Mirtillo gigante americano, come coltivarlo

Per il consumo fresco si coltiva il mirtillo gigante americano, dai grossi frutti abbondanti. Ecco le regole precise per coltivarlo. Con un video sulla potatura

Già noto all’uomo fin dai tempi preistorici, il mirtillo è un arbusto spontaneo delle regioni settentrionali d’Europa e dell’America del Nord.

Affini al rododendro e alle azalee, i mirtilli appartengono alla famiglia delle Ericacee. I mirtilli costituiscono il genere Vaccinium, che comprende circa 400 specie. Quello tipico europeo, che cresce spontaneo, è il Vaccinium myrtillus oggi utilizzato dall’industria delle confetture e degli sciroppi (e un tempo anche come pianta tintoria); le varietà coltivate per il consumo fresco, dette anche mirtillo americano o gigante, derivano dal Vaccinium corymbosum, un arbusto selezionato nel XX secolo in America nella regione dei grandi laghi.

Il clima per il mirtillo gigante americano

Contrariamente al mirtillo selvatico che ama i luoghi freschi e l’esposizione a nord, il mirtillo gigante americano coltivato ama le posizioni soleggiate. Può essere coltivato così anche fino a 1.000 m di altitudine; per il Sud Italia, invece, è necessario verificare la scelta varietale, perché le normali cultivar crescono con difficoltà in climi troppo miti. È dunque necessario mettere a dimora specifiche varietà a basso fabbisogno in freddo.

Il terreno e l'impianto

Il mirtillo esige un terreno molto acido, con pH compreso fra 4 e 5,6, organico, ma senza ristagni. L’apparato radicale è infatti molto primitivo e in terreno neutro non riesce ad assorbire il ferro e altri microelementi; non sopporta l’asfissia radicale.

È necessario effettuare un’analisi del terreno prima dell’impianto e intervenire di conseguenza, normalmente con l’uso di materiali organici e con l’uso dello zolfo. Terreni leggermente acidi, ma privi di calcare, possono essere adattati al mirtillo, con la distribuzione di torbe acide, segatura, corteccia e con l’aggiunta di zolfo. Nella stagione precedente l’impianto, 25 g di zolfo per mq permettono, grazie all’azione dei solfobatteri, l’abbassamento di un punto di pH.

Per impianti non professionali è molto più semplice utilizzare torba per piante acidofile (es. azalee e rododendri), sia in vaso, sia in buche.

Le piante coltivate in contenitori possono essere messe a dimora tutto l’anno, ma il periodo più adatto è novembre per il Centro-Sud e inizio primavera per il Nord Italia. Per le comuni varietà si consiglia una distanza tra le piante di 80 cm e tra le file di 250 cm.

Irrigazione

Il mirtillo ha un fabbisogno idrico e di elementi minerali piuttosto limitato, ma continuo durante la stagione. Inoltre l’apparato radicale, molto semplice, non è in grado di traslocare l’acqua assorbita da un lato della pianta all’altro.

È quindi molto utile prevedere un impianto irriguo a goccia, con due gocciolatoi ai lati di ogni pianta, oppure un impianto di aspersione sottochioma.

Importante ricordare che l’acqua di irrigazione non deve contenere carbonati, altrimenti è necessario raccogliere e utilizzare acqua piovana.

Concimazione

Per facilitare la decomposizione della sostanza organica senza creare carenze alla pianta, è utile distribuire regolarmente solfato ammonico, a reazione acida, in ragione di 20 g per mq e per anno.

Il mirtillo non sopporta l’azoto nitrico e lo ione cloro, per cui la scelta del concime minerale complesso dovrà tener conto di queste esigenze, al pari della altre piante acidofile. La distribuzione di 20 g/mq di concime minerale a reazione acida è di norma sufficiente.

Potatura

Il mirtillo va regolarmente potato in inverno, in maniera di mantenere per ogni pianta 3-4 rami produttivi, altrettanti giovani e qualche nuovo pollone che andrà poi a sostituire le branche più vecchie che vanno rinnovate ogni 4 o 5 anni.

Per effettuare la potatura è importante saper riconoscere le varie parti della piante: i piccoli frutti crescono sulle gemme apicali dei rametti più nuovi, sulla cui parte basale si trovano invece le gemme vegetative. I giovani rametti, ovvero i brindilli, crescono sulle branche, la parte principale della pianta, costituita da polloni ormai cresciuti.

Nella potatura è fondamentale eliminare le ramificazioni più vecchie, che si riconoscono dal colore. Non vanno recise tutte le branche, ma solo quelle considerate in posizioni scomode o che non presentano rami più giovani che genererebbero una buona fruttificazione.

È bene tenere 3-4 branche, mentre sono sufficienti uno o due polloni: anche in questo caso vanno eliminati quelli eccedenti, lasciando quelli posizionati in modo da non interferire con la struttura della pianta.

L’ulteriore accortezza è quella di eliminare parte dei rametti presenti sui brindilli produttivi: questo permette di prevenire un’eccessiva fruttificazione che ne diminuirebbe la qualità.

Ecco il nostro video tutorial realizzato in collaborazione con BerryPlant Verona, in cui l’esperto vi mostrerà come procedere per ottenere una potatura perfetta:

 

 

Per approfondire

MIRTILLI
sul balcone, in terrazzo, in giardino
28705 - Ultima modifica: 2019-08-09T17:23:59+02:00 da Elena Tibiletti
Mirtillo gigante americano, come coltivarlo - Ultima modifica: 2019-08-17T07:16:58+02:00 da Redazione Passione In Verde