La potatura è fondamentale, anche nel caso degli arbusti ornamentali, sulle giovani piante perché deve impostarne l’impalcatura definitiva, che deve essere funzionale alla vita dell’esemplare e bella dal punto di vista estetico. Sui soggetti adulti in genere si pratica un taglio di contenimento della sagoma e di svecchiamento delle parti troppo mature.
Potatura arbusti: i tipi di taglio
L’inclinazione di taglio. Il taglio deve essere sempre obliquo rispetto alla lunghezza del ramo (unica eccezione: la potatura di piante a gemme opposte, in cui sarà piatto, cioè perpendicolare alla lunghezza). Anche l’inclinazione è importante: dovete formare un angolo di circa 45° con la gemma, rivolgendo sempre verso di essa la sommità del taglio. Non tagliate mai a filo della gemma: rischiate di danneggiarla. Non lasciate monconi sopra la gemma: portano solo via forza alla pianta.
Il taglio lungo. Si tende a lasciare ampie porzioni di ramo quando si pota in estate (“potatura verde”) per non togliere troppa energia alla pianta; quando l’arbusto ha funzione schermante per non annullarla; quando l’arbusto è molto vigoroso perché un taglio basso provocherebbe un ricaccio notevole; quando si tagliano rami vigorosi su una pianta nel complesso debole, per il medesimo discorso.
Il taglio corto. Effettuate un taglio corto (lasciando 10-30 cm di ramo a seconda della taglia della pianta) quando potate in inverno perché l’esemplare non si depaupera; quando potate lontano dalla fioritura perché l’arbusto potrà ricostituire le gemme da fiore in tempo; quando il soggetto è debole per spingerlo a produrre rami vigorosi; quando i rami sono stentati per lo stesso motivo.
Il taglio su gemme alterne. Quando le gemme sono alterne, vale l’indicazione del taglio obliquo di 45°, da praticarsi circa 3-4 mm sopra la gemma che si intende conservare. Sbagliatissimo invece tagliare a perpendicolo, magari nel mezzo fra due gemme consecutive: lascereste un moncone inutile, per giunta con ristagno d’acqua in cima al ramo, possibile porta di infezioni fungine.
Il taglio su gemme opposte. Quando le gemme sono disposte una di fronte all’altra sul ramo, il taglio dovrà essere orizzontale, cioè perpendicolare alla lunghezza del ramo. Effettuatelo a 4-5 mm dalla coppia di gemme che intendete salvare. Non tagliate assolutamente in obliquo: danneggereste la gemma a valle del taglio, sia meccanicamente con le forbici, sia a causa dello scolo dell’acqua che si viene a determinare.
La capitozzatura. È un taglio molto drastico che porta via tutta la cima dell’arbusto, lasciando solo il fusto principale. I tagli drastici sono sempre da evitare: vengono spesso praticati con l’intenzione di eliminare la maggior parte dei rami così da ottenere uno sviluppo ridotto del fogliame nell’estate successiva. L’errore sta nel ritenere che le dimensioni della pianta rimangano quelle date dalla potatura. Invece il soggetto potato troppo energicamente reagisce in primavera producendo una massa di rami e di foglie almeno doppia di quanto avrebbe fatto con una potatura normale... In aggiunta, si tratta di un eccesso di rami molto deboli, che si rubano forza e luce a vicenda, senza mai riformare un cespuglio armonico. In sostanza, la capitozzatura non va MAI praticata, salvo rarissimi casi (es. salici).
Potatura: quali rami tagliare
Legno morto. Tutto il legno morto, malato, seccato o spezzato va sempre eliminato prontamente. Riconoscere il legno morto in estate è facile: le foglie cadono e, per ulteriore conferma, basta spezzare il rametto, cosa che avverrà con molta facilità perché appunto i tessuti sono ormai secchi. Tagliate fino a un paio di centimetri di legno vivo (verde).
In inverno invece, quando la vegetazione manca, l’unico modo per accertarsi della morte del legno è spezzarlo: se oppone resistenza e i tessuti interni sono verdi, è ancora vivo. Fanno eccezione i sempreverdi, dove la vitalità si riconosce appunto per la persistenza di fogliame verde. In alternativa, durante l’estate potete legare un nastro colorato (tipo quelli da regalo) sui rami secchi da tagliare poi in inverno (ma sarebbe meglio eliminarli non appena si manifestano: a volte il seccume è indice di malattia in progressione).
Il legno seccato si riconosce per le foglie secche che rimangono in genere appese al rametto: è un fenomeno improvviso (spesso dovuto a malattia) che non dà modo al fogliame di cadere.
Il legno malato di solito evidenzia sulla corteccia escrescenze (cancerose), essudati appiccicaticci o gommosi, rosure di segatura (dovute a insetti che rodono il legno interno), colorazioni differenti (più chiare o più scure) e localizzate. Tagliate entrando per almeno 20 cm nel legno sano.
I rami spezzati vanno potati 4-5 cm sotto il punto di rottura.
Rami forti e rami deboli. Raramente su una stessa pianta i rami presentano tutti lo stesso vigore: in genere convivono rami robusti e di buon diametro con rami stentati ed esili. I primi vanno solo leggermente spuntati, per evitare che crescano con ancora maggior vigoria; i secondi invece vanno tagliati di due terzi per costringerli a ributtare con forza.
Foglie verdi e foglie variegate. La variegatura del fogliame di specie normalmente a foglia verde è stata ottenuta per selezione dai floricoltori e non è un carattere stabile: capita che appaiano rami con fogliame interamente verde, più robusti perché portano il carattere dominante. Vanno immediatamente recisi, perché la dominanza – se non rimossa – si estende rapidamente a tutto l’arbusto, perdendo così in modo irreversibile la variegatura.
I polloni. Molti sono gli arbusti che producono polloni, vale a dire getti che provengono da gemme sotterranee e che vengono emessi al colletto durante tutta la bella stagione. Se desiderate un portamento a cespuglio, ne potete lasciare un certo numero, tagliando alla base quelli più stentati. Se invece desiderate un alberetto o un cespuglio con 4-5 fusti, ricordatevi di tagliarli costantemente (meglio ancora sarebbe strapparli a forza, in modo da levare anche qualche gemma sotterranea).
I succhioni. Non sono sinonimo di “polloni”, anche se spesso vengono confusi con questi. Un succhione è un germoglio proveniente dalla zona del colletto o della ceppaia di taluni alberi o arbusti, rosai compresi. I succhioni però, a differenza dei polloni, provengono dal portainnesto, sono molto vigorosi e con andamento eretto: se si lasciano indisturbati, lignificano a formare un cespuglio che toglie vigore all’innesto, portandolo progressivamente a morte e lasciando in vita solo il selvatico. I succhioni, che si riconoscono a volte anche per le foglie differenti dalla varietà coltivata, vanno sempre strappati alla base appena si formano; se sfuggono e quindi non si riesce più a strapparli, vanno tagliati il più vicino possibile alla radice o al colletto, per “inibire” la gemma che li farebbe sviluppare di nuovo.
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