Soprattutto nel frutteto, ma anche in giardino, i tecnici, dopo una forte infestazione parassitaria o infezione fungina durante la primavera-estate, consigliano da novembre in poi di "trattare sul bruno", un'espressione quantomai sibillina se non se ne conosce il significato.
Trattare “sul bruno” significa irrorare i rami spogli (bruni) di alberi e arbusti, ossia compiere l’operazione durante l’autunno e l’inverno, dopo che sono cadute tutte le foglie.
Perché trattare in un periodo in cui non appare alcuna malattia, e soprattutto non c’è alcuna produzione in atto? Potrebbe sembrare tempo e soldi sprecati, ma all’opposto si tratta di un grande guadagno.
Infatti è vero che non c’è evidenza di malattie o parassiti, ma in questa stagione rimangono le spore (“semi”) fungine e le uova, larve e adulti degli insetti nocivi, tutti ben nascosti nelle pieghe della corteccia del tronco e dei rami. Per esempio: monilia, corineo, antracnosi, ticchiolatura o macchia nera, bolla, botrite, oidio o mal bianco tra i funghi; tignole, cocciniglie, mosche della frutta, afidi tra gli insetti.
Sono invisibili a occhio nudo, e del tutto immobili: vanno a riposo con le basse temperature, ma sono pronti a risvegliarsi la primavera prossima.
Se si irrora in novembre alla caduta foglie (e altre una-due volte entro marzo) si ha un’elevata probabilità di eliminarne una gran parte. Sopravvivranno solo quelli più nascosti negli anfratti della corteccia, riducendo così moltissimo le infezioni o infestazioni il prossimo anno.
Trattare sul bruno, oltre a essere più efficace nell’eliminazione, offre anche altri vantaggi: si possono utilizzare prodotti più “forti”, come l’olio bianco, senza creare problemi di tossicità alle piante; non si corre il pericolo di “lavare” anche i frutti; si riducono i trattamenti necessari durante la bella stagione con meno rischi di malattie e parassiti.