Ci sono alcune piante comuni che possono essere utilizzate impropriamente da parte di chi – prevalentemente giovani – desidera “sballarsi” a buon mercato.
Ossia: ci sono specie che contengono sostanze tossiche che, fra i vari effetti, comprendono anche quello allucinogeno.
Sottolineo “fra i vari effetti”, perché purtroppo l’effetto principale è quello tossico, cioè di avvelenamento dell’organismo che, in caso di ingestione di quantità eccessive di pianta, può portare a danni irreversibili a carico di fegato, reni e sistema nervoso (patologie psichiatriche gravi e gravissime) e perfino alla morte.
Alla pericolosità intrinseca della specie, si aggiunge quindi la mancanza di conoscenza da parte degli “utilizzatori impropri” degli effetti principali nocivi (quello “da sballo” è secondario), e il contesto in cui i ragazzi assumono la pianta.
La cerchia ristretta di amici o, al contrario, il rave proibito e inaccessibile, la promessa di uno “sballo facile e bello” portano a eccedere con le dosi, magari calibrate da chi non ha necessarie competenze. E in caso di malore, non sempre vengono allertati tempestivamente i soccorsi, ritardando quelle manovre che potrebbero mitigare gli effetti malefici.
Il consiglio è quello di lasciar perdere queste pratiche “stregonesche” ed empiriche e di concentrarsi sulle tantissime cose belle, pure e innocue che offre la vita.
Innocenti, ma potenti come veleni
La pianta “stupefacente” più nota è senz’altro la Cannabis indica, o canapa indiana, la cui coltura è vietata in Italia, anche se praticata clandestinamente, a differenza della C. sativa, priva di alcaloidi tossici, che ora è coltivabile liberamente. Nei soggetti predisposti il “fumo” può scatenare patologie psichiatriche latenti.
Poi c’è il papavero da oppio (Papaver somniferum), comunemente coltivato nelle varietà da fiore (quella da droga è proibita) in Alto Adige e nei Paesi tedeschi per la bellezza dei suoi fiori. La droga si ricava dalle capsule appena formate, ma richiede trattamenti specifici in laboratorio...
Poi c’è lo stramonio (Datura stramonium), comune pianta delle dune marittime e delle campagne collinari. Se ne usano foglie e semi, ma la dose attiva di alcaloidi allucinogeni è molto vicina alla dose tossica, con tutte le conseguenze in termini di ricoveri che ne derivano ogni anno fra luglio e settembre...
Infine, da qualche anno c’è chi ci prova perfino con le ortensie (Hydrangea macrophylla), seccando fiori e foglie, tritandoli e fumandoli. Ma l’ortensia non contiene sostanze psicoattive, quindi lo sballo deriva dall’intossicazione che può provocare tachicardia, problemi gastrointestinali e respiratori, fino alla perdita di conoscenza e alla morte: nella combustione l’ortensia sviluppa acido cianidrico, precursore del cianuro e utilizzato sotto forma di gas – con il nome di Cyclon B – dai nazisti nelle camere a gas dei lager...