Chi ha più di 50 anni si ricorda il sussidiario delle scuole elementari dove i campi di grano erano punteggiati del blu dei fiordalisi e del rosso del papavero: oggi entrambe le piante sono quasi scomparse, sterminate a forza di diserbanti. Ed è un peccato, perché il papavero contiene alcaloidi, saponine, mucillagini, che le conferiscono proprietà antispasmodiche, sudorifere, tossifughe, calmanti, emollienti, coloranti.
Com'è fatto il papavero
Il papavero (Papaver rhoeas, famiglia Papaveracee) è una pianta erbacea annuale, che emette una rosetta basale di foglie pelose e sfrangiate, al centro della quale si elevano i fusti fioriferi eretti (20-60 cm) e pelosi. I fiori sono grandi (fino a 10 cm di diametro) e solitari, formati da 4 petali rosso scarlatti; caduti i petali, rimane al centro il frutto, una capsula che sparge i semi al minimo alito di vento.
I fusti, le foglie e i frutti freschi contengono un lattice bianco, ricco di alcaloidi, di sapore sgradevole, che scompare però nella pianta secca o dopo la cottura.
Come si coltiva e si raccoglie
Coltivarlo in giardino è molto semplice: basta raccogliere le capsule ben mature e spargere i semi in marzo o settembre, su qualunque terreno, anche povero, in posizione soleggiata. Non è in grado di crescere in vaso.
Al Nord è confinato ai bordi di strade di campagna, lungo le scarpate stradali e ferroviarie, invece al Centro e al Sud è ancora abbastanza frequente. Dato che raggiunge i 1.750 m di quota, è consigliabile cercarlo in montagna.
In erboristeria si usano solo i petali, da raccogliere fra maggio e luglio. Dato che in cucina si utilizzano anche i semi e le foglie, recidete i fiori e le foglie basali. Petali e semi vanno posti in uno strato sottile a seccare all'ombra; si conservano all'asciutto, in vasi di vetro.
Petali e semi secchi si acquistano in erboristeria; i semi che trovate nei negozi di alimentari non appartengono al papavero dei campi, ma a quello da oppio: sono assolutamente commestibili.
Rimedi naturali con il papavero
- Se l'insonnia è un problema: ponete 5 g di petali secchi in una tazza d'acqua bollente, lasciateveli per 10 minuti, filtrate, addolcite con miele di tiglio e bevete l'infuso ancora caldo 10 minuti prima di coricarvi.
- Se vi sentite nervosi e irritabili: preparate la stessa tisana riducendo il tempo di infusione a 5 minuti.
- Contro la tosse: fate macerare per 12 ore in un litro d'acqua bollente 400 g di fiori freschi in una pentola coperta; filtrate e aggiungete 1,3 kg di zucchero; fate cuocere finché si addensa; conservate in una bottiglia di vetro al fresco e al buio. Assumetene fino a tre cucchiaini al giorno.
- Per calmare gli arrossamenti della pelle: fate degli impacchi con un infuso di petali (30 g lasciati per 10 minuti in 1 litro d'acqua, filtrate prima dell'uso).
Fra realtà, storia e leggenda
- Originario delle regioni orientali del Mediterraneo, il papavero arrivò in Europa con la coltura del frumento: i suoi semi sono stati trovati in palafitte dell'Età della pietra. È sempre stato accostato alle messi: Cerere, dea latina del grano e dell'agricoltura, era raffigurata con una ghirlanda di questi fiori.
- Poiché favorisce blandamente il sonno, era anche il simbolo del sonno e delle tenebre: gli Egiziani cospargevano i corpi dei defunti con i suoi fiori; Omero collocava la Casa del Sonno nell'isola di Lemno, ricca di papaveri; e i Latini, già 500 anni prima di Cristo, li coltivavano negli orti a scopo medicinale.
- Ad Atene e a Roma, questa pianta era usata anche come alimento: i Greci ne mangiavano le foglie in insalata; con i suoi semi, tuorlo d'uovo e miele si spalmavano le focacce; gli atleti non gareggiavano se non corroborati da una bevanda a base di vino, miele e semi di papavero. Le donne romane sfruttavano invece la proprietà colorante dei petali, per truccare labbra e guance.
- Nel XVII secolo gli stregoni ponevano i semi a macerare nel vino per ottenere una tintura che... li rendeva invisibili.