Sono numerose le piante pericolose che si possono incontrare passeggiando per campagne, boschi e rive dell’Emilia-Romagna, un tema che non riguarda solo i cani, ma anche noi umani, a partire dai nostri bambini piccoli, fino ai 10 anni d’età circa. Piante pericolose perché molti sono i pericoli che possono causare e in vario modo. Sostanzialmente la divisione fondamentale è fra pericoli di tipo meccanico e di tipo chimico.
Piante pericolose meccanicamente: perforazioni localizzate (spine)
I pericoli di tipo meccanico consistono in perforazioni della cute del cane. Le perforazioni a loro volta possono essere di due tipi: localizzate oppure interne.
Le perforazioni localizzate vengono causate dalle piante spinose, per es.:
- Agrifoglio (Ilex)
- Asparago selvatico (Asparagus acutifolius)
- Berberis (Berberis)
- Biancospino (Crataegus)
- Cardi (Carduus, Picnis, Cynara, Silybum ecc.)
- Cardo delle spiagge (Eryngium maritimum)
- Carlina (Carlina acaulis)
- Ginepro (Juniperus)
- Olivello spinoso (Hippophae rhamnoides)
- Prugnolo (Prunus spinosa)
- Pungitopo (Ruscus aculeatus)
- Rosa canina (Rosa canina)
- Salsapariglia (Smilax aspera).
Si tratta di ferite, anche profonde ma senza movimento della spina all’interno del derma, che possono causare danni, ovviamente alla pelle umana, ma anche alla cute sotto il pelo soprattutto nelle razze a pelo raso, e soprattutto al tartufo e agli occhi, ed eventualmente anche ai polpastrelli se in passeggiata il cane entra in una boscaglia di rovi.
Per questo è bene avere sempre a portata di mano una cassettina di primo soccorso, con acqua ossigenata, garze e cerotti, per disinfettare e medicare le ferite. Nel caso degli occhi, invece, è d’obbligo andare subito al pronto soccorso veterinario o umano. Giunti a casa, è d’obbligo un controllo generale delle superfici di cute nuda per un’eventuale rimozione di spine di medie o grandi dimensioni mediante le pinzette.
Non trascurate minori rischi nelle razze a pelo lungo o riccio: in questo caso è più difficile che le spine causino perforazioni cutanee, ma è molto facile che, staccandosi dalla pianta che le ha prodotte, rimangano impigliate nel pelo. È dunque necessario spazzolare il cane al ritorno a casa, sia per riordinare il manto, sia per evitare che, leccandosi, possa ferirsi la lingua e magari ingerire una spina che irrita il tubo digerente.
Piante pericolose meccanicamente: perforazioni interne (forasacchi)
Le perforazioni interne sono quelle che non si limitano all’epidermide e al derma, ma penetrano all’interno dei tessuti e degli organi interni. Sono causate dai cosiddetti “forasacchi”, ossia spighe di Graminacee che, se si ancorano all’epidermide, con la loro conformazione si aprono un pertugio attraverso i vari strati di pelle entrando nell’organismo fino a causare problemi anche gravissimi.
“Forasacco” è il nome comune delle Graminacee (Poacee) del genere Bromus, che comprende 12 specie italiane. Tuttavia, anche altri generi (Gaudinia, Bromopsis, Anisantha, Brachypodium, Trachynia, Hordeum ecc.) sono pericolosi, per l’anatomia delle spighe che si disarticolano a maturità (quando sono secche, cioè gialle) e che portano glume e lemmi (involucri del fiore) acuminati e spesso aristati (con un prolungamento più o meno rigido) rivolti all’indietro: queste sono le parti responsabili dell’aggancio ai tessuti del nostro cane e della penetrazione attraverso la pelle. Essendo le spinule rivolte all’indietro, entrano facilmente, ma non escono più. Le spighe secche, infatti, hanno una conformazione tale da far sì che “camminino” in avanti, senza possibilità di uscire a ritroso per via delle punte laterali. Dal punto di vista botanico, è il sistema elaborato dalla Natura per diffondere i semi delle specie.
Tutte queste Graminacee sono comunemente presenti in tutti i prati incolti, nonché a bordo strada e nelle radure, meno frequenti invece all’interno dei boschi. È consigliabile tenere il cane al guinzaglio corto soprattutto in presenza di Graminacee già “bionde” (secche), in dense macchie, per evitare che vi passi in mezzo. Le spighette infatti si distaccano solo a maturazione: da verdi non costituiscono pericolo.
Il pericolo è rappresentato dal fatto che si comportano come veri e propri corpi estranei, capaci di introdursi in qualunque orifizio naturale, senza tuttavia lasciare necessariamente tracce apparenti esterne del loro passaggio: narici, bocca, orecchie, occhi e organi genitali esterni sono le porte d’ingresso principali attraverso cui le spighette entrano nell’organismo animale. Non solo, però: la loro penetrazione attraverso la cute degli spazi interdigitali o di altri punti del corpo è tutt’altro che rara.
Una volta entrate, le spighette possono anche compiere tragitti particolarmente lunghi seguendo percorsi casuali e spostarsi nel giro di settimane o mesi in aree organiche impensabili, causando danni ingenti a carico delle strutture incontrate lungo il loro cammino.
Forasacchi nelle orecchie
Uno dei casi più emblematici è quello dell’introduzione della spiga nel canale auricolare. Ne sono più soggetti i cani con orecchie cadenti, per esempio segugi e bracchi, i Setter, il Pointer, l’Epagneul Breton e simili. All'inizio il cane avverte un fastidio notevole e inizia a scuotere la testa con frequenza, piegandola di lato e spesso mantenendola più o meno costantemente in questa posizione. Spesso tenta anche di grattarsi la base dell’orecchio con una delle zampe posteriori, ma prova dolore e lo stesso avviene quando andiamo a ispezionare l'area. Per individuare il corpo estraneo occorre utilizzare un otoscopio, uno strumento grazie al quale il veterinario è in grado di esplorare il dotto uditivo esterno, con l’aiuto di una lente e di una fonte di luce. Nella maggior parte dei casi l’estrazione non richiede manovre particolari, ma in alcuni frangenti è necessario sedare il cane per operare in tranquillità. Dunque, controllate sempre le orecchie dei vostri cani a ogni rientro dalla passeggiata, perché spesso la spiga è appena entrata e potete scovarla subito, prima che si addentri nell'orecchio.
Forasacchi nelle zampe
L’ingresso della spighetta forasacco nelle zampe, in genere negli spazi tra un dito e l’altro o lungo la gamba, è estremamente subdolo perché inizialmente né il cane né voi ve ne accorgete. La penetrazione, infatti, è indolore e i sintomi compaiono spesso a distanza di parecchio tempo, nel caso in cui si formino granulomi, ascessi, fistole o lesioni necrotizzanti. Il cane può leccare insistentemente la parte colpita, zoppicare in maniera più o meno evidente e manifestare disagio nel momento in cui si tocca la zona. Il corpo estraneo può muoversi a lungo all’interno dell’organismo canino, talvolta raggiungendo regioni anatomiche molto lontane dal punto d’ingresso, fino ad arrivare nel torace, nell’addome o vicino alla colonna vertebrale! Il più delle volte, per fortuna, si verifica un’infezione localizzata che si fa notare: in questi casi, è sufficiente che il veterinario, dopo un'anestesia locale, inserisca una pinzetta attraverso il foro che si forma nella cute per cercare il forasacco ed estrarlo. Nei casi più complessi, invece, il problema sarà risolto con un vero e proprio intervento chirurgico.
Forasacchi in orecchie e occhi
Un altro esempio caratteristico e particolarmente fastidioso è quando il forasacco si infila in una narice. Il cane starnutisce a raffica, sfrega il muso contro il terreno e si tocca ripetutamente la canna nasale con le zampe anteriori. A volte gli esce anche del sangue dal naso. Bisogna andare di corsa dal veterinario, che potrà controllare la presenza della spiga servendosi di uno strumento luminoso che si introduce attraverso la narice per farlo risalire lungo il naso. Il corpo estraneo, una volta individuato, va afferrato con una speciale pinza e infine estratto. Tutto questo, ovviamente, con il cane addormentato mediante anestesia generale. La prevenzione più efficace consiste nella cuffia per
Se la spighetta si infila nell’occhio, invece, il più delle volte va a posizionarsi dietro la terza palpebra e risulta così non visibile. Potete accorgervi della presenza perché il cane strofina la parte con gli arti anteriori, socchiude le palpebre e produce localmente materiale mucoso o muco-purulento. Il veterinario provvederà ad applicare qualche goccia di anestetico locale per uso oftalmico: questo consente di afferrare la terza palpebra e rovesciarla verso l’esterno per controllare che cosa si nasconda e prelevarlo prontamente.
Piante pericolose chimicamente
L’altro grande gruppo di piante pericolose comprende le specie tossiche, ossia contenenti sostanze che causano danni ai mammiferi.
La tossicità vegetale può esplicarsi per contatto o per ingestione.
Piante pericolose: tossicità per contatto
Le piante tossiche per contatto possono appartenere a tre grandi categorie: le bulbose (categoria botanica: famiglia Liliacee o Amarillidacee), le piante dotate di peli urticanti, le piante contenenti lattice (queste ultime due non sono categorie botaniche, perché possono appartenere a famiglie botaniche diversissime).
Il contatto con una pianta tossica – bulbosa, urticante o laticifera – può dare luogo a irritazione cutanea nell’essere umano, mentre nei mammiferi protetti dal pelo è un’eventualità praticamente inesistente. Con alcune precisazioni, però.
Bulbi tossici per contatto
Innanzitutto, tutti i mammiferi, cani inclusi, sono lo stesso esposti a irritazione da contatto nel caso del naso (tartufo negli animali) e delle mucose della bocca, per es. quando prendono in bocca i bulbi, molti dei quali causano proprio una dermatite allergica, anche se di solito le conseguenze rimangono localizzate (a meno che non mastichino i bulbi, nel qual caso le sostanze tossiche entrano anche in circolo perché avviene l’ingestione). L’elenco delle bulbose tossiche (per contatto e per ingestione) reperibili in Emilia-Romagna comprende:
- Ciclamino (Cyclamen)
- Colchico (Colchicum autumnalis)
- Croco (Crocus)
- Dente di cane (Erythronium dens-canis)
- Giglio (Lilium)
- Tulipano (Tulipa).
Piante urticanti
Passando alle piante urticanti, non costituisce assolutamente un pericolo l’ortica, che causa problemi solo agli umani: i polpastrelli canini sono cheratinizzati e quindi protetti dall’effetto urticante; un po’ meno il tartufo, ma comunque in genere non si irrita, a differenza della nostra pelle.
Molto più pericolosa è la panace di Mantegazza (Heracleum mantegazzianum), un’Apiacea o Ombrellifera per ora segnalata in Emilia-Romagna nel Piacentino verso la Val Tidone e sul crinale Tosco-Romagnolo fra Valbonella e Marradi. Può raggiungere i 5 m d’altezza e ogni foglia i 3 m di lunghezza per un diametro di 70 cm, attirando così l’attenzione degli umani soprattutto in fioritura, rappresentata da ombrelle bianche di 50 cm di diametro. Tutta la pianta è cosparsa di setole bianche che contengono furanocumarine fototossiche: a contatto con la pelle e in esposizione ai raggi solari, provocano forti infiammazioni della pelle o estese formazioni di bolle che oltre ad essere estremamente dolorose, possono lasciare cicatrici permanenti. Per il cane il pericolo riguarda il tartufo e i polpastrelli, più raramente l’interno dei padiglioni auricolari o la bocca; nei cani a pelo raso non è tuttavia da escludersi una reazione bollosa che richiede una posizione ombrosa e l’immediato intervento del veterinario.
Un consiglio aggiuntivo: se incontraste la panace di Mantegazza, fotografatela, poi prendete la posizione sul cellulare e inviate foto e posizione ai Carabinieri Forestali affinché possano rapidamente estirparla, prima che salga a seme diffondendo la pericolosissima infestazione.
Piante laticifere
Ci sono infine, tra i vegetali tossici per contatto, le piante che contengono lattice, bianco o trasparente: può essere (ma non sempre, es. Chenopodium album) anch’esso irritante, inoltre può trasmettere sostanze tossiche per assorbimento cutaneo. Per esempio tutte le euforbie (Euphorbia), piantine comunissima a bordo strada, nelle campagne e nei boschi. Anche in questo caso il cane è ben protetto dal pelo, ma occhi, tartufo, interno delle orecchie e della bocca sono i punti deboli. Il contatto si può verificare se accidentalmente spezzate un rametto e subito dopo il cane lo sfiora. Particolarmente pericoloso il caso del lattice che schizza in un occhio: può avere un’azione caustica, cioè bruciante, quindi bisogna immediatamente lavare l’occhio ben aperto con acqua e poi correre al pronto soccorso umano o veterinario. Fra gli esempi in Emilia-Romagna, anche Chelidonium majus e Papaver rhoeas.
Piante pericolose: tossicità per ingestione
Poi c’è la tossicità per ingestione, che si manifesta solo se il vegetale viene ingerito, il che può avvenire in genere solo da parte di cuccioli umani o animali. Le parti che attirano di più sono in genere i frutti, perché sono colorati (rosso, nero, viola, giallo, arancione) e attirano l’attenzione, e per associazione con altri frutti commestibili i cuccioli possono pensare che siano tutti da mangiare.
E qui serve un distinguo: i frutti tossici per il cane (e anche per gli umani bambini e adulti), quasi sempre non sono tossici per gli uccelli che, non essendo mammiferi, hanno una fisiologia differente che permette loro di tollerare sostanze altrimenti tossiche per i mammiferi.
Tuttavia, alcuni vegetali contengono sostanze tossiche anche nelle foglie e/o nei fiori e/o in tutta la pianta, che però più facilmente passano inosservati, e quindi non vengono ingeriti.
E c’è un altro distinguo: il sapore di tutte le piante tossiche dovrebbe essere decisamente amaro. Quindi umani adulti e bambini dovrebbero sputare immediatamente la porzione di vegetale senza ingerirla. Non altrettanto vale per i cani che hanno molte meno papille gustative di noi umani, e soprattutto ne hanno pochissime per percepire il sapore amaro e quindi per difendersi sputando il boccone.
Tossicità acuta o cronica
La tossicità per ingestione può essere acuta o cronica.
La tossicità cronica non si manifesta per lungo tempo, perché non provoca un avvelenamento immediato, bensì un danno lento che procede solo se l’ingestione è ripetuta e frequente. Per esempio è il caso delle piante contenenti cristalli di ossalato di calcio che, nel lungo periodo, possono dare danni renali, dei quali spesso ci si accorge quando ormai la situazione è compromessa.
La tossicità acuta invece è in genere immediata: nell’arco di pochi secondi o minuti si manifesta con sintomi evidenti che partono dall’ipersalivazione o vomito, passando per tremori, difficoltà di movimento, fino a insufficienza respiratoria, paralisi, coma. In questo caso il tempo è prezioso: bisogna immediatamente contattare un veterinario per avvertirlo del vostro arrivo, insieme all’animale sofferente e soprattutto alla pianta che sospettate abbia causato l’avvelenamento. La pianta andrebbe raccolta intera, per dare modo al veterinario di riconoscerla: non è un botanico, quindi potrebbe non capire di che cosa si tratta se gli portate solo un paio di frutti; se fosse un arbusto o un albero, prendete foglie, eventuali fiori e frutti. Non perdete tempo a somministrare qualche “antidoto” a cane o gatto: non sapendo quale sia la sostanza tossica, il vomito potrebbe essere controindicato, perdendo fra l’altro minuti preziosi.
Il grado di tossicità dipende da diversi fattori: la specie vegetale, la quantità ingerita, l’età dell’animale e il suo peso, e le sue condizioni fisiche (es. insufficienza renale o epatica già in atto, sindromi gastrointestinali che causano malassorbimento ecc.).
Attenzione: potrebbe capitare, con piccole quantità ingerite e cani di taglia grande, che i sintomi di tossicità si manifestino in ritardo, dopo qualche ora, magari dopo essere già tornati a casa. Sorvegliate sempre il vostro cane, senza lasciarlo scorrazzare fuori dalla vostra vista e, se notate che mangiucchia qualche vegetale, raccogliete un campione di foglie/fiori/frutti e fate qualche foto di particolari utili al riconoscimento: non si sa mai che non vi possano tornare utili.
Piante tossiche per ingestione
Le piante tossiche per ingestione sono centinaia sia fra quelle ornamentali (d’appartamento, terrazzo o giardino) sia fra quelle spontanee che si incontrano in campagna e nei boschi a tutte le latitudini e altitudini: praticamente ne siamo circondati e, per fortuna, gli avvelenamenti non sono poi così frequenti.
Questo è l’elenco delle principali piante tossiche per ingestione in Emilia-Romagna:
- Acacia o robinia (Robinia pseudoacacia)
- Aconito (Aconitum)
- Anemoni (Anemone)
- Aquilegia (Aquilegia)
- Aristolochia (Aristolochia rotundifolia)
- Belladonna (Atropa belladonna)
- Brionia (Bryonia dioica)
- Caprifoglio (Lonicera caprifolium)
- Coronilla (Coronilla emerus)
- Dafne (Daphne mezereum, D. laureola ecc.)
- Digitale (Digitalis lutea)
- Dulcamara (Solanum dulcamara)
- Ebbio (Sambucus ebulus)
- Ellebori (Helleborus)
- Euforbie (Euphorbia)
- Gigaro (Arum italicum)
- Maggiociondolo (Laburnum anagyroides)
- Oxalis (Oxalis)
- Ranuncoli (Ranunculus)
- Romici (Rumex)
- Stramonio (Datura stramonium)
- Tamo (Tamus communis)
- Tasso (Taxus baccata).
- Vitalba (Clematis vitalba)
Per il gatto si aggiungono tutte le Liliacee, fra cui l’aglio orsino (Allium ursinum) e il lampascione (Muscari comosum), che l’uomo consuma senza alcun rischio.
Per il cavallo sono tossici anche faggio (Fagus sylvatica), querce (Quercus), pini (Pinus), abeti (Abies, Picea) e Conifere (aghifoglie) in generale
Sono piante presenti negli ambienti più svariati, dagli incolti campestri fino ai boschi e all’alta montagna, e perfino in città, quindi l’attenzione deve sempre essere massima.
Estrema attenzione anche ai funghi, quelli muniti di cappello e gambo (“carpoforo”): soprattutto i cavalli tendono a mangiarli ma, se non siete esperti micologi, è bene impedirglielo perché moltissimi sono i funghi contenenti tossine.
Attenzione anche ai pollini, per es. delle Ranuncolacee: si possono attaccare al pelo per venire ingoiati poi leccandosi. Non sono riportati dati in letteratura scientifica, ma è lecito supporre che anche il polline contenga sostanze tossiche.
Consigli finali
Poiché per conoscere o riconoscere con sicurezza le piante spontanee sono necessari almeno alcuni anni di studio, vi invito a non essere superficiali: le varie App tipo Pl@ntNet, LeafSnap, iNaturalist ecc. hanno tutti i limiti delle macchine, nel senso che possono fornire risultati inesatti, prendere una specie tossica per un’altra commestibile. Solo chi è esperto di botanica può dirvi che cos’è una data pianta.
Allora, in passeggiata con animali domestici o bambini il consiglio migliore è questo: evitate che mangino qualunque tipo di frutto, perché molti fra i più attraenti sono spesso anche tossici (il colore rosso è in genere un segnale d’allarme). Evitate anche che mangino foglie, a meno che non siano quelle strette e lunghe delle Graminacee, le erbe da prato, le uniche a non essere tossiche e quindi consumabili liberamente.
Attenzione alle zone coltivate
Attenzione girovagando intorno a campi o frutteti coltivati: sicuramente hanno subìto trattamenti fitosanitari, o di tipo chimico o di tipo biologico (che però non necessariamente è atossico). Può quindi capitare che il vostro animale mangi l’erba, di per sé non tossica, ma contaminata dalla deriva dei fitofarmaci. E in questo caso il veterinario non ha strumenti per capire quale tipo di fitofarmaco sia stato irrorato, e dunque quale antidoto somministrare…
Occhio alla processionaria
Non è una pianta, però fa parte del mondo naturale ed è molto facile da incontrare durante le passeggiate in zone ricche di pini, per es. verso la Romagna. Ed è un animale estremamente nocivo: è la processionaria, il cui contatto può anche mandare in necrosi il tartufo o la lingua del cane. Dunque, enorme attenzione anche ai bruchi in processione sul terreno fra marzo e maggio.