carie del legno ganoderma aspersum
Corpi fruttiferi di Ganoderma adspersum (foto Stefano Caroli).
Quando il legno degli alberi viene colpito da funghi in grado di degradarlo può essere molto pericoloso. I segnali esterni e i controlli da eseguire

Sotto il nome di “carie del legno” vanno numerosi funghi che si nutrono del legno degli alberi, degradandolo fino a provocare schianti di rami o dell’intero albero, soprattutto in giornate di forte vento. Vediamo in generale quali sono, come sono fatti, che danni provocano e come prevenirli o individuarli in tempo.

Che cos’è la carie del legno

Con il termine di “carie” si intende un processo patologico di alterazione chimica e fisica dei tessuti legnosi determinato da un’ampia schiera di funghi. Le carie del legno possono essere di vario tipo, in funzione delle caratteristiche del fungo.

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Phellinus è un agente di carie bianca molto comune su platano (foto Nicoletta Vai).

Distinguiamo una carie bianca, nella quale il fungo che ne è responsabile degrada principalmente la lignina presente nei tessuti legnosi, da una carie bruna nella quale il fungo degrada in prevalenza la cellulosa.

Queste infezioni possono originarsi da tagli alla chioma (le potature, soprattutto se non eseguite correttamente, possono determinare l’ingresso di patogeni agenti di carie), da danni meccanici al colletto o al fusto, oppure possono partire dall’apparato radicale nel caso in cui questo si presenti indebolito da tagli (es. per lavorazioni al terreno o in corrispondenza del trapianto) oppure da costipazione o asfissia del terreno.

Talvolta, in condizioni favorevoli, il patogeno agente di carie è in grado di produrre un carpoforo (che è il corpo fruttifero del fungo). Forma, colore, dimensioni del carpoforo sono elementi distintivi di riconoscimento, permettono cioè di diagnosticare l’agente responsabile del processo di carie.

Che danno fa la carie del legno

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Se la carie degrada il cilindro centrale, si formano cavità che a volte richiedono l’abbattimento dell’albero (foto Nicoletta Vai).

I funghi agenti di carie colonizzano il legno e compromettono l’integrità strutturale dell’albero. Il legno colpito perde le sue caratteristiche di elasticità e può andare incontro a rotture per sollecitazioni esterne (ad es. in occasione di temporali o forti venti) o semplicemente a causa del peso di una branca o di un ramo. Sono frequenti, in questi casi, i cedimenti di parte della chioma per cui rami e branche cadono al suolo con gravi danni se gli alberi fanno parte di alberate stradali, o se sono adiacenti ad abitazioni o ad aree frequentate da persone (giardini pubblici, condominiali o anche privati). Se il processo di carie arriva alla completa degradazione del legno, si può determinare lo svuotamento del cilindro centrale. Ecco allora che gli alberi manifestano cavità, le quali vanno attentamente valutate.

La progressione dell’infezione, i segni esterni riconducibili a difetti strutturali interni e il rischio connesso alla presenza di carie sono strettamente correlati al fungo che ha determinato questa patologia. Sono moltissimi i patogeni responsabili di carie, al punto che non è possibile una loro trattazione esaustiva. Limitiamoci ad alcuni esempi.

Alcuni funghi responsabili di carie del legno

Il genere Ganoderma comprende un gruppo di funghi tra i più comuni agenti di carie bianca (G. adspersum, G. applanatum, G. resinaceum, G. lucidum). Colpisce preferibilmente le latifoglie, soprattutto tiglio, ippocastano, bagolaro, platano e quercia. Lo si riscontra spesso su alberate stradali, in quanto è direttamente correlato con danni meccanici al colletto e all’apparato radicale. Per tale motivo i carpofori del fungo si formano facilmente al colletto, preferibilmente tra i contrafforti.

carie del legno segni esterni
Spesso le carie si manifestano con segni esterni che devono essere attentamente valutati (disegno tratto da “La valutazione fitosanitaria degli alberi monumentali” di N. Vai e R. Colla – Ed. Regione Emilia-Romagna).

Un altro agente di carie bianca è Phellinus, che si caratterizza per un carpoforo perenne, appiattito, spesso visibile in corrispondenza di ferite dovute a tagli di potatura. È molto frequente su platano, dove determina delle necrosi longitudinali (parti in verticale annerite) le quali consentono la diagnosi dell’infezione anche in assenza del corpo fruttifero.

Il genere Agrocybe attacca molte latifoglie come pioppo, olmo, bagolaro, salice. Si conosce oltre un centinaio di specie, tra cui A. aegerita, meglio noto come pioppino o piopparello, apprezzato come fungo edule. I corpi fruttiferi di Agrocybe, tipicamente associato a ferite meccaniche, si osservano in genere a livello del colletto. Agente di carie bianca, provoca la formazione di cavità all’interno degli alberi, tuttavia in genere non mette a rischio la stabilità delle piante colpite, perché le lesioni interne sono limitate. Attenzione, però: Agrocybe si insedia di frequente in successione ad altri funghi lignivori, quindi può essere un indicatore di alterazioni più gravi.

Carie del legno: prevenzione e cura

Non ci sono dubbi: a volte gli alberi fanno paura. Quando sono vicini alle case, quando la loro chioma sovrasta gli edifici o gli spazi verdi che frequentiamo oppure quando, a causa del vento, ondeggiano e si piegano. È a seguito di queste preoccupazioni che si interviene in maniera sbagliata con potature pesanti che riducono drasticamente la chioma, ne alterano la morfologia, provocano ferite dalle quali penetrano vari patogeni, tra cui i funghi agenti di carie del legno. Queste alterazioni non possono essere “curate” con i tradizionali trattamenti a base di fungicidi.

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La valutazione strumentale della stabilità dell’albero deve essere eseguita da professionisti (foto Nicoletta Vai).

È indispensabile quindi prevenire la loro insorgenza, attraverso una attenta gestione dell’albero mirata a evitare il più possibile ferite (alla chioma, al tronco, alle radici) e interpellare arboricoltori esperti in grado di valutare i sintomi esterni di eventuali processi cariogeni per quantificare, se del casola progressione interna di queste infezioni.

Si chiama V.T.A. (acronimo di Visual Tree Assessment) ed è la disciplina che prevede la verifica dei segni esterni (cavità, presenza di carpofori, seccumi della chioma, distacco di corteccia, fori di picchio e molti altri) che rappresentano un “campanello d’allarme”: segnali, cioè, di degradazione interna dei tessuti legnosi che spesso richiedono approfondimenti strumentali. Oggi sono disponibili varie metodologie di indagine che consentono una lettura interna dell’albero per quantificare la densità del legno e, quindi, la sua tenuta statica. Tali indagini utilizzano strumenti diversi (dendrodensimetro, tomografo, termografo, metodo a trazione); sono rilevazioni eseguite da professionisti oggi comunemente diffuse.

Il consiglio quindi è questo: se avete dubbi circa la stabilità degli alberi in giardino, se osservate sintomi particolari, se volete essere tranquilli, prima di intervenire direttamente sulle piante con tagli e potature consultate un arboricoltore esperto. Sarà in grado di fare una diagnosi corretta e realizzare le pratiche giuste per mettere in sicurezza le vostre piante.

Per approfondire

La difesa delle piante ornamentali
Avversità, sintomatologia, provvedimenti
35550 - Ultima modifica: 2021-10-20T20:35:08+02:00 da Elena Tibiletti
Carie del legno, quando gli alberi cadono - Ultima modifica: 2019-03-28T07:20:29+01:00 da Elena Tibiletti