Di terracotta, di plastica, di metallo, di legno, minuscoli o enormi, tondi, quadrati o rettangolari: sono migliaia le proposte di vasi in commercio. Ma la buona scelta non è il contenitore più bello, bensì quello più utile alla pianta che lo abiterà.
Ecco un aiuto nella scelta, attraverso questa guida completa dalla A alla Z, in XX voci, alle caratteristiche dei vasi, in modo da orientarvi nella scelta dei modelli più adatti alle vostre piante.
- Argilla espansa: materiale fondamentale per assicurare un buon drenaggio sul fondo del vaso. Se ne usano uno, due o tre strati a seconda dell’altezza del vaso. Non sostituisce però i pezzetti di coccio ricurvo (in genere ricavati da vasi di terracotta ormai rotti) con cui coprire parzialmente i fori di drenaggio.
- Balconette o fioriere o cassette: vasi rettangolari, in varie dimensioni (quella classica è di 30 x 20 x 20 cm) e materiali (di solito in plastica, ma anche in coccio), ideali per piante annuali da fiore. Possono ospitare anche le perenni, al massimo per un paio d’anni (in seguito vanno trasferite in cassette più grandi). Comode da appendere nei portavasi da ringhiera o da appoggiare su balaustre e davanzali (con le necessarie precauzioni perché non cadano).
- Basket: vasi o cestini con gancio per appenderli (esistono anche portavasi con gancio da appendere per sostenere le ciotole), in plastica, perfetti per annuali da fiore o perenni da foglia munite di rami allungati e ricadenti, a formare una vera e propria cascata di colori o di fogliame. In genere hanno una profondità ridotta: non sono adatti a specie con radici molto estese.
- Ceramica: materiale sconsigliato per mettere a dimora le piante, perchétrattiene completamente e a lungo l’umidità. Può andare bene durante le estati più torride per le piante annuali da fiore, oppure per specie che hanno elevate necessità idriche per tutto l’anno (bagnatele un po’ meno del solito, visto che non c’è traspirazione da parte del vaso). Se non è presente il foro di drenaggio (vedi Drenaggio), l’accessorio si può usare solo come coprivaso, non come vaso.
- Colori: accanto ai tradizionali vasi color cotto o verde, oggi si trovano contenitori multicolori, soprattutto in plastica, mentre quelli in terracotta possono venire dipinti o smaltati. È sempre consigliabile non esagerare con i colori, sia dei fiori, sia dei vasi, per non ottenere un effetto caleidoscopio che stordisce, più che affascinare. Battezzate un massimo di due-tre tinte per i vasi e tre-cinque per le corolle, per un risultato elegante.
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Coprivaso o cache-pot: si impiega generalmente per mascherare i poco estetici vasi da vivaio che hanno le piante d’appartamento. Ne esistono di bellissimi, riccamente decorati o colorati, di sapore etnico, rustico, minimale o raffinato, per ogni abbinamento con l’arredamento domestico, nei più diversi materiali (dalla plastica alla ceramica smaltata, dalla maiolica alla lacca, dall’ottone al rame e allo zinco, dal legno al vimini, dal cocco alla canapa, dal vetro al nylon ecc.) e per tutte le tasche (quelli d’antiquariato, reperibili nei mercatini dell’antico, sono i più costosi). Oltre ad arredare, eliminano la necessità del sottovaso per raccogliere la terra e l’acqua d’irrigazione; bisogna però ricordarsi di estrarre il vaso, mezz’ora dopo aver annaffiato la pianta, per controllare che sul fondo del cache-pot non sia rimasto un ristagno d’acqua, che creerebbe a lungo andare l’ambiente favorevole ai marciumi radicali.
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Dimensioni: le più comuni vanno da 18 a 80 cm di diametro o lunghezza, con profondità circa uguale, ma esistono anche vasi di 3 cm di diametro (per micro-piante grasse) o di 150 cm (per alberi da coltivare in contenitore). Nella scelta, ricordate che il vaso non deve essere troppo piccolo perché le radici non troverebbero terra a sufficienza per assimilare le sostanze nutritive, ma non deve nemmeno essere troppo grande perché la pianta si accrescerebbe preferibilmente nella parte sotterranea, a scapito di quella aerea. Per azzeccare la giusta misura, tenete presente che il diametro del contenitore deve essere circa un terzo dell'altezza della pianta. L'altezza del vaso è meno importante, perché solo alcune specie desiderano un ridotto spessore di terra (come le piante grasse), mentre poche altre necessitano di più terriccio da esplorare (come gli agrumi ornamentali e i rosai). In generale, le erbacee annuali e buona parte delle succulente si possono coltivare in ciotole, mentre le perenni preferiscono i vasi cilindrici, a tronco di cono o le cassette. Su balconi e terrazzi, durante i rinvasi fate attenzione alle dimensioni complessive: può capitare che non ci sia più spazio per i nuovi contenitori…
- Drenaggio: naturalmente, qualunque sia il contenitore scelto, esso deve possedere almeno un foro di drenaggio (anche più di uno se il vaso è grande), senza il quale qualunque pianta è destinata a morire in breve tempo per annegamento. Se dovesse mancare, armatevi di trapano e, a bassa velocità, praticate uno o più fori. Attenzione: quando le radici fuoriescono dai fori di drenaggio, è obbligatorio un rinvaso in un contenitore di qualche taglia in più!
- Durata: negli ambienti domestici, in assenza di intemperie e con temperatura mai estrema, qualunque materiale dura a lungo, se al riparo da colpi accidentali e se viene mantenuto ben pulito. In esterni la plastica si può deteriorare anche nell’arco di pochi anni, a differenza della resina, più resistente agli agenti atmosferici. I vasi di alta qualità offrono più garanzie in tal senso. Tutte le plastiche e le terrecotte se urtate si possono spaccare, mentre il legno si può scheggiare e il metallo ammaccare o arrugginire (se non è stato trattato con antiruggine).
- Fermi antivento: vasetti e cassette di plastica appoggiati su balaustre o davanzali, senza alcun dispositivo di trattenimento, rappresentano un grosso rischio, soprattutto alla luce dei fenomeni meteorologici estremi degli ultimi anni. Oltre a stipulare un’assicurazione multirischio sull’abitazione, che copra anche le cadute accidentali, è consigliabile installare una sbarra di ferro o acciaio saldamente infissa ai due lati della cornice della finestra o sul davanti della balaustra del terrazzo, in modo da circondare i contenitori ed evitare che si rovescino sospinti dal vento (o dal gatto).
- Forma: il mercato offre ogni genere di forma, angolare, quadrata, rettangolare, rotonda, perfino a trifoglio, a otto da mettere a cavallo della ringhiera del balcone o con un anello che consente di agganciare il vaso alla grondaia… La forma migliore è quella squadrata, perché consente alle radici di esplorare una maggior quantità di terriccio, mentre quella rotonda le obbliga a procedere in cerchio, dando luogo al fenomeno della circuitazione.
- Graniglia di cemento: i contenitori realizzati con questo materiale sono indistruttibili, ma anche inamovibili, soprattutto una volta riempiti con terra e pianta. Sono adatti solo a poggiare sul piano terra, non su terrazzi e balconi. La coibentazione è scarsa: si scaldano d’estate e divengono gelidi d’inverno; vanno bene solo per alberi e arbusti di poche esigenze.
- Impruneta: questa terracotta vanta comprovate proprietà antigelive. Impruneta è una zona della Toscana ricca di un’argilla particolare, che viene cotta in modo garantire al massimo le caratteristiche di resistenza al gelo (anche fino a –20 °C) e agli altri agenti atmosferici. I vasi originali devono rispettare un apposito disciplinare di produzione e, ovviamente, non sono a buon mercato, ma il risparmio sta nel fatto che questi contenitori dureranno una vita, a meno che non vengano presi a martellate. Attenzione: diffidate di prodotti spacciati per “Impruneta” ma a buon mercato: sono sicuramente “tarocchi” che alla prima discesa sotto lo zero si creperanno.
- Indoor: i vasi destinati alle piante d’appartamento devono essere belli e adatti all’arredamento domestico, secondo il gusto personale. La plastica di basso prezzo (vaso da vivaio) può essere mantenuta solo se il contenitore verrà nascosto in un portavaso, altrimenti sono esteticamente più appaganti la terracotta smaltata, la ceramica, il metallo, la resina o la plastica di ottima lavorazione, nei modelli decorati o festonati a imitare la terracotta oppure coloratissima, dorata o argentata, lucida o satinata come propongono le tendenze moda del Terzo millennio.
- Legno: le fioriere in legno offrono alle radici calore in inverno e frescura in estate, sono cioè altamente coibentanti. Sono adatte a composizioni o singoli pezzi vegetali importanti, da allevare rigorosamente in esterni e, se s’intonano allo stile “rustico” del vostro outdoor, creano un ambiente molto gradevole. Il prezzo rientra in una fascia medio-alta, ma si tratta di soldi ben spesi perché, se le vasche vengono ben trattate (impregnate e riverniciate con regolarità ogni due-tre anni), durano anche più di 20 anni.
- Luminosità: fra i coprivasi da esterno l’industria dell'arredo outdoor propone da tempo i modelli con luce incorporata, in genere attraverso lampade a risparmio energetico o led, che si possono accendere nelle sere d’estate per creare un’atmosfera particolare. Sono muniti di cavo elettrico della lunghezza variabile fra 3 e 10 m. Si tratta di modelli per una singola pianta, un esemplare “importante” da valorizzare vicino all’abitazione di giorno e di notte, il cui vaso va inserito in questo coprivaso speciale (quest’ultimo non possiede fori di drenaggio).
- Metallo: i contenitori in rame, zinco, acciaio, alluminio ecc., in genere lavorati con motivi decorativi e ricercati, sono bellissimi, perfetti in qualunque contesto (eccetto gli chalet di montagna), indistruttibili, inalterabili dalle normali intemperie (a meno che non si tratti di ferro privo di trattamento antiruggine…). Richiedono però un vaso interno di misura sensibilmente inferiore, che crei un’intercapedine d’aria in modo da evitare che le radici arrostiscano in estate e congelino in inverno. Infatti, in genere si tratta di coprivasi, privi di foro di drenaggio, e tendono maggiormente a trattenere l’umidità. Naturalmente il prezzo è commisurato alla bellezza, ai materiali e alle eventuali decorazioni.
- Orcio: bellissima tipologia di contenitore, in terracotta, che funge da coprivaso; il vaso con la pianta va inserito all’interno, ma in modo che possa essere comunque facilmente sfilato all’occorrenza. Se non è in terracotta di Impruneta (vedi Impruneta), va protetto dal gelo d’inverno, oppure va tenuto all’aperto solo nelle zone più miti.
- Orto in vaso: sull’onda della nuova tendenza di coltivare gli ortaggi sul balcone sono nati nuovi modelli di contenitori specifici per questa tipologia di coltura. Tutti possiedono un meccanismo di riserva d’acqua (gli ortaggi in vaso in estate richiedono annaffiature quotidiane). Hanno dimensioni e forme variabili: vasca oppure cassetta lunga, e consentono di coltivare buona parte degli ortaggi, purché con un apparato radicale non profondo. Alcuni modelli sono forniti di scaletta o di ruota per migliorare l’insolazione; altri permettono la coltivazione in verticale, addossati al muro dell’abitazione, per risparmiare spazio. Tutti facilitano notevolmente il risultato di un buon raccolto di ortaggi.
- Pacciamatura: dopo aver composto vasi e cassette, soprattutto quando le piante sono ancora giovani o con certe specie che accestiscono (si allargano) poco, come tageti o gerani, il terriccio in superficie appare nudo e in “bella” vista. In realtà l’estetica non ci guadagna, così come si perde in buona salute delle piante lì coltivate: il substrato esposto si asciuga molto più in fretta, obbligando a continue innaffiature. Serve una pacciamatura, possibilmente decorativa: oltre a biglie, sassi e conchiglie comunemente in vendita nei garden center, potete riutilizzare anche materiali raccolti in natura, come conchiglie di mare, vetri smussati, pezzetti di piastrelle, sassolini, pigne, gusci vuoti di chiocciole ecc. Pressate bene i materiali sul terriccio, in modo che rimangano stabili anche durante l’annaffiatura. L’evaporazione si ridurrà, le piante staranno meglio e il colpo d’occhio sarà decisamente piacevole.
- Peso: se non siete sicuri della portata massima tollerabile dalla soletta o dall’aggetto (reperibile presso il costruttore o calcolabile da un geometra), non riempite terrazzo o balcone con grandi vasi di terracotta, che possono diventare molto pesanti (fra vaso, terra e pianta, anche 80 kg). Le piante che richiedono contenitori capienti, come grandi arbusti, agrumi e olivi, possono essere ospitati in vasi di materiale sintetico di alta qualità il cui aspetto è spesso davvero simile alla terracotta autentica (si riconosce la differenza solo toccandoli), ma pesano pochissimo. L’uso di vasche di legno e terracotta dovrà quindi essere limitato ai terrazzi nei quali vi è la certezza della portata del pavimento; vale anche per i piccoli balconi, che non sono mai predisposti per sostenere carichi elevati.
- Plastica o resina: i vasi in plastica sono i più economici, e meno sono lavorati, meno costano. Con qualche euro in più potete avere imitazioni di terrecotte toscane festonate che da sole arredano un terrazzo: valgono la pena se disponete di un certo spazio e se dovete inserire un arbusto o piccolo albero di pregio. In genere sono abbastanza durevoli (soprattutto se di buona qualità, es. con lavorazione rotazionale), resistono alle intemperie ma non sempre agli urti: evitate di colpirli duramente. Quelli in resina mantengono le stesse caratteristiche di leggerezza, maneggevolezza, durata e inalterabilità, ma sono anche più robusti e più belli, prestandosi a lavorazioni decorative elaborate. Le piante che richiedono una certa umidità costante preferiscono la plastica, che rallenta l’evaporazione dal terriccio; la coibentazione non è eccezionale, ma sicuramente migliore rispetto al metallo (vedi Metallo); sono comunque preferibili per le coltivazioni in appartamento o in montagna e per gli esemplari che svernano all’aperto nelle zone fredde. Alcuni modelli possiedono anche la riserva d’acqua sul fondo.
- Portavasi o portafiori o balconiera: indispensabili per ottenere cascate di fiori pendenti dalla ringhiera del balcone, possono essere in ferro plasticato (economiche ma tristi e poco durevoli) o in ferro zincato (costose, ma indistruttibili). Oggi esistono anche i vasi in plastica già muniti di aggancio alla ringhiera, non durevolissimi ma ben saldi in loco. Si possono anche far realizzare su misura da un artigiano del legno o del ferro battuto.
- Pulizia: a fine stagione i vasi contenenti piante annuali o esemplari che non sono sopravvissuti alla calura estiva sono ormai vuoti. Svuotateli subito eliminando il terriccio ormai esausto. Metteteli a mollo in acqua con sapone di Marsiglia (o acqua e candeggina 2:1 se sono molto sporchi) se i contenitori sono in coccio, con detersivo sgrassante se in plastica. Dopo un’ora circa, ripescateli e, uno alla volta, passateli con una spazzola a setole dure, dentro e fuori, per eliminare residui di terra e strisce bianche di calcare. Rilavateli sotto l’acqua corrente per togliere ogni genere di residuo. Poneteli capovolti singolarmente su un piano al coperto, dove corra l’aria per asciugarli. Quando saranno perfettamente asciutti potrete impilarli e riporli in cantina o in magazzino.
- Riciclo: i vecchi, banali ma economici vasi di terracotta si rinnovano verniciandoli, dopo averli ben puliti (vedi Pulizia), con colori insoliti, stendendo prima una base di pittura a gesso che migliora la presa del colore, opaco o lucido. Esistono però anche vernici a spruzzo per plastica e resina o metallo, da applicare sul materiale perfettamente pulito e asciutto. Se i soldi latitano del tutto, andate a caccia di materiali di recupero: mezzi barili, vecchi innaffiatoi, ciotole, bacinelle, teiere, pentole, secchi, catini, latte alimentari da molti kg e quanto la fantasia vi suggerisce possono diventare originali contenitori per piante. Ripuliteli con cura, forateli sul fondo, ponetevi uno strato di cocci o ghiaia come drenaggio.
- Riserva d’acqua: alcuni modelli di vasi sono muniti di doppio fondo formato da un capiente sottovaso della stessa forma del contenitore, che si incastra perfettamente sotto la sua base. L'acqua si raccoglie in esso e da qui viene assorbita attraverso i fori di drenaggio di cui è munito il fondo del vaso vero e proprio. Quando si procede al rinvaso, sistemate su questa base forata uno strato drenante di argilla espansa su cui appoggiare le piante con la loro zolla di terra: impedirete al terriccio di inzupparsi d'acqua provocando marciumi alle radici. Queste ultime si svilupperanno dirigendosi verso la sorgente d'umidità, attraverseranno lo strato di argilla infilandosi fra i sassolini e infine usciranno dai fori sul fondo pescando direttamente l'acqua. A fine stagione, almeno nel caso delle piante annuali e ogni volta che si effettua un rinvaso, pulite con cura il vaso e il sottovaso, per assicurare in seguito la necessaria pervietà dei fori di pescaggio. L’autonomia idrica varia in base alla temperatura, al vento e all’esposizione: da 5 giorni nel caso più sfavorevole fino a 10-12 in condizioni ottimali.
- Semine nella torba: per le semine sono disponibili i vasetti di torba, che offrono il vantaggio di eliminare l’operazione di ripicchettaggio (trasferimento delle piantine dalla seminiera al vasetto) e di poter essere piantati direttamente in terra, perché la torba entrerà a far parte del suolo attraverso le normali annaffiature, lasciando le radici libere di espandersi.
- Sottovaso: indispensabile per evitare che l’acqua e la terra fuoriescano dai fori di drenaggio a ogni annaffiatura. In casa può essere sostituito da un coprivaso (vedi Coprivaso). È controindicato per le piante grasse (che non tollerano ristagni) e durante la stagione piovosa (toglieteli tutti in ottobre).
- Supporto con ruote: una pratica base che consente di spostare i vasi più pesanti senza fatica. Esistono modelli che portano solo un supporto piatto d’appoggio e altri che fungono da sottovaso. Tra i materiali, la plastica, il legno e il metallo. Attenzione: controllate la portata massima, altrimenti si possono spaccare le ruote!
- Terracotta o coccio: il coccio è un materiale economico, un po’ banale, utilizzato per i classici vasi a tronco di cono in argilla liscia, piuttosto duraturo a patto che non venga urtato. La terracotta è più pregiata, soprattutto se è decorata con festoni di frutta o fiori, e costosa; può resistere al gelo (vedi Impruneta) ma non agli urti. Entrambi sono adatti a piante che non amano eccessi di umidità (es. succulente, gerani zonali): sono materiali che traspirano, poco coibentanti (si arroventano d’estate e si ghiacciano d’inverno, ma trattengono meno della plastica queste temperature estreme), comunque pesanti (attenzione se le dimensioni sono cospicue).
- Terriccio per fioriere: da alcuni anni esistono terricci appositi per fioriere, per piante in vaso o per piante da terrazzo. Hanno la caratteristica di essere ricchi di nutrienti come tutti i substrati, ma anche capaci di trattenere una certa quantità d'acqua da rilasciare gradualmente alle radici, e infine sono più leggeri del normale grazie alla presenza di fibre e materiali come la perlite e la vermiculite che li alleggeriscono. Un vero aiuto per evitare di appesantire terrazzi e balconi.
- Tutori o sostegni: indispensabili per le piante rampicanti e per certi ortaggi, vanno inseriti al momento del rinvaso e devono essere dell’altezza commisurata alla pianta coltivata. Per rampicanti esuberanti si possono inserire nel vaso o nella vasca gli appositi tralicci in plastica, legno o bambù.
- Vasca: per coltivare arbusti o piccoli alberi da frutto, offre quel minimo di profondità necessaria agli apparati radicali sviluppati. In plastica (più leggere), legno o graniglia di cemento (inamovibili), in genere parte da 50 x 30 x 40 cm e arriva fino a 1,20 x 40 x 50 cm circa. Attenzione: calcolate bene il peso finale, sia per la portata di balconi e terrazzi, sia nel caso dobbiate spostarla…