Pacciamatura: cos’è e come farla

La pacciamatura è una copertura che preserva il terreno dall’azione degli agenti atmosferici. Meglio se naturale o biodegradabile, vediamo insieme come farla.

La pacciamatura è una tecnica colturale che consiste nel ricoprire il terreno con materiale di vario tipo. È ecologica, cioè “viva” se viene realizzata con paglia, residui vegetali o altri prodotti di natura organica, al posto dei teli in materiale plastico, quasi sempre non biodegradabili.

Ricoprendo il terreno si verifica quello che avviene in natura, dove non esiste mai un suolo completamente scoperto, poiché è sempre rivestito da una vegetazione erbacea, arborea o mista, o comunque da fogliame o aghi.

Vediamo ora perché pacciamare e con quali materiali. Nella seconda parte descriviamo come stendere il pacciame e come irrigare sotto la pacciamatura.

Pacciamatura naturale o biodegradabile: perché farla?

Un terreno nudo è maggiormente esposto all’azione degli agenti atmosferici, per cui si inaridisce rapidamente sotto l’azione del sole e del vento, risultando così più povero di microrganismi animali e vegetali, che sono fondamentali per la fertilità del suolo stesso. Inoltre si compatta più facilmente e diviene in breve tempo duro e difficilmente lavorabile. In queste condizioni bisogna intervenire più frequentemente con le lavorazioni, soprattutto con quelle volte a rendere il terreno soffice, permeabile, aerato (sarchiature e zappature). Saranno necessari anche frequenti irrigazioni, particolarmente durante la stagione estiva.

Sotto una copertura adeguata, invece, il terreno si manterrà fresco e sciolto in modo che spesso si potranno evitare zappature e sarchiature. Le erbe infestanti (malerbe) vengono ostacolate nel loro sviluppo, poiché sotto la copertura filtra poca luce e i semi delle piante spontanee non riescono a germogliare. La temperatura di un terreno coperto è poi soggetta a minori sbalzi rispetto a un terreno nudo e ciò costituisce un indubbio vantaggio per gli ortaggi, particolarmente nelle prime fasi di sviluppo.

pacciamatura
Pacciamatura dell’orto con teli di iuta

Pacciamatura: i materiali per realizzarla

La scelta del tipo di copertura dipende anche dall’eventuale disponibilità “in proprio” di materiale organico. Se vi è facile l’approvvigionamento di paglia, rasatura di prato, compost non ancora maturo, potete realizzare un’ottima pacciamatura con poca spesa. Occorre che questi materiali vengano ben sminuzzati, cioè sottoposti a trinciatura prima di essere sparsi sul terreno, e distribuiti in uno strato sottile. È importante evitare l’impiego di materiale ancora verde che, quando piove molto, si inzuppa formando uno strato compatto che impedisce il passaggio dell’aria. In questo caso si avviano processi di fermentazione anziché di decomposizione, i quali non migliorano la fertilità del suolo, ma anzi possono provocare marciumi. Quando si spande il materiale vivo bisogna fare attenzione a non ricoprire anche i solchi destinati a ricevere i semi o le piantine. Il materiale di copertura non deve poi contenere semi di infestanti, né lumache o larve di insetti terricoli che potrebbero aggredire le piantine coltivate.

In alternativa, raccogliete in una sacca di tela pesante le ghiande e le castagne nei querceti e castagneti abbandonati. Una volta tornati a casa, lasciando i frutti nella sacca, armatevi di martello e, su un pavimento in cemento, pestate grossolanamente il contenuto della sporta: l’importante è rompere la “buccia” dei frutti, in modo che la polpa sia in evidenza. Prelevate tre manciate di spezzatura di ghiande o castagne per ogni arbusto o giovane albero, spargendo i pezzetti attorno al piede della pianta. Con una zappetta mescolate delicatamente la spezzatura al terriccio superficiale. Questa pacciamatura protegge le piante da forti abbassamenti di temperatura, mentre il freddo e le piogge contribuiranno a disgregare il materiale, restituendo alla terra preziosa sostanza organica, che in primavera renderà disponibile i sali minerali per le radici.

Un’alternativa altrettanto economica è rappresentata dalla segatura, che può essere utilizzata come pacciamatura invernale per proteggere il piede di piante delicate o da mescolare al compost o direttamente nel terreno (piccole quantità) per alleggerirlo e nutrirlo. Una sola avvertenza: di per sé la segatura di legna non è assolutamente nociva, tutt’al più risulta acidificante se proveniente da conifere (pini, abeti, larici, ecc.). Tuttavia, se proviene da manufatti (cassette da frutta, pallets, traversine ferroviarie, ecc.), risulta inadatta all’utilizzo in giardino: è facile che il legname sia stato trattato con impregnanti o vernici o altre sostanze chimiche, che potrebbero nuocere direttamente alle piante o ai prodotti orticoli.

Fra i materiali più efficaci, le cortecce (o i gusci) di conifere sono le più diffuse, anche perché facilmente reperibili in commercio in sacchi dai 20 litri in su: sono indicate per ogni tipo di coltura ornamentale, in particolar modo per le acidofile (azalee, rododendri, camelie ecc.), con l’unica eccezione delle piante calcifile (lavanda, timo, salvia ecc.) e dei rosai, che preferiscono altri tipi di materiale organico, come ad esempio la paglia. Si utilizzano spargendo uniformemente uno strato di 3-5 cm sulle aiuole, insistendo soprattutto attorno al piede degli arbusti, a partire dall’autunno. Ogni anno è necessario dare una rastrellata alla corteccia e aggiungerne di nuova. I risultati estetici, rastrellando ogni anno, si mantengono per circa 3 anni (molto però dipende dall’andamento meteorologico e dall’apporto di nuovo materiale pacciamante).

Se non disponete di materiale organico, potete ricorrere ai teli plastici biodegradabili: un esempio è dato dai teli in Mater-BiTM, una bioplastica derivata dal mais che svolge perfettamente la funzione pacciamante per un’intera stagione, ma poi si biodegrada senza inquinare, perché è a base di amidi vegetali (non geneticamente modificati).

Da evitare invece i classici teli in plastica nera, non biodegradabili, che al massimo in 2-3 anni si lacerano obbligando comunque a sostituirli, e creano quindi problemi per lo smaltimento.

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