Chi si occupa della gestione del verde, pubblico o privato, trova spesso due fronti in tema di potatura: tagliare drasticamente oppure lasciare che le piante seguano una crescita più naturale. In pratica, i sostenitori di questa seconda opinione affermano che la potatura è un’operazione che va contro natura in quanto le piante allo stato selvatico seguono ugualmente il loro ciclo vitale, con fiori e frutti, anche se nessuno le pota.
In realtà anche in natura la piante subiscono una serie di “potature”,quando rami vecchi, secchi e indeboliti o cresciuti male vengono eliminati dal vento e dalla neve o durante i temporali. Con la potatura fatta dell’uomo si accelera questo processo di rinnovamento e lo si tiene sotto controllo, tagliando le parti divenute inutili e stimolando l’emissione di nuovi getti. Tuttavia i tagli drastici sono da effettuare solo in casi di assoluta necessità: alberi pericolanti o diventati troppo grandi, errori di impianto, malattie.
Come reagiscono le piante alla potatura
Pertanto conviene potare con criterio e senza esagerare e soprattutto conoscendo bene come la pianta reagirà al trauma che le infliggiamo. Alcune piante infatti non hanno bisogno di alcun tipo di potatura, mentre altre traggono sicuramente beneficio da questa operazione. Allo stato spontaneo le piante presentano un equilibrio tra la parte ipogea (le radici) e quella epigea (tronco e chioma); ogni intervento di potatura provoca un mutamento di questo equilibrio al quale la pianta risponde con precise reazioni.
In pratica con la potatura si aprono delle ferite nei tessuti delle piante che possono diventare facili vie di accesso per crittogame o altri parassiti; le piante, a differenza degli animali, non sono in grado di ricostruire i tessuti lesionati ma mettono in atto particolari sistemi di difesa: isolano i tessuti danneggiati rinforzano i compartimenti che le compongono. Ogni pianta infatti è composta da vari tessuti o compartimenti disposti a strati ben separati come il cambio, il libro, la corteccia… facilmente visibili quando si osservano i cerchi di un tronco tagliato per stabilire l’età dell’albero. Si crea così una vera e propria barriera che circonda il tessuto alterato ed evita che il processo distruttivo si diffonda al legno sano. Nuovi tessuti verranno generati in un altro punto in modo da permettere alla pianta di continuare nel suo ciclo vitale.
Non tutte le specie reagiscono alla potatura nello stesso modo: faggi e platani non tollerano potature troppo radicali, betulle, liriodendri e frassini non gradiscono il raccorciamento dei rami; in generale tutti gli alberi adulti sopportano meno bene i tagli e comunque, se ben formati da giovani, richiedono solo rari interventi di potatura, mentre arbusti e rampicanti rispondono meglio a potature energiche. Ecco perché non è possibile improvvisarsi potatori, ma è necessario conoscere a fondo ogni aspetto della vita delle piante e sapere con esattezza quali effetti produrrà una certa operazione su quella specie.
Vari tipi di potatura
In generale con il termine potatura si intende quella tecnica agricola mediante la quale alcune parti della pianta vengono tagliate per darle una forma più armoniosa, farla crescere più sana e più forte, stimolare la fioritura e migliorare la produzione di frutta sia in qualità sia in quantità. Ma la potatura può anche servire a rendere più agevoli le operazioni colturali oppure a contenere lo sviluppo eccessivo, soprattutto nel verde urbano o nei giardini privati, a evitare possibili situazioni di pericolo.
Si fanno così vari tipi potatura: di produzione, di allevamento o formazione di giovani esemplari, di eliminazione rami morti, deperiti o malati, di trapianto (si rende necessaria per riequilibrare la chioma rispetto all’apparato radicale), di ristrutturazione in seguito alla rottura di rami o a precedenti errori di potatura (come la capitozzatura che è da evitare assolutamente), di riduzione della chioma quando questa invade spazi che non le competono (strade, case, proprietà confinanti, altre piante, cavi elettrici…) o di sfoltimento per lasciare entrare più aria e luce all’interno della chioma stessa, di ringiovanimento (si usa per fruttiferi, rose e altri arbusti da fiore).
C’è poi una potatura intesa più come “arte”, nella quale prevale l’aspetto estetico rispetto agli scopi agronomici, e comprende tutti quegli interventi non proprio necessari che si effettuano sulle piante per dar loro una forma diversa da quella che avrebbero naturalmente (siepi, spalliere, topiari).
La regola deve essere comune a tutti i tipi di potatura: ogni intervento deve rispettare lo sviluppo naturale di una pianta senza crearle traumi che potrebbero danneggiarla e abbreviarne la vita.
Un altro aspetto importante è la giusta collocazione di alberi ed arbusti nelle aree verdi. Capita spesso che dopo qualche anno ci si accorge che una pianta è diventata troppo grande rispetto allo spazio assegnatole inizialmente. Se invece un giardino è ben progettato e nella collocazione delle piante si tengono in considerazione le dimensioni che raggiungeranno da adulte, si potranno ridurre molti degli interventi futuri di potatura.
(Turingarden, www.turingarden.it)