Prato: le cure di settembre-ottobre

Dal Nord al Sud, tutto quello che bisogna fare sul prato nei mesi di settembre, ottobre e novembre per affrontare al meglio l'inverno

Il mese di settembre è sempre un’incognita dal punto di vista meteorologico perché, a differenza dei colleghi che lo hanno preceduto, generalmente mesi caldi e secchi, esso può prolungare nel tempo l’estate o portarci bruscamente nel cuore dell’autunno. Ciò significa che, in base all’andamento stagionale, variano le cure da apportare al nostro tappeto erboso, provato dalla calura e dall’intenso uso che ne abbiamo fatto.

Ma oltre a settembre, anche ottobre e novembre saranno mesi cruciali per la buona salute del prato, che deve essere posto in condizione di affrontare al meglio l’inverno, stagione di riposo per le piantine ma anche di grande stress determinato dalle condizioni avverse. Dunque, se vogliamo avere un manto subito rinverdito in primavera, cominciamo a dedicargli le necessarie attenzioni già durante l’autunno, diversificate a seconda della zona d’Italia in cui ci troviamo.

L’irrigazione del prato in settembre-ottobre

Allora in settembre, se la stagione volge a favore di Giove Pluvio, dovremo incominciare a diminuire la quantità d'acqua da somministrare al tappeto erboso. Se viceversa il tempo si mantiene al secco, bisognerà continuare ad adacquare con frequenza, per mantenere l'erba verde e fresca: la considerazione vale senz’altro per i prati del Meridione, dove l’autunno e le sue piogge sono ancora di là da venire, ma in certi casi può riguardare anche il Centro, soprattutto lungo le coste, e perfino il Nord Italia (generalmente la Pianura Padana).

Non dovrebbe più essere necessaria la pratica del syringing, cioè la breve rinfrescata da apportare al manto erboso accendendo per un corto periodo (di due-tre minuti) l’impianto d’irrigazione appena prima delle ore più calde. Nel caso in cui, durante l’estate, avessimo programmato la centralina d’irrigazione con questo tipo di ciclo, ricordiamoci di eliminarlo, perché potremmo favorire, in compartecipazione con la maggiore umidità dell’aria, l’insorgenza di malattie fungine che preluderebbero a un ben triste inverno per la nostra erba, e a un’ancora più difficile primavera.

Lo sfalcio

Se in luglio e agosto ci eravamo quasi dimenticati dello sfalcio, complice il caldo, ora è tempo di riprendere a svolgere l’operazione di taglio. La rugiada notturna, le piogge e l’aria più fresca incentivano infatti la vigorosa crescita degli steli, che andranno tagliati con maggiore frequenza (7-12 giorni) e più bassi rispetto all’estate. Man mano che la stagione avanza però, la tendenza si inverte nuovamente: nelle zone più fredde, l’ultimo taglio daterà a metà ottobre, con un’altezza di almeno 4-5 cm, mentre nel Meridione bisognerà aspettare la metà di novembre per concedere una tregua al tosaerba.

In questi mesi è importantissimo ricordarsi di raccogliere sempre lo sfalcio, indipendentemente dalla specie di graminacea che compone l’erba e dalla quantità del residuo. Perfino il mulching (cioè la triturazione dello sfalcio mediante il tosaerba appositamente predisposto) è tollerabile, solo se il tempo è asciutto, fino alla prima metà di settembre (in Pianura Padana), dopodiché è consigliabile eliminare la funzione e raccogliere i residui nel cestello.

Allo stesso modo, man mano che le foglie degli alberi decidui incominciano a cadere, vanno accuratamente rastrellate. Lo scopo è nuovamente quello di evitare i ristagni di umidità, provocati dallo sfalcio e dalle foglie, che creano un ambiente ottimale per lo sviluppo di funghi patogeni.

Dare aria al prato in settembre-ottobre

Ma non solo: se durante l’estate l’attività degli organismi decompositori è al massimo, cosicché il residuo di taglio può essere rapidamente trasformato in sostanze nutritive, ora rischia di rimanere indecomposto e quasi intatto a formare una fitta rete di resti vegetali, altrimenti detta “feltro”. E il feltro, com’è noto, supporta le malattie fungine e soffoca gli steli d’erba, impedendo la penetrazione dell’ossigeno e delle sostanze nutritive nel terreno.

Ecco allora che, oltre a evitare che se ne formi del nuovo, bisognerà procedere con l’asportazione di quello ormai compattatosi durante la stagione appena trascorsa. Dunque, già in settembre nel Nord Italia e fino a novembre nel Sud, si compiono le operazioni di sfeltratura, arieggiatura e verticuttatura. Le prime due sono indispensabili su qualunque prato (dai due-tre anni in poi) almeno una volta all’anno, preferibilmente in autunno, mentre la terza, più invasiva, è necessaria solo su tappeti erbosi particolarmente sfruttati, che appaiono stentati.

Salute e alimentazione del prato

Settembre è il mese adatto per riprendere la concimazione, anche nel caso in cui avessimo somministrato in estate concimi a lenta cessione per ragioni di praticità. In vista dell’autunno e dell’inverno, anche ora è preferibile fornire un fertilizzante a lenta cessione, che rimanga disponibile nel terreno per tutto l’inverno e sino alla ripresa primaverile, aiutando le piantine a riprendersi al momento giusto, e ad alto tenore fosforico e potassico (che rinforza la pianta in vista dell'inverno). Nel Meridione invece è meglio un apporto settembrino di concime a base fosfo-potassica, seguito poi da una concimazione a lenta cessione in ottobre avanzato.

Se risultasse necessario, nella prima metà di questo mese va effettuato l'ultimo intervento diserbante per eliminare le malerbe. A scopo preventivo, si può applicare anche un trattamento antifungino per scongiurare attacchi da patogeni, soprattutto se abbiamo riscontrato problemi durante la primavera precedente o se la stagione si sta presentando particolarmente tiepida e umida. Teniamo presente che, a differenza di quanto vale per il Nord Italia, nel Sud la guardia contro le malattie fungine si può abbassare solo alla metà di novembre.

Va ricordato che, già dalla fine di settembre, in Pianura Padana si potrà operare sul tappeto erboso solo in giornate asciutte e soleggiate. Man mano che la temperatura si farà sempre più rigida sino a sfiorare lo zero o a scendere al di sotto, gli steli d'erba si geleranno. Camminare sul prato in queste condizioni (segno inequivocabile: le brinate mattutine) vuol dire rovinare completamente i culmi, rallentando di molto la ripresa primaverile. Perciò, se con le prime piogge notiamo avvallamenti del terreno, è meglio colmarli già in questo mese, prima che si trasformino in pozzanghere durante l'inverno.

I nuovi impianti

Settembre rappresenta infine il periodo ideale per creare un nuovo impianto di tappeto erboso, dilazionando l’operazione fino a novembre solo nel Meridione. E’ vero, potremmo compiere l’operazione anche in marzo-aprile, ma così facendo ritarderemmo la gioia di godere del manto verde, che ci terrà compagnia già da Natale. Ora poi la temperatura ancora mite, unitamente a un certo grado di umidità, può aiutare di molto la germinazione dei semi.

Certo, occorre anche un po’ di fortuna, che consenta un andamento climatico favorevole, perché tra la semina e i primi geli devono passare quattro-sei settimane di temperature “tranquille”, pena il danneggiamento delle plantule. Preferenzialmente, in autunno si seminano specie adatte a climi freschi e piovosi, riservando alla primavera quelle resistenti a temperature elevate ed eventuali siccità.

La medesima considerazione si applica anche alla pratica della trasemina, utile per rinvigorire un prato un po’ spelacchiato (magari a seguito di diserbi tardo-primaverili che hanno lasciato qua e là spazi vuoti) o per riempire zone precise e circoscritte.

Prato: le cure di settembre-ottobre - Ultima modifica: 2020-09-29T07:51:43+02:00 da Elena Tibiletti