Avete aperto una mela con il coltello, ma all’interno, subito sotto la buccia, l’avete trovata piena di piccole macchie bruno-rossicce, o ancora peggio l’avete addentata e, appena masticata, avete sentito una serie di granuli amari che vi hanno fatto sputare tutto il boccone? Siete incappati nella butteratura amara della mela…
Che cos’è la butteratura amara
La butteratura amara (o "petecchia") non è una malattia fungina né un attacco di insetti parassiti, né dell’albero di melo né del frutto, bensì è una fisiopatia, cioè uno squilibrio fisiologico dovuto a cause ambientali, in questo caso a uno squilibrio nutrizionale dell’albero che si riflette e si manifesta proprio nei frutti, nelle mele. Per la precisione si tratta di una carenza di calcio.
La butteratura insorge nelle fasi finali di maturazione del frutto, nel periodo pre-raccolta o addirittura anche nel post-raccolta in magazzino. Può essere visibile a frutto chiuso, mediante piccole (da 1 a 3 mm) chiazze rosso vivo e poi marroncine sulla buccia, che tendono a infossarsi leggermente nella polpa; ma spesso risulta invisibile, soprattutto su frutti a buccia scura (rossa o rosso-marrone) o rugginosa.
Una volta aperta la mela, invece, risultano ben visibili nella polpa chiara le sferule bruno-rossicce che hanno consistenza suberosa (simile a sughero) o spugnosa e sapore molto amaro. Il frutto risulta immangiabile nelle porzioni butterate; se queste non sono molto estese, si possono eliminare con il coltello e usare la parte di polpa sana per la cottura.
Non è, in ogni caso, un problema dovuto a un’errata conservazione in magazzino, sebbene lo si noti più spesso proprio durante la fase di conservazione: nasce invece da errori durante la coltivazione del melo.
Quali piante colpisce
La butteratura amara è una fisiopatia tipica del melo. Fra le diverse varietà, colpisce prevalentemente Golden Delicious, Stark Delicious, Starking, il gruppo delle Renette, il gruppo delle Ruggini, Fuji, Braeburn, Granny Smith. Non vengono invece colpite Gala e Morgenduft.
Fra i singoli esemplari di albero di melo, riguarda soprattutto i soggetti molto vigorosi, che sviluppano abbondante fogliame e numerosi succhioni che consumano il calcio.
Come prevenire la butteratura amara
La prevenzione è l’unica arma a disposizione per evitare la butteratura amara.
Prima di impiantare meli, sarebbe bene procedere all’analisi del terreno e del pH: la mancanza di calcio nel suolo è tipica di terreni acidi o sub-acidi.
Se avete già meli che hanno manifestato il problema nei frutti, diminuite o sospendete le concimazioni con azoto, che incentiva la vigoria vegetativa e il sequestro del calcio nei succhioni e nei polloni. Diminuite drasticamente anche le concimazioni con potassio, perché questo elemento ostacola nel terreno l’assorbimento radicale del calcio. State attenti all’equilibrio idrico, soprattutto durante la fase di accrescimento e pre-maturazione dei frutti: una carenza d’acqua rallenta l’assorbimento e la mobilità del calcio all’interno dell’albero.
In aggiunta a queste buone norme di coltivazione, si deve intervenire con un’adeguata concimazione a base di calcio.
Se preferite la concimazione biologica, dovrete apportare al terreno un prodotto come il litotamnio, una polvere ottenuta da alghe marine che ha base calcarea e un ottimo livello in calcio. Se avete una singola pianta di melo, potete anche cimentarvi nella “calcificazione autoprodotta”, sminuzzando mediante rullatura con una bottiglia di vetro almeno un centinaio di gusci d’uovo ben lavati e asciugati: distribuite le briciole sul terreno sottochioma, in tutta la proiezione della chioma dell’albero, almeno 6 volte l’anno (febbraio, aprile, giugno, luglio, agosto, ottobre), grattando il terreno (nudo) con un rastrello per far penetrare i frammenti e irrigando subito dopo; tenete presente che l’azione, in questo caso, è molto lenta (il guscio deve prima decomporsi per liberare il calcio), e dovete essere costanti negli anni nella distribuzione per ottenere risultati apprezzabili.
Molto più immediata è la somministrazione di cloruro di calcio mediante concimazione fogliare, come avviene nella melicoltura professionale, dove gli interventi si eseguono ogni 10-15 giorni a partire dal “frutto noce” e sino alla pre-raccolta. Nella coltivazione amatoriale di poche piante di melo, si può utilizzare il cloruro di calcio in scaglie, in dose di 250-300 g/100 l d’acqua, ben sciolto e irrorato uniformemente su tutto il fogliame. In aggiunta, su varietà particolarmente soggette alla butteratura amara, si può distribuire il cloruro di calcio direttamente sul terreno, in dose di 10 kg/1000 mq, nella seconda metà di maggio, irrigando in abbondanza subito dopo (oppure sciogliere il cloruro in acqua, in dose di 1 kg/10 l d’acqua, e distribuire la miscela sul terreno, se non si dispone di irrigazione). Infine, esistono anche in commercio prodotti specifici a base di calcio, da distribuire secondo le indicazioni riportate in etichetta.
Come combattere la butteratura amara
Non esiste alcun mezzo di difesa che possa impedire lo sviluppo della butteratura amara nei frutti già accresciuti, né che possa farla regredire durante l’accrescimento del frutto. Per questo è importante intervenire in prevenzione, rispetto all’anno successivo di coltivazione, onde evitare di dover buttare tutto il raccolto.