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Attenzione: i narcisi contengono sostanze tossiche per cane e gatto.

Il tema delle piante pericolose non riguarda solo i cani, ma anche altri quattrozampe come gatti e conigli e, ovviamente anche noi umani, a partire dai bambini piccoli, fino ai 10 anni d’età circa.

Piante pericolose – e non semplicemente tossiche – perché molti sono i pericoli che possono causare le piante e in vario modo.

Piante spinose, taglienti, perforanti

Innanzitutto ci sono i pericoli di tipo meccanico, ossia attraverso parti pericolose perché puntute: è il caso delle piante spinose, in particolare quelle che hanno spine più grosse, rigide e appuntite. Pensiamo ad esempio ad alcune Cactacee, come il Ferocactus o l’Echinocactus, oppure l’Agave e alcune Aloe, e tantissimi arbusti e alberi da giardino: rosai, buganvillea, berberis, olivello spinoso, maclura, ponciro, prugnolo, pungitopo, ginepro, agrifoglio, mahonia, robinia, echinops, eringio, giuggiolo, uva spina che non per niente vengono suggerite da vivaisti e paesaggisti per realizzare siepi difensive antintrusione.

Alcuni esempi: un pastore tedesco di mia conoscenza, arrivato dopo che il giardino era già stato fatto da 30 anni, insisteva a far correre la palla nel roseto, lacerandosi il tartufo e perfino la pelle degli occhi. Il roseto è stato recintato con cancellino. Allora ha preso a spingere la palla verso il basso (il giardino è in pendenza) fino alla siepe di recinzione di pungitopo: è stata recintata anche la siepe per evitargli pericolose ferite.

Un mio gatto, raccolto randagio e ferito, a 4 mesi dal suo arrivo iniziò a spelarsi su una zampa. Immediata coltura fungina dal veterinario per capire se si trattava di una micosi, con esito negativo. Poi capii che in un punto del terrazzo dove tenevo un’Agave victoria-reginae lui passava sistematicamente sfregando il piede contro le spine terminali, che gli causavano microferite pruriginose che lui si leccava sistematicamente. È bastato spostare la pianta fuori dal raggio di passaggio per eliminare il prurito e il leccamento.

E un esempio riguardante gli umani: una decina di anni fa o più, sulla costa romagnola un ristoratore venne condannato in tribunale per aver tenuto nel giardinetto del ristorante un’Agave americana. Un bambino fra i clienti, giocando, cadde proprio sull’agave, ferendosi un occhio in maniera tale da portarlo a gravi danni alla vista. Sarebbe bastato infiggere sulle spine finali dell’agave i tappi di sughero del vino e dello spumante per evitare la tragedia.

Dunque il pericolo sta nelle ferite anche profonde che possono causare, alla pelle umana ma anche alla cute sotto il pelo soprattutto nelle razze a pelo raso, e soprattutto al tartufo e agli occhi, più raramente ai polpastrelli a meno che in passeggiata il cane entri in una boscaglia di rovi.

Per questo è bene avere sempre a portata di mano una cassettina di primo soccorso, con acqua ossigenata, garze e cerotti, per disinfettare e medicare le ferite. Nel caso degli occhi, invece, è d’obbligo andare subito al pronto soccorso veterinario o umano.

Invece le spine morbide, come quelle di altre Cactacee (dall’Echinopsis al Cereus) o dell’Opuntia non causano particolari problemi, salvo che se colpiscono gli occhi. Tant’è vero che i gatti spesso “rubano” i cactus sferici di piccole dimensioni per giocarci, portandoseli in giro in bocca.

È ugualmente innocua l’ortica, che causa problemi solo agli umani: i polpastrelli canini o felini sono cheratinizzati e quindi protetti dall’effetto urticante; un po’ meno il tartufo, ma comunque in genere non si irrita, a differenza della nostra pelle.

Attenzione infine alle Graminacee che, più sono di grandi dimensioni, e più hanno foglie dai bordi taglienti; analogamente anche le piante dalle foglie rigide (per es. Verbena bonariensis) possono causare danni meccanici, per esempio infilandosi negli occhi di cani e gatti incauti, magari intenti a passare in mezzo ai cespi.

Le Graminacee sono inoltre pericolose in quanto le spighette di alcuni generi, come Bromus, Gaudinia, Bromopsis, Anisantha, Brachypodium, Trachynia, Hordeum ecc., si attaccano al pelo e di lì alla pelle, che perforano causando problematiche anche gravissime: sono i cosiddetti “forasacchi”. Le spighette, infatti, sono munite di minuscole scaglie rivolte verso l’alto: quando la spighetta viene a contatto con il pelo, le scaglie vi si aggrappano e facilitano il cammino a ritroso, ossia la penetrazione nella pelle, dalla quale non possono uscire proprio perché le scaglie rivolte verso l’esterno oppongono resistenza.

Piante tossiche

Poi, fra le piante pericolose ci sono quelle tossiche, ossia contenenti sostanze che, a contatto con mammiferi, causano danni. Si tratta di una pericolosità di tipo chimico.

La tossicità può esplicarsi per contatto o per ingestione.

Tossicità per contatto

Il contatto può dare luogo a irritazione cutanea nell’essere umano, mentre nei mammiferi protetti dal pelo è un’eventualità praticamente inesistente. Tuttavia tutti i mammiferi sono esposti a irritazione da contatto nel caso del naso (tartufo negli animali) e delle mucose della bocca, per es. quando prendono in bocca i bulbi (giacinto, narciso, tulipano, giglio ecc.), molti dei quali causano proprio una dermatite allergica, anche se di solito le conseguenze rimangono localizzate (a meno che non mastichino i bulbi, nel qual caso le sostanze tossiche entrano anche in circolo).

Un caso particolare è quello delle piante che contengono lattice, bianco o trasparente, che può essere ugualmente irritante, ma anche trasmettere sostanze tossiche per assorbimento cutaneo. Per esempio oleandro, dipladenia e tutte le euforbie, a partire dalla stella di Natale. Particolarmente pericoloso il caso, non raro, del lattice che schizza in un occhio: può avere un’azione caustica, cioè bruciante, quindi bisogna immediatamente lavare l’occhio ben aperto con acqua corrente e poi correre al pronto soccorso umano o veterinario.

Sostanze tossiche per contatto sono gli oli essenziali e i terpeni.

Tossicità per ingestione

Poi c’è la tossicità per ingestione, che si manifesta logicamente solo se il vegetale viene ingerito, il che può avvenire in genere solo da parte di cuccioli umani o animali. Le parti che attirano di più sono in genere i frutti, perché sono colorati (rosso, nero, viola, giallo, arancione) e attirano l’attenzione, e per associazione con altri frutti commestibili i cuccioli possono pensare che siano tutti da mangiare.

E qui serve un distinguo: i frutti tossici per cane e gatto, coniglio e furetto e, ovviamente, anche per i bambini e gli umani adulti, quasi sempre non sono tossici per gli uccelli che, non essendo mammiferi, hanno una fisiologia differente che permette loro di tollerare sostanze altrimenti tossiche per i mammiferi.

E un altro distinguo: il sapore di tutte le piante tossiche dovrebbe essere decisamente amaro. Quindi umani adulti e bambini dovrebbero sputare immediatamente la porzione di vegetale senza ingerirla. Non altrettanto vale per cani e gatti che hanno molte meno papille gustative di noi umani, e soprattutto ne hanno pochissime per percepire il sapore amaro e quindi per difendersi sputando il boccone.

La tossicità per ingestione può essere acuta o cronica.

La tossicità cronica non si manifesta per lungo tempo, perché non provoca un avvelenamento immediato, bensì un danno lento che procede solo se l’ingestione è ripetuta e frequente. Per esempio la grande famiglia delle Aracee, contenente cristalli di ossalato di calcio, nel lungo periodo può dare danni renali, dei quali spesso ci si accorge quando ormai la situazione è compromessa.

La tossicità acuta invece è immediata: nell’arco di pochi secondi o minuti si manifesta con sintomi evidenti che partono dall’ipersalivazione o vomito, passando per tremori, difficoltà di movimento, fino a insufficienza respiratoria, paralisi, coma. In questo caso il tempo è prezioso: bisogna immediatamente contattare un veterinario per avvertirlo del vostro arrivo, insieme all’animale sofferente e soprattutto alla pianta che sospettate abbia causato l’avvelenamento. La pianta andrebbe raccolta intera, per dare modo al veterinario di riconoscerla. Anche perché a volte è l’intera parte aerea a essere tossica, mentre in altri casi sono solo i frutti, fra l’altro molto evidenti e appetibili. Non perdete tempo a somministrare qualche “antidoto” – tipo acqua e sale – a cane o gatto: non sapendo quale sia la natura della sostanza tossica, il vomito potrebbe essere controindicato, perdendo fra l’altro minuti preziosi.

Il grado di tossicità dipende da diversi fattori: la specie vegetale, la quantità ingerita, l’età dell’animale e il suo peso, e le sue condizioni fisiche (es. insufficienza renale o epatica già in atto, sindromi gastrointestinali che causano malassorbimento ecc.).

Le piante tossiche per ingestione sono centinaia sia fra quelle ornamentali (d’appartamento, terrazzo o giardino) sia fra quelle spontanee che si incontrano in campagna e nei boschi a tutte le latitudini e altitudini: praticamente ne siamo circondati e, per fortuna, gli avvelenamenti non sono poi così frequenti.

Sostanze tossiche per ingestione sono gli alcaloidi, i glucosidi, le resine e l’ossalato di calcio.

Quindi in conclusione, il mondo vegetale non è da demonizzare o allontanare, semplicemente quando ci sono bambini piccoli e animali domestici bisogna stare attenti e, in ambiente familiare, mettere le piante tossiche fuori dalla loro portata, mentre durante le passeggiate sarebbe bene sorvegliare il quattrozampe per evitare che mangi ciò che trova, peraltro un consiglio validissimo ovunque, visto che possono esserci anche polpette avvelenate o chiodate distribuite da delinquenti.

Per approfondire

39219 - Ultima modifica: 2023-09-21T23:00:27+02:00 da Elena Tibiletti
Piante pericolose per cane e gatto - Ultima modifica: 2023-09-30T12:00:16+02:00 da Elena Tibiletti