Diciamolo subito: coltivare carciofi non è semplice! Bisogna avere comunque una buona pratica di orticoltura, parecchio terreno a disposizione e una buona quantità di tempo. Le piante vi ripagheranno con il sapore delizioso dei capolini e con le proprietà benefiche dell'ortaggio.
Lo spazio e il ruolo della carciofaia
Il primo aspetto da prendere in considerazione, se pensate di piantare carciofi, è che si tratta di una coltura pluriennale, come l’asparago. Questo significa occupare uno spazio in modo permanente. Se il terreno è poco, conviene quindi cercare di sfruttare al meglio lo spazio dell’orto ricavando una bordura perimetrale nei lati esposti a sud e ovest, in cui piantare uno o due filari di carciofi che per almeno 3-5 anni potranno fornire il loro prezioso raccolto. Nel Sud, dove il clima è d’aiuto, le carciofaie possono durare fino a 10 anni.
Il filare di carciofi avrà anche un ruolo decorativo: il grande fogliame dalle sfumature metalliche è curioso e ornamentale, e si può decidere di lasciare qualche carciofo tardivo sulla pianta, per assistere in estate alla bellissima fioritura di colore azzurro-viola intenso. Anche recisi, i fiori del carciofo durano molto a lungo e abbelliscono le composizioni in vaso con i loro effetti cromatici particolari.
Inoltre, l’area destinata alla carciofaia può essere utilizzata anche come area ortiva vera e propria, associando alle piante di carciofo altri ortaggi a ciclo estivo e poco radicanti, come lattughe da cespo e da taglio, ravanelli, rucola e radicchietto selvatico nel periodo autunno e inverno.
Dove coltivare carciofi
Il carciofo (Cynara cardunculus var. scolymus) predilige climi temperati e asciutti e, nonostante si coltivi in tutta Italia, preferisce il Sud e le coste. Gradisce temperature di 18-22 °C, è sensibile alle brinate e già intorno a 0 °C può subire lessature agli organi fiorali e sollevamento della cuticola delle brattee.
Sono adatti terreni di medio impasto, ben dotati in silice o calcare, non freddi, drenati e permeabili. È una pianta che si adatta anche a suoli argillosi, torbosi o leggermente salmastri. Il terreno deve essere fertile, precedentemente arricchito con letame in pellet o in polvere.
Non è coltivabile in vaso, se non di dimensioni davvero grandi e profonde, e comunque con esiti non particolarmente interessanti.
Le varietà migliori
Numerose sono le cultivar attualmente sul mercato. La scelta della varietà è basata sulla forma dei capolini, sulla spinosità, sul colore delle brattee e sull'epoca di raccolta.
Tra le varietà più note il Catanese, con capolini cilindrici, di media pezzatura e dalle brattee inermi, sfumate di viola su fondo verde. Stesse caratteristiche per il Violetto di Sicilia, il Violetto di Brindisi e il Locale di Mola. Il carciofo Romanesco è una varietà pregiata, per produzioni primaverili; è caratterizzato da capolini sferici, grossi e di colore viola su fondo verde, e da brattee inermi. Il Violetto di Toscana, apprezzato in Maremma e nel Fiorentino, offre produzioni primaverili e presenta capolini ellittici, di media pezzatura e lievemente spinati. Tra le cultivar spinose, diffusi sono lo Spinoso Sardo, lo Spinoso Ligure e il Violetto Spinoso di Palermo, con capolini compatti, di media pezzatura e di colore verde-violetto. È noto anche il Violetto di Provenza, rifiorente, con capolini medio-piccoli, compatti e di colore viola.
Da seme, da piantina, da carduccio, da ovoli
Partire da seme è cosa delicata, da esperti; occorre essere consapevoli che si otterranno carciofi piccoli, spesso molto spinosi, e che occorre molto tempo. Comunque, le semine si eseguono in semenzaio, all'aperto o in coltura protetta (in inverno), o in pieno campo a partire da maggio.
Conviene sicuramente acquistare a fine inverno o in autunno le piantine pronte, che sono reperibili nei buoni garden center e consorzi agrari in diverse varietà anche locali.
Si può anche iniziare la coltivazione dal carduccio, ossia i polloni con radici e foglie che si si sviluppano da gemme nella parte sotterranea del fusto e si possono prelevare al piede delle piante in produzione. Le piante mature, se ben coltivate, ne producono in quantità, e alcuni punti vendita propongono i carducci in primavera per chi preferisce questo sistema, un poco più lento delle piantine pronte ma più sicuro. Si prelevano da piante di oltre un anno e devono presentare un buon numero di radici e 4-5 foglie ben sviluppate. Negli impianti per produzioni primaverili si asportano dalla pianta madre in ottobre, poi si trapiantano, s’irrigano e si rincalzano con terra o paglia per proteggerli dal gelo. Le raccolte, all'inizio molto scarse, cominciano nell'aprile dopo il trapianto. Per carciofaie a produzione autunnale i carducci si asportano e si interrano in primavera, fornendo acqua in abbondanza.
Gli ovoli, rami quiescenti con gemme apicali e laterali situati nella parte sotterranea del fusto, sono carducci non ancora entrati in fase riproduttiva. Si utilizzano per carciofaie a raccolta autunno-invernale e primaverile. Si staccano dalla pianta madre tra giugno e agosto, si puliscono dalle foglie secche, si pongono nella paglia e si mantengono inumiditi. Dopo 8- 10 giorni, a germogliazione avvenuta, i getti migliori si collocano a dimora e s’irrigano di frequente.
Come si fa la carciofaia
Preparate il terreno lavorandolo a 40- 60 cm e interrando letame ben maturo, compost o ammendanti organici: raramente le piante manifestano carenze nutrizionali. L'azoto, distribuito in dose di 150-200 g/10 mq, va frazionato all'impianto, alla ripresa vegetativa, alla scarducciatura e alla comparsa dei capolini.
L’impianto va fatto in buche larghe e profonde almeno 30 cm, badando di non interrare il colletto della pianta.
È meglio sistemare le piante di carciofo in file distanziate tra loro 90-120 cm, mentre tra una pianta e l’altra nella stessa fila si lasciano in genere 70-100 cm.
Le cure per la carciofaia
L'irrigazione va somministrata per tutto il ciclo colturale, in particolare al momento dell'impianto, per favorire l'attecchimento di carducci e ovoli. Può essere eseguita per aspersione laterale o per scorrimento.
La scarducciatura è un'operazione di potatura indispensabile per liberare la pianta dai carducci in eccesso che potrebbero limitarne lo sviluppo vegetativo. Viene eseguita in autunno lasciando sulla pianta uno o due germogli.
La sarchiatura è necessaria per contrastare lo sviluppo delle infestanti, arieggiare il terreno e interrare i concimi.
Su piccole superfici le raccolte si effettuano a mano e prevedono l'asportazione dei capolini con una porzione di gambo di almeno 20 cm e con brattee ancora ben serrate, da settembre alla primavera. Gli steli dai quali sono stati staccati i carciofi vanno tagliati alla base dopo la raccolta per evitare una inutile perdita di energia.
Nell'orto, su 100 mq di superficie è possibile ottenere una produzione di 80-100 kg di capolini.
Dopo la raccolta, che in genere è scalare, occorre reintegrare il suolo con nuovi apporti di concime e irrigare bene in primavera e in estate se il clima si mantiene molto caldo e asciutto; la terra non deve seccare intorno ai fusti, che meritano una conchetta per meglio assorbirla e convogliarla in profondità.