Proviene dall’Estremo Oriente (Cina, Giappone, Corea, Taiwan, Indonesia) e scava gallerie nei rami degli alberi: per questo è stato chiamato tarlo asiatico, quando è arrivato in Italia nel 1997, inizialmente nella zona tra Milano e Varese ed estendendosi poi a macchia di leopardo in tutta la Val Padana.
Il suo nome scientifico è Anoplophora chinensis ed è un coleottero cerambicide xilofago, vale a dire mangiatore di legno: non ha preferenze e si nutre di latifoglie sia arbustive che arboree, costituendo un grave pericolo non solo nei giardini e parchi, ma anche nei boschi e nei vivai, perché erode i tessuti legnosi di oltre 50 specie, fra cui aceri, betulle, faggi, platani, noccioli, salici, carpini, ontani, agrumi, melo, pero, gelso.
Com'è fatto il tarlo asiatico
![Adulto di tarlo asiatico (Anoplophora chinensis).](https://passioneinverde.edagricole.it/wp-content/uploads/sites/24/2015/05/anoplophora-300x198.jpg)
L’adulto ha una livrea nera con macchie bianche. La femmina misura circa 35 mm, mentre il maschio può superare i 25 mm, ambedue sono muniti di lunghe antenne che misurano da 30 a 70 mm.
Il ciclo biologico si svolge in un anno. L’uovo, di forma allungata e colore bianco panna, può raggiungere i 5 mm di lunghezza; viene deposto singolarmente dalla femmina, che incide con le mandibole il legno, alla base del fusto e sulle radici affioranti.
Le larve sono anch’esse bianco panna; il capo è leggermente appiattito e brunastro; a maturità raggiungono 45-55 mm di lunghezza. Si nutrono di legno scavando gallerie nel fusto e sulle radici, inizialmente in superficie e poi approfondendosi nei tessuti legnosi delle parti basali del fusto.
L'impupamento avviene nelle zone più alte delle gallerie di alimentazione. Con lo sfarfallamento (che si svolge da inizio giugno a fine agosto), appaiono i fori d’uscita, di notevoli dimensioni (15-20 mm), localizzati in prevalenza a livello del colletto o subito al di sopra. Gli adulti si nutrono di corteccia, su cui lasciano erosioni longitudinali lunghe 1-7 cm, e di parti vegetali dell’anno. Ogni femmina depone 60-70 uova.
Che danni fa
È evidente che il danno è meccanico: alberi parzialmente cavi al loro interno risultano indeboliti, esposti a rotture e schianti con il vento, la pioggia e la neve, ma anche a infezioni fungine, che trovano “la porta aperta” nei fori delle gallerie.
Come si combatte
Contro questo insetto è stato emanato un decreto di quarantena (D.lgs. 19/08/2005) e di lotta obbligatoria (D. Min. 9/11/2007), il che significa che ogni sintomo sospetto va immediatamente segnalato agli uffici di competenza (Servizio fitosanitario regionale, Comuni ecc.) e, se il parassita è effettivamente presente, la pianta va abbattuta con le modalità imposte dal Servizio fitosanitario.
Fanno eccezione gli alberi importanti, per i quali si effettua un’indagine di stabilità, e solo in caso di forte compromissione dell’albero, si procede con l’abbattimento, mentre in caso di condizioni di stabilità meccanica accettabili si prendono opportune precauzioni per limitare la diffusione dell’insetto e tutelare il vegetale da ulteriori problemi fitosanitari.
In Lombardia vige inoltre il divieto d’impianto delle specie più appetite dal coleottero. Infatti, il tarlo asiatico non è un parassita qualunque, perché crea pericoli per l’incolumità delle persone se non vengono tempestivamente individuate le piante attaccate e indebolite. Inoltre, la buona capacità di volo e la commercializzazione di materiale vegetale infestato ma non ancora individuato (finché non sfarfallano gli adulti, i fori non ci sono) ne favoriscono la propagazione. Ecco il perché della lotta obbligatoria, alla quale devono partecipare i tecnici del settore, le istituzioni e i cittadini, segnalando le anomalie.
Soprattutto chi abita in Lombardia, Piemonte e Veneto deve monitorare tra giugno e agosto i germogli e soprattutto i colletti di alberi e arbusti per individuare rosure superficiali, che indicano la presenza di adulti, quindi la possibilità di deposizione delle uova e di consistente aggravamento del problema nelle stagioni successive. In questa fase è ancora possibile intervenire ostacolando la deposizione o cercando di colpire le giovani larve, trattando con prodotti a base di imidacloprid, che agisce contro gli adulti (intervenendo tra giugno e fine agosto) e contro le larve (irrorando i tronchi da marzo a dicembre).
Si sta lavorando (per esempio all'Ars Usda, European biological control laboratory di Montpellier in Francia) per accertare se esistano parassitoidi con i quali effettuare la lotta biologica.