Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell'AgriLife Research - Texas (Usa) i composti fenolici contenuti in pesche e prugne sarebbero in grado di uccidere le cellule tumorali responsabili del tumore al seno lasciando intatto il tessuto sano. Una ragione in più per trovare un posto adatto a un pesco in giardino per un ricco raccolto estivo.
Dove mettere il pesco
Si tratta di una pianta poco invadente; alcune varietà non superano i 3-4 metri di altezza e altre, su innesto nanizzante, possono essere coltivate anche in un vaso di dimensioni medio-grandi, in terrazzo, al sole.
Una caratteristica da tenere in considerazione è che la pianta ha un apparato radicale poco profondo, adatto quindi a giardini ricavati su detriti edili (cosa che spesso accade nelle villette a schiera), dove lo strato coltivabile è di modesto spessore in quanto al di sotto si trovano appunto i detriti.
I fiori di colore rosa più o meno intensi sbocciano sui rami nudi prima della comparsa delle foglie, da metà marzo in poi; la fioritura è favorita da una buona esposizione al sole, tenendo conto che il pesco predilige il clima mite: molte varietà antiche e tradizionali sono proprio del Sud e della Sicilia, anche se oggi la produzione maggiore in Italia avviene in Romagna, non distante dall'Adriatico.
Trovare il posto giusto non è difficile: accetta terreni sabbiosi misti a ghiaia, ricchi di humus, ben drenati, a pH neutro.
In genere è importante innaffiare bene nel periodo prima della raccolta.
Come scegliere la varietà di pesco
Nel frutteto familiare si può prendere in considerazione la possibilità di piantare più varietà di pesco con date di maturazione diverse; ne esistono alcune che danno frutti già a metà maggio al Sud, fino alla fine di settembre con le ultime nettarine e le pesche tardive.
Meglio preferire le varietà antiche, come Cotogna Ceccarelli, grossa e soda, a polpa gialla che diventa rossa attorno al nocciolo, pronta all’inizio di settembre (ideale per pesche sciroppate), e Michelini; oppure la pregiata S. Anna, una delle migliori, scomparsa dal mercato a causa della sua delicatezza: basta tastarla perché rimanga il segno nella polpa candida. Per contro, questa e altre varietà antiche resistono a quasi tutte le malattie fungine.
Si può anche pensare a qualcosa di insolito come il pesco Pillar o pesco cipressi, dal portamento assurgente simile a quello di un cipresso. I frutti maturano a fine agosto e settembre e sono di pezzatura media, hanno polpa di colore rosso-violaceo, consistente e di ottimo sapore. Molto bello anche dal punto di vista ornamentale, come tanti altri peschi la cui fioritura di marzo onora i giardini e le campagne.
Come potare il pesco
Riguardo alla potatura, il pesco produce molti tipi diversi di gemme: a legno o a fiore, oppure a legno isolata o a legno triplice, a fiore isolata o a fiore duplice con o senza una gemma a legno centrale, oppure una gemma a fiore e una a legno, oppure il dardo di maggio, formato da più gemme a fiore ma che termina con una gemma a legno, oppure il brindillo sottile, rametto verdognolo con gemme a fiore isolate e una gemma a legno in cima.
Tutte queste tipologie di gemme si trovano su un unico ramo (misto) che va da 40 a 60 cm di lunghezza, non molto vigoroso, avente alla base solo gemme a foglia. Si distingue da un ramo solo a legno, che è molto più lungo (fino a 1,5 m), con foglie più lunghe e robuste, e che spesso produce rami anch’essi a legno.
Poiché i frutti nascono solo sui rami dell’anno precedente, dopo la raccolta bisogna potare i rami a legno a 4-5 gemme per indurre la formazione di rami con gemme a fiore e a 6-7 gemme i rami misti se su di essi prevalgono le gemme a legno rispetto a quelle a fiore. I brindilli vanno lasciati quando sulla pianta non si vedono molte gemme a fiore, altrimenti vanno potati alla base, sempre al di sopra della gemma di base a legno. Si devono naturalmente anche tagliare alla base tutti i polloni, i rami secchi, stroncati o malati, e quelli cresciuti smisuratamente.
In piena estate si pratica invece la potatura verde, tagliando i rami derivati dalle gemme a legno sopra la terza-quarta foglia, nonché i rami alla base che hanno fruttificato l'anno precedente, se rimasti.
Malattie e parassiti del pesco
Il pesco è soggetto a malattie fungine, come la bolla, il corineo, l’oidio e la monilia, e all’attacco di svariati parassiti, come la cocciniglia bianca, la tignola orientale, l’anarsia e alcuni afidi.
L’ossicloruro di rame va irrorato contro la bolla, ma anche contro il corineo e la monilia, al momento in cui le gemme incominciano a ingrossarsi, ripetendo eventualmente appena prima della fioritura e poi quando incominciano a cadere le foglie. Contro l’oidio si interviene con lo zolfo bagnabile quando i frutti incominciano a ingrossarsi. Riguardo alla monilia, si può prevenire curando le piante con potature estive adeguate e concimazioni non troppo abbondanti, non irrigando a pioggia ed eliminando i frutti attaccati dal fungo. Quest’ultima operazione va fatta per tutte le malattie, cioè bisogna eliminare e poi bruciare (e non lasciare cadere a terra) tutte le parti malate.
Contro la cocciniglia e in parte gli afidi si usa l’olio bianco minerale quando incominciano a prepararsi i fiori, e poi l’olio bianco estivo quando i frutti stanno maturando, ma contro gli afidi si può utilizzare anche un aficida. Contro la tignola si dispongono su alcune piante le trappole a feromoni, per poi eventualmente intervenire con antiparassitari.