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Glossinia, esempio di piante usa e getta.
Esistono piante usa e getta? Purtroppo sì, o a causa di una coltivazione sbagliata da parte degli appassionati o per colpa dei vivaisti che le producono

Esistono piante “usa e getta”, a obsolescenza programmata, create specificamente per morire in un tempo più o meno breve? Purtroppo sì, anche se eticamente chi ama le piante rifiuta questa idea: ci sono determinate piante che vengono immesse sul mercato ben sapendo che dureranno quanto un mazzo di fiori recisi o poco di più. È anche colpa nostra che, più o meno consci della data di scadenza, le chiediamo a gran voce e le acquistiamo volentieri, magari ancora con l’illusione di poterle tenere a lungo. Se la conoscenza floricola in Italia fosse un po’ più elevata, forse gli Italiani non avanzerebbero queste richieste, e aborrirebbero certe piante nate proprio come “usa e getta”, cosicché i produttori floricoli non le metterebbero più in allevamento… Qui vi raccontiamo quali sono le più comuni e perché.

Ovviamente non stiamo parlando di piante annuali, programmate dalla Natura stessa per vivere una sola stagione: basilico, zinnia, gonfrena, cosmea, salvia splendens, tagete, celosia, coleus, cavolo ornamentale ecc.

Piante usa e getta in inverno-inizio primavera

Partiamo dall’inizio dell’anno: quanti di voi, acquistando primule, viole ed ellebori da tenere tutti in vaso sul balcone, si aspettano che queste piante arrivino al gennaio successivo, magari rifiorendo? Le chance sono migliori se, entro fine marzo, le piantate tutte in giardino, ma in vaso il loro destino è quasi sempre segnato. Troppo caldo, spesso troppo poca acqua e ombra, a volte anche poca terra fanno sì che primule, viole ed ellebori si dissecchino già a metà giugno. La colpa, in questo caso, è dell’acquirente: il vivaista ha venduto piante in salute, ma la vita in vaso con l’arrivo del caldo non si addice a queste specie.

Per gli interni, sempre da gennaio, ci sono le Saintpaulia o violette africane, dalla foglia cuoriforme e vellutata, deliziosa, e ricca di fiorellini viola, rosa o bianchi. Un tempo vivevano per una decina d’anni, ora non più. Per tre ragioni. La prima: non siamo più abituati ad aspettare, e dunque attendere che rifioriscano nella primavera successiva richiede una pazienza che non tutti hanno. La seconda: i terricci sono sempre più leggeri, per facilitare la movimentazione e diminuire i pesi, così le saintpaulie si asciugano alla velocità della luce e, non sapendo di dover dare acqua decalcificata nel sottovaso, l’acquirente le asseta o le annega. La terza: il calore estivo nuoce gravemente loro, provocando una lessatura delle foglie (che diventano traslucide, giallognole e molli) preludio della morte.

Un’altra piantina molto gettonata nel mese di marzo è l’Iberis, graziosissimo cespuglietto dalle foglie verde scuro, piccole e allungate e mascherate da una profusione di infiorescenze bianche che portano la primavera sul balcone. Bene, terminata la fioritura, a inizio aprile, oltre a tagliare tutti i rametti sfioriti, bisognerebbe piantare l’iberis in piena terra, perché sul balcone si riempirà in breve di ragnetto rosso: tollera ogni grado di caldo in giardino, anche alla sommità di un muretto, ma non sopporta il calore che si crea sul balcone in estate, perché l’ambiente del vaso è insufficiente da garantire benessere alle radici.

Sempre fra febbraio e aprile conquista l’Ornithogalum dubium, bulbo dalle foglie nastriformi e dalle infiorescenze vistosissime color arancione squillante. La fioritura termina al massimo a metà maggio, dopodiché in breve scompaiono anche le foglie, da buona bulbosa. Bisognerebbe trasferire il bulbo in giardino, ma l’operazione è possibile solo in zone miti, perché la specie teme temperature inferiori a 5 °C. In vaso difficilmente ripartirà la primavera successiva, e ancora più difficilmente rifiorirà…

A marzo c’è chi acquista l’ortensia e l’azalea già fiorite. Sono piante forzate, quindi molto più deboli delle sorelle lasciate libere di riempirsi di boccioli rispettivamente in giugno e in aprile. Per farle vivere, bisogna sapere esattamente come trattarle (vedi i link più sopra) perché qualsiasi errore, a partire dal rinvaso subito dopo l’acquisto, può essere fatale. I produttori lo sanno, ma sanno anche che, forzandole e proponendole in vendita, nessuno resiste e se la porta a casa, spesso condannandole a vivere un mese o anche meno.

Piante usa e getta in primavera

Fra marzo e giugno è affascinante la glossinia (Sinningia speciosa): dimensioni contenute, grandi foglie ovali vellutate e grandi campanelle fiorali viola, rosa, bianche o rosse. Ma praticamente nessuno sa come tenere questa pianta: è da esterni ma teme il freddo sotto 12 °C, vuole umidità ma non troppa acqua, niente sole ma tanta luce. Il risultato? Dopo una settimana i numerosi boccioli diventano marroni e si seccano o marciscono attaccati dalla botrite. Se è muffa grigia, in poco tempo marciscono anche le foglie e poi il tubero sotterraneo. Tempo massimo: 2 mesi.

Capitolo bulbi primaverili: giacinti, narcisi e tulipani si coltivano benissimo in vaso e, nella prima primavera, esplodono in scintillanti fioriture. Poi però, se si ha la pretesa di lasciarli nello stesso vaso, non fioriranno quasi più. Per due motivi: l’ovvio esaurimento delle risorse in un misero vaso, e la produzione di bulbilli, ossia nuovi futuri bulbi. C’è una tecnica ben precisa per trattare i bulbi da vaso dopo il primo anno di fioritura, ma pochi la conoscono. E quindi, tengono i bulbi, che non rifioriscono, e poi li buttano. Vale anche per i giacinti, narcisi e tulipani forzati per Natale, e per quelli che si acquistano in fiore in primavera: sappiate che, se non li trattate correttamente, non rifioriranno mai più.

Tutto l’anno, ma soprattutto a inizio primavera, si trovano in vendita le mini-calanchoe, anche loro in vasetto da 3 cm, piccole bomboniere fiorite. Ma il terriccio è troppo poco e le piantine troppo “pompate” cosicché, anche rinvasandole e tenendole con tutti i crismi da Kalanchoe, difficilmente sopravvivono e men che meno rifioriscono.

Piante usa e getta a fine estate-inizio autunno

Discorso un po’ diverso per i ciclamini. Una parte degli acquirenti è in grado di tenerli da un anno all’altro, con prospettive più o meno buone di rifioritura (ricordo che difficilmente la rifioritura l’anno successivo è lontanamente paragonabile a quella della pianta appena uscita dalla serra di coltivazione, e che spesso avviene a marzo-aprile, anziché da ottobre in poi). Ma la maggioranza di chi compra ciclamini è più o meno costretta a buttarli ad aprile-maggio, anche perché se durante l’estate non vengono tenuti nel modo giusto, il tubero marcisce per troppa acqua o si secca per siccità.

Deciso usa e getta sono le eriche, abbondantemente in vendita da settembre a novembre. Pianta “difficile” se non si sa come tenerla: odia il sole e il caldo, chiede acqua e umidità ma mai il terriccio fradicio, in giardino sta male se la terra non è acida. Capita che duri anche solo 2 settimane, per poi essiccarsi completamente.

Piante usa e getta per le feste natalizie

In novembre-dicembre ci sono i mini-agrifogli, graziosi nei vasi da 2-3 cm. I produttori li ottengono così: circa un mese prima dell’inizio vendita, tagliano una serie di rami di agrifoglio e infilano le talee nei mini-vasetti, vi legano tre bacche di plastica rossa e li mettono in vendita. L’acquirente in genere li usa come segnaposti sulle tavole natalizie, che porta le foglie a seccarsi e cadere e poi anche il rametto ad appassire. Bisognerebbe trapiantarle subito in un vasetto da 8 cm pieno di terra e sabbia, da tenere all’esterno leggermente umido. Non lo fa nessuno. Ma in compenso i vivaisti registrano un gran bell’incasso con “piantine” non radicate destinate ad andarsene in circa 3 settimane.

In particolare sotto le feste di fine anno, ma anche spalmata durante tutto l’arco dell’anno, c’è la Phalaenopsis, orchidea farfalla, che ora si trova in vendita anche a meno di 10 euro, grazie alle tecniche di micropropagazione che hanno abbattuto i costi. Se l’acquirente non sa come coltivarla, i boccioli possono seccarsi e cadere anche entro un paio di settimane. Dopodiché può rimanere la base di foglie che, se non coltivata in maniera idonea, non rifiorirà mai più; oppure può ingiallire e seccarsi anche il fogliame. Tempo di dipartita: fra 1 e 4 mesi.

A dicembre è tempo di alberi di Natale: accanto a quelli in zolla, che – volendo, ma ve lo sconsigliamo se non sapete esattamente dove e come farlo – si possono ripiantare in giardino, ci sono i “puntali”, ossia abeti senza radici, tagliati alla base, che ovviamente non potranno avere una seconda vita: finiranno nel compost a fine festività, se va bene, altrimenti abbandonati accanto a un cassonetto e bruciati nell’inceneritore locale, con enorme dispendio di sostanze utili.

Usa e getta per eccellenza a Natale può essere la poinsettia: c’è chi la perde già dopo 2-3 settimane dall’acquisto (perché la tiene nel modo sbagliato) e chi riesce a scavallare le feste, potandola a fine fioritura e ottenendo una graziosa pianta d’appartamento a foglia verde. Attenzione: in agguato c’è la calura estiva che, al pari delle Saintpaulia, provoca un collasso istantaneo della stella di Natale già florida e vitale. In pratica, con il grande caldo fino al giorno prima la pianta sta benissimo, e il giorno dopo la vedete con le foglie traslucide, giallognole e pendenti come stracci. Non c’è nulla da fare.

Anche loro tutto l’anno, ma soprattutto in dicembre, San Valentino e Festa della Mamma abbondano le mini-rose, roselline fiorite alte 20 cm, apparentemente il modo migliore per regalare rose che durino nel tempo rispetto al banale mazzo reciso. Ma non è così. In questo caso si tratta di 3 talee (vedi in fondo) troppo velocemente simil-radicate e forzate a fiorire fuori stagione e fuori (loro) tempo, pronte per la vendita (e il ricavo di parecchi soldi). Sono piante da esterni, quindi non sopportano il caldo e la poca luce dell’appartamento, ma non sono piante da esterni perché hanno vissuto la loro breve vita in una serra a 15 °C costanti, dunque non possono essere messe sul davanzale in pieno inverno. Il risultato? In casa appassiscono, si piegano e si riempiono di ragnetto rosso in meno di due settimane; in esterni anneriscono il fogliame e mummificano i boccioli. In tutti i casi, ammesso che sopravvivano, entro 2-3 mesi si seccano e muoiono. In stagione più favorevole (da aprile in poi) si può tentare il rinvaso, separando le talee, ma il caldo estivo potrebbe minare definitivamente uno stato di salute già non florido.

Piante dai colori innaturali

Poi ci sono le piante colorate artificialmente: Phalaenopsis blu, stelle di natale glitterate oppure viola o blu, echeverie rosse, gialle, arancioni, agrifogli dorati o argentati, e le terribili Sansevieria cylindrica le cui punte vengono intinte nell’arcobaleno per poterle poi vendere come “pianta matita”. Seriamente credete che dopo questi trattamenti tossici per la pianta e per l’ambiente i vegetali così colorati possano sopravvivere a lungo? Vi moriranno in un tempo più o meno lungo, perché sono stati intossicati dai coloranti endogeni (assorbiti attraverso le radici), dalle vernici e dai glitter che compromettono la normale traspirazione che hanno tutte le piante. Sono soggetti da lasciare sui bancali del garden center, nella speranza che i produttori capiscano che non devono giocare con gli esseri viventi…

3 talee al prezzo di 1, ma…

Un’annotazione finale: anche in stagione – quindi non sto parlando di piante forzate – capita spesso che, per fare massa rapida, i vivaisti invasèttino 3 talee tutte insieme. È il caso di azalee, fucsie, camelie, gardenie, e di uno stuolo di piante erbacee a partire dai Delosperma e altre Aizoacee. È questione di buonsenso immaginare che 3 piante in un vasetto da 14-20 cm non possano sopravvivere: la più forte avrà il sopravvento sulle altre. Quindi, quando acquistate qualsiasi pianta, sinceratevi che sia una sola nel vasetto e, se non lo fosse, al momento del rinvaso, dividete con le mani i pani di terra in modo da dare a ciascuna talea/piantina un proprio vaso. Se non lo fate, sappiate che le altre 2 sono inevitabilmente condannate a morte.

Piante “usa e getta” - Ultima modifica: 2024-05-10T06:53:57+02:00 da Elena Tibiletti