Le orchidee in natura possono essere terrestri, semiterrestri, litofite (che vivono su roccia) ed epifite: in questo ultimo caso, si abbarbicano ai tronchi degli alberi attraverso le radici e se ne servono come sostegno.
Le epifite sono quelle più comunemente coltivate, come cimbidio, cattleia, odontoglosso, vanda, cui si aggiungono falenopsis, dendrobio, miltonia…
Tutte queste piante sono munite di radici aeree, abituate a vivere fuori terra (tutt’al più insinuate fra le pieghe della corteccia) e assolutamente inadatte a essere sepolte dal terriccio.
Il substrato che devono ricevere in coltivazione è dato da composti a base di corteccia di pino marittimo trattata (bark) che consente l’ottimo drenaggio di cui hanno bisogno.
Si utilizzano, mescolati al bark, anche la lana di roccia, il polistirolo, la carbonella, tutte sostanze che alleggeriscono ulteriormente il substrato, proprio perché le radici non devono subire ristagni d’acqua a cui non sono abituate.
Sono assolutamente da evitare la torba e i terricci in genere, poiché trattengono in sé l’acqua e provocano così la marcescenza delle radici.
In caso di rinvaso (peraltro da effettuare solo se tutte le radici sono fuoriuscite dal contenitore), utilizzate tranquillamente le miscele commerciali reperibili in commercio.