“Testa di rapa!”. Un bonario insulto che i genitori di una volta rivolgevano ai propri figli quando commettevano una sventatezza, a indicare che nel cervello erano “vuoti come una rapa”.
“Sa proprio di rapa”. Una frase che indica un cibo (o una persona) che non sa di niente, che non ha personalità.
Con queste premesse, non viene assolutamente voglia di coltivare rape… Ma sbagliamo, perché questo ortaggio “povero” (di gusto, di calorie, di nutrienti e perfino di cure e di esigenze ambientali) in realtà fa della propria “neutralità” un punto di forza, rendendolo adatto a mille preparazioni gastronomiche e a mille luoghi e situazioni di coltivazione. Per questo è stato riscoperto recentemente dalla gastronomia stellata, e merita un posto anche nel nostro orto domestico.
Com'è fatta la rapa
Brassica rapa subsp. rapa (famiglia Crucifere o Brassicacee) è un ortaggio da radice, che è a fittone allargato, bianco o viola. Le foglie al colletto hanno un lungo picciolo, sono scabre, ondulate, lobate, di colore verde intenso. Nel secondo anno produce un’infiorescenza a grappolo, di piccoli fiori gialli a 4 petali, da cui derivano poi frutti ad achenio.
Ama i climi temperati e umidi e resiste bene fino a –10 °C. È sconsigliabile la coltivazione nelle regioni costiere mediterranee, perché le temperature troppo elevate compromettono la formazione della radice.
Il ciclo biologico
La rapa è un ortaggio originario della Siberia occidentale, quindi perfetto per la coltivazione in zone fredde e anche gelide; non ama viceversa le aree troppo calde, e quindi non è consigliabile per il Sud Italia costiero che neppure in inverno raggiunge basse temperature.
È una Crucifera a ciclo biennale, che viene impiegata solo come annuale nell’orto. Nel primo anno, infatti, produce la radice carnosa di 5-10 cm di diametro, di forma e dimensioni varie (globosa, globoso-appiattita, allungata) a seconda delle varietà; il colore della radice è bianco-giallo, con tonalità viola o verdi; la polpa è bianca e croccante. Nel secondo anno, invece, la pianta fiorisce, e la radice non è più commestibile per la durezza che assume.
Per una radice croccante
Si adatta a diversi tipi di terreno, ma preferisce quelli profondi, freschi e ben drenati, non troppo compatti, ovviamente senza sassi o detriti, con pH compreso tra 6,5 e 7,5 e bassa salinità. Si semina fra luglio e settembre a spaglio o su file distanti 20 cm, interrando il seme a 1-2 cm (20-30 piante/mq). Il concime organico (letame o stallatico secco) va incorporato alla lavorazione del terreno, in primavera. Ha bisogno di moderati apporti di azoto durante tutta la coltivazione e di numerose e abbondanti irrigazioni dalla semina alla raccolta, per evitare che la radice risulti dura e stopposa, a tanto maggior ragione se viene allevata in contenitore. Il terreno va sempre mantenuto libero da erbacce, che si eliminano a mano (“scerbatura”).
Come tutte le Crucifere, anche la rapa non può seguire piante della stessa famiglia, né di quella delle Solanacee; è vantaggioso l’abbinamento nella stessa parcella a Leguminose o Composite.
Rapa anche in vaso
Può essere coltivata anche in contenitore, purché profondo (misure: almeno 30 x 30 x 30 cm per una singola pianta) e con ottimo drenaggio sul fondo. Il terriccio deve essere del tipo specifico per orto, con aggiunta di una metà di sabbia. Come si diceva, in questo caso le irrigazioni devono essere frequenti, soprattutto durante l’estate, ma anche nel primo autunno se non piovesse a sufficienza. Non dimentichiamo di concimare con un fertilizzante liquido biologico universale aggiunto ogni 15 giorni all’acqua d’annaffiatura.
Dura a lungo
La raccolta si effettua da ottobre a marzo, a distanza di 2-3 mesi dalla semina. Può essere scalare o tutta in una volta, ma le radici devono aver raggiunto un diametro di 5-10 cm: in genere emergono leggermente dal terreno, ma si può anche scalzare leggermente il colletto per verificarle. Le radici, ripulite dal terriccio (ma non lavate) e private delle foglie, possono essere conservate in cantina per 2-3 mesi o nel reparto verdure del frigo per 3-4 mesi.
Sono molto diffuse e apprezzate due cultivar: la rapa bianca Palla di Neve, con radice di media grossezza, tonda, a scorza e polpa bianca; e la rapa di Milano a Colletto viola, con radice di media taglia, discoidale appiattita, a scorza viola nella parte superiore e polpa bianca.
Rapa in cucina
Chi ama i piatti semplici lessa le rape in poca acqua e le condisce con olio, sale ed eventualmente pepe e/o aceto. Si possono anche tagliare a cubetti e stufare in olio e cipolla in padella. Ma le rape entrano anche nel minestrone e nel passato di verdura, e nelle fricassee di verdura con patate e zucca o con patate, peperoni e pomodori, diventano l’ingrediente principale della vellutata. Le foglie si possono cuocere e usare come gli spinaci. Essendo ampiamente coltivata nelle regioni del Nord Europa, lì viene impiegata anche come ortaggio conservato sott’olio, sott’aceto, in salamoia e aromatizzato con varie spezie.
Dal punto di vista nutrizionale, effettivamente la rapa non è molto interessante: è ricca di acqua, sali minerali come sodio, potassio, calcio e fosforo, e un po’ di vitamina C. Attenzione, però: contiene sostanze che interferiscono con l’attività tiroidea, quindi è sconsigliata a chi abbia disfunzioni della ghiandola.
Infine le foglie, se non utilizzate in cucina, si possono incorporare al terreno (se libere da parassiti) a fine coltivazione, spezzettandole con la normale lavorazione del suolo, come se fossero piante da sovescio, in modo da arricchire la terra di sostanza organica.
Non è la cima di rapa
La rapa non va confusa con la cima di rapa (Brassica rapa subsp. sylvestris var. esculenta), che viene coltivata per l'utilizzo delle infiorescenze e della parte tenera del fusto con le foglie, come verdura cotta. Ne esistono numerose varietà, tipiche della Puglia, della Calabria e della Campania È una produzione tipicamente mediterranea del periodo autunno-invernale.
Le varietà si classificano in base all’epoca di fioritura: precoci, adatte alla coltivazione in zone dove l’inverno è più freddo o per semine ritardate; medio-tardive, da coltivare in zone a clima mite; primaverili a maturazione tardiva dopo la pausa invernale. Le varietà quindi si chiamano Quarantina, Sessantina, Novantina, Centoventina, Marzatica o Aprilatica, in base ai giorni che intercorrono dal germogliamento alla fioritura. Ricordiamo che le cime di rapa vanno raccolte quando i fiori sono ancora in bocciolo, perché se si schiudono ammantandosi di giallo diventano immangiabili.
Nel Nord Italia in genere si seminano varietà medio-precoci come la Sessantina e la Quarantina in agosto, per poter raccogliere prima dell’arrivo del gelo. Nel Sud, invece, la semina viene condotta per tutto settembre, con varietà come la Sessantina, la Novantina, la Centiventina e alla Marzatica.