prato fiorito
Prato fiorito: facile, bello e senza bisogno d'acqua.
Agli antipodi del prato all'inglese, il prato fiorito è ricco di colori naturali, ha bassissima manutenzione e scarsa richiesta d’acqua

Fino a pochi anni fa il prato fiorito era, paradossalmente, appannaggio degli Inglesi che, accanto al “prato all’inglese” verdissimo e foltissimo, coltivano da sempre anche un’idea di naturalità e libertà sconosciute in Italia. Oggi però il prato fiorito diventa una valida alternativa al tappeto erboso verde, perché resiste alla siccità molto meglio della classica erba: con il cambiamento climatico possiamo scordarci del tipico prato verde che chiede acqua, acqua, acqua e poi ancora acqua. D’ora in poi, con i razionamenti in varie zone d’Italia, tutta quest’acqua non è più assicurata, portando al disseccamento dell’erba che lascia poi il terreno nudo.

Il prato fiorito risolve il problema perché, essendo composto da specie spontanee – adattate da millenni ai rovesci meteorologici – molto più facilmente si mantiene bello anche con pochissima acqua (d’acquedotto o piovana) e con temperature elevate. In più, è un prato a bassa manutenzione

Prato fiorito, un arcobaleno di vantaggi

Il prato punteggiato di corolle variopinte rappresenta un’alternativa al tappeto erboso, soprattutto quando c’è poco tempo o scarsa voglia di curarlo assiduamente, programma di irrigazioni compreso. Il prato fiorito si taglia pochissimo durante la bella stagione, visto che lo scopo è proprio quello di lasciar andare a fiore le diverse specie. Ugualmente, va innaffiato solo in casi d’emergenza, perché le piante che lo compongono sono abituate, in natura, a crescere in condizioni tutt’altro che favorevoli. Per lo stesso motivo, risulta inutile anche la concimazione, se non in casi eccezionali di estrema povertà del terreno. Nel contempo, le erbacce non rappresentano più un problema, perché i fiori spontanei che lo compongono sono di per se stessi “piante infestanti”, almeno secondo l’accezione comune. Dulcis in fundo, non necessita di una risemina, perché le specie selvatiche si propagano o si autodisseminano da sé.

Una scelta etica

Questi i vantaggi tecnico-pratici. Ma esiste un’ulteriore considerazione a favore del prato fiorito, i cui vantaggi rientrano fra le scelte etiche. Un tappeto erboso pieno di piante differenti consente, nel suo piccolo, di conservare la biodiversità vegetale, anche se in realtà le specie da prato hanno ben poco di raro o minacciato d’estinzione...

E poi, la biodiversità nel Regno vegetale porta con sé un ampliamento del numero di specie animali, con conseguente incremento della biodiversità faunistica sia di base (invertebrati, come molluschi, anellidi, aracnidi e insetti) sia a livello superiore (micromammiferi, quali toporagni, ricci, e di conseguenza macrofauna, come Turdidi, piccoli rapaci, tassi e istrici). Il beneficio, stavolta di carattere ecologico, si riflette su tutto l’ambiente circostante, perché – si sa – nulla di ciò che c’è in natura è un’isola!

Disegnare la Natura con il prato fiorito

È (tristemente) noto che qualsiasi superficie erbosa, se lasciata priva di cure, tende a riempirsi di piante estranee che, prima o poi, fioriscono. Tuttavia, è evidente che i tempi prestabiliti dalla Natura sono un tantino lunghi, prima di riuscire ad avere un prato soddisfacentemente omogeneo. Per accelerare il corso, si possono seminare le singole specie(magari raccogliendone i semi in campagna) o gli appositi miscugli per prati fioriti, o anche trapiantare le specie spontanee raccolte in campagna secondo il piacimento.

Giova precisare che, proprio per l’impronta di naturalità della “creatura”, il nostro intervento non può sostituire quello della Natura. Ciò significa che, negli anni, la veduta cambierà di continuo, perché alcune specie scompariranno, sostituite da altre che arriveranno, portate dal vento o dagli animali. Alcune piante poi prenderanno il sopravvento su altre, soprattutto in situazioni limite, com’è il caso di terreni calcarei, ombrosi, umidi ecc. Insomma, assisterete da vicino a un incessante divenire, che replica in miniatura il grande ciclo naturale.

Come realizzare il prato fiorito

Prima di scegliere che cosa seminare, bisogna capire quali sono i fattori che incidono sul terreno, a partire dall’esposizione, passando per la fertilità, la tessitura e il drenaggio del suolo, fino alla reazione, acida o basica, eventualmente avvalendosi dell’aiuto di un agronomo o di analisi di laboratorio. Va sottolineato che, contrariamente alla norma, nel progetto vincono i terreni meno fertili, perché selezionano le specie più frugali e resistenti. Fanno eccezione i suoli argillosi e quelli sabbiosi, che necessitano di una piccola correzione mediante un fertilizzante organico (letame maturo o humus) da incorporare durante la lavorazione del terreno, per evitare il crepacciamento nel primo caso e il disseccamento nel secondo. In base alle caratteristiche del terreno sopra elencate, si scelgono le pianteche vi si adattino, per assicurarsi fin da subito un buon risultato. Se il prato risulta inizialmente invaso da gramigna, convolvolo, stoppione e consolida, non si può prescindere da un buon diserbo preliminare, perché si tratta di piante per niente decorative che soffocano ogni altra forma di vita con i loro stoloni perenni.

Partendo da zero, per ottenere un effetto naturale bisogna sparpagliare le sementi (di graminacee e di piante da fiore) con uniformità su tutto il letto di semina, preparato come per il tappeto erboso tradizionale. Se invece si desidera trasformare un prato preesistente, bisogna creare un apposito semenzaio (per esempio, togliendo piccole strisce di cotico qua e là), dal quale trapiantare a dimora le piantine, in modo da evitare la competizione con le graminacee adulte. In entrambi i casi, dal secondo anno in poi si potranno aggiungere le piantine che più piacciono semplicemente trapiantandole laddove le si desidera.

Il periodo migliore per procedere è settembre-ottobre, seguito da febbraio-marzo.

Le cure successive

Trascorsi due o tre anni (il tempo dell’assestamento), giunge il momento di decidere se lasciar fare alla Natura o se intervenire per favorire alcune specie rispetto ad altre (per esempio, il papavero soccombe di fronte all’invadenza del tarassaco). Gli interventi consistono sostanzialmente negli sfalci, condotti appena prima della fioritura delle specie più “espansive” o che meno piacciono, preservando accuratamente i boccioli delle piante da incentivare.

Di norma, un prato fiorito va sfalciato da un minimo di una a un massimo di quattro volte l’anno, proprio a seconda della composizione che si vuole ottenere, visto che la frequenza dei tagli determina le specie che vanno a fiore. Indicativamente, se si vuole incentrare il massimo della fioritura sulla primavera, andrà tagliato subito dopo la fioritura e nuovamente in piena estate. Un prato a fioritura estiva si sfalcia invece all’inizio della primavera e alla fine dell’estate. E se il manto fiorito è misto? Basta un solo taglio, il più tardi possibile nel mese di ottobre, per impostare il prato per l’anno successivo.

Per tutti, un unico consiglio importante: nel “mare d’erbe” tracciate con il tosaerba, sin dalla primavera e fino all’autunno, una serie di sentieri larghi almeno 50 cm, che vi permetteranno di immergervi tra i fiori senza minimamente danneggiarli (e di andare da un punto all’altro del giardino).

Le specie più adatte al prato fiorito

Poiché è sempre necessaria una base di Graminacee, la specie più adatta è Lolium perenne, con una piccola aggiunta di Briza maxima e di Festuca pratensis. Dopodiché, via libera alla fantasia: meglio le specie annuali, autodisseminanti, come speronelle e papaveri, o le perenni, veloci nell’espansione, dall’anagallide al millefoglio e al nontiscordardimè, Bellis perennis, Myosotis, timo nano, Veronica ecc., con magari una base di trifoglio nanissimo? E che dire delle bulbose, rapide nell’inselvatichirsi, dai crochi ai narcisi, dai colchici ai muscari, se non che regalano tanto colore chiedendo in cambio solo di non sfalciare il fogliame finché non è ingiallito? La scelta cromatica è pressoché infinita, e le cure pari a zero.

 

Il prato al sole

Primavera

Estate

Pilosella, ipocheride, pisello dei prati, vulneraria, cresta di gallo, margheritina, ranuncolo strisciante, ginestrino, trifoglio dei prati, veccia selvatica, geranio dei prati, fior del cuculo, erba di San Giovanni, caglio, prunella Centaurea maggiore, cardo comune, geranio dei prati, campanula, prunella, cicoria, linaiola, erba viperina, vedovina minore, malva, scabiosa, origano, ononide, millefoglio, margherite, camomilla, fiordaliso, papaveri, caglio

Il prato a mezz'ombra

Primavera

Estate

Viola canina, gerani di prato, erba roberta, licnide, veccia selvatica, ortica bianca, sigillo di Salomone, stellaria, favagello, primula, finocchiella, lamiastro, aiuga, veronica maggiore Cracca, centaurea, ulmaria, betonica, ambretta, licnide, erba di San Giovanni, millefoglio, bugola

Il prato all'ombra

Giacinto selvatico, anemone di bosco, mughetto, digitale, geranio di bosco, euforbia mandorlo, licnide, stellina odorosa, aglio orsino, ellebori, primula, acetosella, viola mammola, pulmonaria, sigillo di Salomone, aconito, iris fetida, veccia selvatica

Il prato litorale

Calcatreppola delle sabbie, artemisia nana, silene marittima, arenaria marina, armeria, pisello marino, lavanda di mare, borracina, carota selvatica, carlina, lingua di cane, finocchio, papavero cornuto, valeriana rossa, ononide

Il pendio soleggiato

Ben drenato calcareo

Argilloso umido

Ginestrino, caglio, strigoli, eliantemo, margheritina, filipendula, campanula, origano, timo, carota selvatica, lino perenne Primula, margherite, centauree, scabiose, vulneraria, pisello giallo dei prati, trifoglio bianco, ononide
Prato fiorito, risolve la siccità - Ultima modifica: 2023-05-07T06:52:42+02:00 da Elena Tibiletti