tempo stesso delicata dei suoi numerosissimi fiori rosa confetto, che per giunta sprigionano un dolcissimo profumo, avvertibile anche a metri di distanza se il gruppo di piante è consistente. E la fioritura, che inizia a fine luglio, continua fino a tutto settembre, se si ha l'accortezza di tagliare i grappoli apicali sfioriti: così nascono nuovi grappolini alle ascelle laterali sottostanti. Ottenere una pianta da chi già ce l'ha è facilissimo: basta prelevare un pollone, cioè uno stelo, munito di un pezzettino di radice (bastano 2 cm); poi lo si mette in terra e lo si dimentica. Puntuale, nell'aprile successivo nascerà il nuovo getto. Che però nell'arco di 3-4 anni avrà creato un vero e proprio cespuglio del diametro di oltre 1 m, fatto di steli disordinati, incapaci di sostenersi nel loro metro e venti d'altezza, e bisognosi di una piccola ma solida recinzione fatta di paletti e fili di tubetto forato. Trascorso un altro paio d'anni di crescita estiva (d'inverno la parte aerea spesso scompare) incontrollata, i polloni spunteranno anche a distanza di 2 m dal cespo iniziale. Se indesiderati, vanno eliminati in aprile-maggio, tagliando anche il solito pezzetto di radice.
Infestanti erbacee dai semi volanti
Infine ci sono due autentiche "sciagure", così definite perché dotate di semi che "volano" leggeri nell'aria: si tratta di Impatiens balfourii e dell'enagra comune (Oenothera biennis).
Impatiens balfourii, originario dell'Himalaya, vive bene – come il lampone – laddove le estati sono fresche, preferibilmente su terreno umido e a mezz'ombra. È una perenne che supera gli inverni eccezionalmente rigidi proprio grazie all'autorisemina. Se però il termometro non scende parecchio e a lungo sotto lo zero, le nuove piantine da seme si aggiungono a quelle dell'anno precedente, creando un vero e proprio bosco, alto fino a 80 cm, di steli ondeggianti al vento, oggettivamente graziosi quando agli apici si coprono di architettonici fiorellini bianchi e rosa, fra la fine di luglio e quella di settembre. Ne derivano piccoli frutti a forma di siluro, che sono vere e proprie "bombe a orologeria": quando la capsula è matura, al minimo sfioramento o refolo di vento si apre a scatto lanciando lontano, con un meccanismo a molla i semi, che possono atterrare anche a 6 m di distanza. Questo spiega perché da una singola pianta in 3-4 anni si possa ottenere una foresta... Il consiglio è di posizionare l'Impatiens balfourii, compatibilmente con la mezz'ombra e l'umidità, in un'aiuola di medie dimensioni circondata da pavimentazione per alcuni metri, in modo che i semi sparati non possano attecchire! Oppure in una zona "selvatica", boschiva del giardino, magari sotto alberi caducifogli (non sotto Conifere), dove possa moltiplicarsi a piacimento. O anche su una scarpata ombrosa e umida, dove funge da coprisuolo anti-erbacce senza bisogno di alcuna manutenzione. Non c'è altro modo per arginarlo... Oppure rassegnatevi a estirpare le piantine in sovrannumero (veri e propri “tappeti” di plantule) in primavera…
Infine c'è l'enotera spontanea (le varietà floricole hanno perso l'elevata produzione di semi altamente germinabili), consigliabile per creare un'alta (fino a 1,5 m) bordura ai lati del vialetto d'ingresso pavimentato, soprattutto se i bordi sono a loro volta delimitati dalla muratura degli edifici. In questo modo si gode della bellezza dei fiori color giallo limone che vira al frittata alla chiusura delle corolle, senza risultarne invasi. Oenothera biennis, come dice il nome, è una biennale: in marzo-aprile spuntano le nuove piantine da seme, costituite da una rosetta basale appiattita per terra, fatta di foglie lanceolate leggermente ruvide. In questo primo anno la piantina approfondisce nel suolo la radice a fittone di color barbabietola: già a settembre estirparla è impossibile senza spezzare il fittone, da cui l'anno dopo rispunta comunque la pianta. Nel secondo anno si erge lo stelo fiorale che culmina con la spiga di corolle, che si aprono dal basso verso l'alto in numero di 2-3 ogni sera prima del tramonto e appassiscono la mattina dopo entro le 10. La spiga cresce per tutta la stagione producendo sempre nuovi fiori apicali, mentre dalle ascelle si sviluppano spighette laterali. Nel frattempo i primi fiori appassiti si trasformano in frutti, capsule deiscenti che nell'arco di un mese liberano semi secchi leggerissimi, che volano "via col vento", pronti a germogliare la primavera successiva. Per scongiurare la massiccia occupazione di suolo, non resta che staccare a mano, ogni giorno, le minuscole capsule di due giorni prima, stando attenti a non spezzare lo stelo, particolarmente fragile all'apice.
Nell'orto: tre invasori da controllare
Duole ammettere che perfino nell'orto, cioè nello spazio dedicato alla produzione di ortaggi (che normalmente più sono e meglio è), ci possano essere piante orticole che si possono trasformare in invasori, in particolare quando rinascono in mezzo ad altre orticole o si estendono al di fuori degli spazi loro assegnati.
La "sconfinatrice" per eccellenza è la menta, a qualunque specie di Mentha appartenga. Il genere è infatti caratterizzato dalla produzione di stoloni, ossia di fusti allungati e radicanti ai nodi, oltre alla normale produzione di nuovi germogli dalle radici anche a un metro di distanza dal cespo. Ne consegue che, se si trova bene – cioè su un terreno sufficientemente umido e non troppo assolato – la menta entro un paio d'anni avrà colonizzato un paio di metri quadrati con una sola pianta...
I rimedi: coltivarla in vaso, oppure disporre lastre di plexiglass o di alluminio zincato in verticale nel terreno attorno alla pianta al momento dell'impianto, in maniera che le radici non possano sconfinare; e naturalmente eliminare tutti gli stoloni che strisciano sul terreno al di fuori dello spazio assegnato.
Quelli che rinascono ostinatamente, anno dopo anno per almeno 3-4 – ovviamente solo se per un anno le piante sono andate a seme – sono i ravanelli e gli spinaci della Nuova Zelanda. Lasciandoli produrre frutti senza estirpare le piante, i semi si riversano sul suolo e per alcuni anni successivi, nonostante le lavorazioni del terreno e la semina o il trapianto di altre piante da orto, nuove piantine di ravanello e di tetragonia appariranno in mezzo ai pomodori oppure alle insalate o alle carote.
I rimedi: a monte, non lasciare mai andare a seme le piante da orto. A valle, lasciar crescere anche questi ortaggi "indesiderati" accanto a quelli pianificati per godere comunque del loro raccolto. Se gli spinaci sono pochi, potrete sempre lessarli insieme alle bietole o alle coste, o improvvisare un gustoso misto di verdure lesse o per ripieni con le foglie dei ravanelli, delle rape e delle carote.
Nel frutteto: il lampone
I lamponi sono buonissimi e fanno benissimo. Se si acquistano al supermercato, si pagano carissimi, e spesso sono fin troppo avanti nella maturazione. Logico quindi che, se l'ambiente è adatto (con estati fresche e inverni rigidi), si possa desiderare di creare un lamponeto, ossia uno o più filari con parecchie piante, a frutto rosso o giallo, con produzione singola o doppia nell'arco della bella stagione.
La pianta produce frutti solo sui rami della stagione in corso, quindi quelli degli anni passati vanno eliminati ogni inverno: in primavera ogni lampone getterà quelli nuovi e produttivi.
Peccato che li getti dove vuole lui, e non dove volete voi. Oltre a quelli provenienti direttamente dal ceppo sul filare assegnato, ne nasceranno molti altri, soprattutto man mano che le piante maturano, nei punti dove sono arrivate le radici stolonifere. Il che si traduce a distanza di 2-4 m dal filare, cioè dal legittimo spazio dei lamponi...
Se questi polloni vengono lasciati fuori fila, non avranno il necessario supporto aereo e gli eventuali frutti saranno appoggiati per terra insieme al ramo, esposti a lumache e insetti vari. Da questi rami vaganti nasceranno a loro volta altri polloni ancora più in là, la primavera successiva...
È necessario rimuoverli, preferibilmente entro una lunghezza di 30-40 cm, scavando attorno alla base e tagliandoli con un pezzetto di radice: potrete ricollocarli per creare un nuovo filare, o regalarli a chi ha piacere di riceverli.
Sul balcone: tre aromatiche invadenti
Coltivare le aromatiche sul balcone è bellissimo perché dà l'idea di avere quasi un orto. Ma ce ne sono tre che si possono trasformare da piacere a calamità: la santoreggia, l'aneto e la perilla.
In tutti e tre i casi il presupposto fondamentale è che le piante vadano a seme: sono annuali, ed è tramite il seme che si perpetuano da un anno all'altro. E fin qui, la natura produce un sistema utilissimo per non dover ricomprare ogni anno la bustina di semente. Il problema nasce quando non siamo presenti nel momento in cui i semi, ormai maturi, cadono dai frutti sulla terra di altri vasi, per esempio durante le nostre vacanze lontano da casa.
Va detto che tutte le specie, finché non maturano il seme, rimangono commestibili: di aneto, santoreggia e perilla si continuano a raccogliere le foglie, quindi non conviene estirpare l'intera pianta prima della maturazione del seme...
Ambedue, inoltre, producono dal seme dell'anno una seconda generazione di piantine a partire da settembre dello stesso anno, che durano fino alla fine di novembre, regalandoci materiale gastronomico...
Non resta che imparare a conoscere le piantine appena nate (plantule), per estirparle prontamente se nascono laddove non devono...
Malvone, bello ma aggressivo
È fra le piante più scenografiche che esistano: come resistere alla bellezza svettante e altera del malvone (Althaea rosea o Alcea rosea)? Come non desiderarne un ciuffo ai due lati della porta d'ingresso? Come non sperare di creare una spettacolare bordura ai due lati del vialetto d'accesso a casa? Come rifiutare una macchia in vari colori agli angoli del giardino piuttosto che come siepe estiva di recinzione?
E infatti resistergli è impossibile: le sue spighe vistose, alte anche più di 2,5 m, si coprono di grosse campane spalancate, del diametro di 8-10 cm, in numero di 2-3 aperte ogni mattina e richiuse prima del tramonto. I colori coprono buona parte dell'arcobaleno: bianco, giallo, rosa, fucsia, albicocca, salmone, rosso, porpora e quasi marrone. I petali sono in genere semplici, ma esistono anche varietà a fiore semidoppio o doppio (per fortuna praticamente sterili!).
Appena la corolla si richiude, incomincia la formazione del frutto, una capsula a forma di bottone da montgomery, deiscente a maturazione. Ognuna contiene alcune decine di semi a forma di disco piatto, sottilissimo e leggerissimo: all'apertura della capsula, volano via al minimo alito di vento.
Comincia così la lotta all'invasore: i semi germinano nel marzo-aprile successivo, e solo nel primo mese è possibile estrarre le plantule complete di radice. Dal secondo mese quest'ultima rimane comunque nel suolo e ogni primavera butterà per sempre nuove foglie... Se invece la pianta viene lasciata crescere indisturbata, dal secondo anno di vita emetterà l'alta spiga fiorale.
Oltre che esuberante, il malvone è ingombrante: in agosto tra foglie e ramificazioni misura più di 1 m di diametro. Inoltre gli steli vanno legati ad alti tutori, per evitare che un vento impetuoso li pieghi o li spezzi. È quindi vitale che questa pianta non cresca laddove può creare problemi di passaggio.
Il controllo bisettimanale permette di eliminare, staccandole con l'unghia, tutte le capsule in formazione, ma solo fino a una certa altezza...