orto pianificazione
Per una pianificazione dell'orto serve un diario tenuto per più anni.
Per ottenere buoni risultati nella coltivazione degli ortaggi, una precisa pianificazione dell'orto fra novembre e marzo è quasi indispensabile

C’è una profonda differenza, anche a livello hobbistico, fra curare un giardino e coltivare l’orto: nel primo caso è possibile procedere in maniera anche casuale o comunque non programmata, perché il rischio massimo in caso di errore consisterà nella mancata fioritura o nel deperimento della pianta. È difficile tuttavia che tutto l’impianto dia pessimi risultati: in genere si tratta di singoli esemplari per i quali si sono travisate completamente le esigenze di coltivazione. Certo, può sempre capitare di intestardirsi a voler coltivare azalee su terreni calcarei, lavanda sulle Alpi, pecci a Taormina o buganvillee ad Aosta, ma l’insuccesso talmente catastrofico fa subito sospettare l’errore e cambiare rotta.

Nell’orto, la casualità di coltivazione può portare a una cucina vacante di verdure per tutta la stagione: gli errori, per quanto piccoli possano essere, non vengono perdonati, nell’anno. Dicendo questo, non vi vogliamo spaventare: con una certa umiltà e tanta voglia di imparare, partendo dalle orticole più facili, tutti potrete ottenere un Signor Orto. Ciò che è bandito in assoluto è l’improvvisazione, perché le necessità degli ortaggi sono specifiche e inderogabili e, trascurandole, si rifiuteranno di produrre verdura.

Non occorre essere geometri

Il contrario dell’improvvisazione è la pianificazione, vale a dire che è fondamentale studiare, osservare e annotare una serie di situazioni e operazioni colturali. Quando dedicarvi alla pianificazione? Il momento migliore è dato dal riposo invernale: fra novembre e marzo la manodopera esterna richiesta è minima, potete quindi dedicare un po’ di tempo al lavoro a tavolino. Seguirà un’appendice giornaliera o quasi durante la stagione vegetativa, per segnare alcune informazioni utili.

Per fare le cose per bene, il primo passo consiste nel misurare, armati di metro, carta e penna, le dimensioni del terreno dedito all’orto e delle singole aiuole create per le coltivazioni, riportando in scala i dati sulla carta millimetrata: l’operazione non è oziosa, perché serve – rispolverando le conoscenze matematiche degli anni della scuola – per poi calcolare la quantità di concime e di acqua da apportare a ogni singola parcella o per delineare facilmente una nuova aiuola. Poi, su un foglio di plastica trasparente (da “lucido” per conferenze) ricalcate i contorni delineati sulla carta millimetrata, segnandovi anche la superficie in metri quadri di ciascuna parcella. Non è necessario essere Giotto: basta che rispettiate grossomodo il disegno di base.

Facendo la fotocopia del lucido otterrete la mappa cartacea (quindi scrivibile) del vostro orto, dove programmare le diverse colture per la stagione a venire: vi consigliamo di fare alcune copie, così da poterle “scarabocchiare” e passare alla successiva, se necessario. Il formato dev’essere sufficiente ad accogliere in ogni aiuola le indicazioni sulle colture che eventualmente si succedono nello stesso anno (vedi oltre): almeno una dimensione A4, se non addirittura A3 per un orto “gigante”. Le dimensioni del supporto cartaceo sono finalizzate a comprendere l’intera annata agricola sullo stesso foglio, che riporterà l’anno di riferimento: vi servirà ai fini della programmazione della rotazione colturale (vedi oltre).

Se, in corso d’opera – cioè seminando e trapiantando – vi attenete rigorosamente alle colture indicate, la mappa non verrà più modificata; se invece, rispetto a quanto programmato, vi capita di cambiare ortaggio nell’anno, ricordatevi di apportare la variazione: è meglio scrivere sempre a matita, onde evitare cancellature e pasticci che, se frequenti, possono rendere illeggibile questo prezioso lavoro e obbligare a riscrivere noiosamente il tutto.

Quando la stagione produttiva è terminata, la carta dell’anno in corso vi servirà per pianificare le coltivazioni per l’annata seguente, appunto secondo le indicazioni della rotazione colturale. Quest’ultima pratica avrà la massima efficacia applicativa quando avrete a disposizione almeno quattro anni di mappe: così potrete verificare il percorso di ogni singola parcella, per capire se si può trovare ancora in buona salute – in termini di nutrimento che può erogare alle piante – e dal punto di vista fitosanitario, cioè delle malattie che vi si sviluppano. Conservate le cartine in un apposito raccoglitore da tenere a portata di mano, per sfogliarle all’occorrenza.

Le annotazioni quotidiane 

Il tempo passa e scoppia la primavera: d’ora in poi dovrete ricavarvi qualche minuto ogni giorno per annotare i dati di coltivazione in corso d’opera. Munitevi di una comune agenda da tavolo (anche un calendario da muro può andar bene, purché possieda spazio scrivibile sufficiente per ogni giornata), su cui segnare quotidianamente le temperature notturna e diurna (cioè la minima e la massima), i millimetri di pioggia caduti e, per ogni coltura, le date di semina, trapianto e raccolta, la quantità e qualità del concime apportato, l’acqua irrigata, le malattie e i relativi trattamenti per combatterle, i problemi e le eventuali soluzioni, l’inizio e la fine della coltura protetta (sotto tunnel o serra) se la effettuate.

Le temperature sono molto importanti, soprattutto quelle minime della primavera e dell’autunno perché – se sotto lo zero – indicano le gelate: incrociate con i giorni del calendario rappresentano rispettivamente il limite di tempo oltre il quale effettuare tranquillamente le semine e i trapianti in piena terra, e la raccolta del prodotto (cioè la fine della coltura). Varieranno sempre da un anno all’altro, ma dopo alcune stagioni sarà possibile ricavare un intervallo di riferimento temporale (cioè fino a quando può ancora gelare o da quando può incominciare) al quale attenersi in linea di massima. Se siete pigri, distratti o imprecisi, o non avete un termometro che mantenga la minima notturna, potete approfittare di Internet: le Agenzie Regionali per l’Ambiente in genere riportano quotidianamente tutti i dati termici che vi servono, millimetri di pioggia compresi.

Il periodo dell’anno a rischio di gelata primaverile incide anche sulla semina tardiva delle colture veloci: potrete procedere solo appena passato il pericolo. I giorni senza pericolo di gelo, dalla primavera all’autunno, vanno incrociati con il tempo di maturazione (cioè il tempo che l’orticola impiega per portare a maturazione i frutti o la parte commestibile che offre) delle colture a ciclo lungo per capire quando seminarle proficuamente, evitando le gelate tardive che “strinano” le plantule ma anche quelle precoci che fermano la maturazione.

Senza dimenticare che sui tempi di maturazione incidono le condizioni climatiche: estati molto calde accorciano il ciclo e viceversa, primavere fredde allungano i tempi di sviluppo, autunni anticipati fermano la maturazione e così via.

Un memorandum prezioso

Sempre sulla stessa agenda, magari con una tinta diversa, dovete segnare le “scadenze da calendario”: quando – secondo i manuali, le prescrizioni sulla bustina o le proprie conoscenze – seminare le carote, trapiantare le melanzane, trattare i pomodori per prevenire la peronospora, raccogliere la lattuga ecc. L’indicazione comprenderà un certo numero di giorni (es. dal 3 all’8 aprile trapianto degli zucchini) entro i quali eseguire l’operazione. Vi servirà da memorandum nell’immediato e per confrontare da un anno all’altro la riuscita di una stessa coltura.

A monte, non buttate via le bustine di sementi di tutte le varietà seminate nell’anno: sono ancora utili sia per ricordarvi il nome della cultivar (per riacquistarla se ne siete soddisfatti, o per sfuggirla se ha dato scarsa resa), sia perché gli involucri riportano notizie importanti come l’epoca di semina e il tempo di maturazione, che vi servono per pianificare la successione (vedi oltre). Potrete pinzarle entro l’agenda, o conservarle in un raccoglitore a parte, ben divise per anno.

A cosa serve segnare tutte queste indicazioni? A ricavare un personalissimo diario di coltivazione, attraverso il quale trarre gli opportuni insegnamenti, adatti alla propria situazione ambientale, al di là dei consigli che tradizionalmente si trovano sui libri. Non è detto, per esempio, che il suggerimento del manuale: “seminate le cipolle estive in febbraio” sia effettivamente adatto alla vostra zona; magari, provando a seminarle un mese dopo, ricavate il doppio del raccolto…

A seconda dei risultati ottenuti, potrete quindi sapere quali varietà sono valide o meno, se seminarle o trapiantarle prima o dopo, se l’acqua e il concime erano scarsi o sovrabbondanti, se la crescita è normale in relazione alle condizioni ambientali e climatiche, se il titolo NPK del fertilizzante era adeguato, se la produzione di quella cultivar è sufficiente o meno, se il ciclo termina prima del gelo, se la vostra assenza durante le ferie ha comportato danni (per provare ad approntare contromisure l’anno successivo) ecc.

Durante il riposo invernale, rileggendo l’agenda e incrociandone i risultati con la mappa dell’orto realizzata nell’anno (ed eventualmente in quelli precedenti), potrete decidere che cosa seminare o trapiantare dove e quando, in maniera da approvvigionarvi per tempo del materiale vegetale, e quali cure colturali dedicare a ogni coltura, così da ricavarne con soddisfazione il massimo possibile.

Rotazione: cambiare è necessario

La rotazione colturale è un’operazione nota fin dai primordi dell’agricoltura, indispensabile a livello sia professionale che hobbistico. Consiste nel variare ogni anno la tipologia di ortaggio coltivato nella medesima parcella, in modo che la stessa verdura non insista per più di un anno sulla stessa terra.

Neppure orticole appartenenti alla stessa famiglia (vedi qui sotto) possono permanere per due o più anni consecutivi: se un anno coltivate pomodoro e il successivo peperone, è come se insisteste con la stessa specie. Infatti i parassiti (insetti e funghi) sono “famiglia-specifici”, vale a dire che, se attaccano il pomodoro, colpiranno indifferentemente anche il peperone. Inoltre spesso il consumo di minerali da parte di specie diverse di una stessa famiglia è simile: correte il rischio di spogliare il suolo di un elemento senza riuscire poi a compensarne la carenza con gli apporti di concime.

È dunque necessario variare famiglia, secondo un ordine ben preciso, stabilito proprio dalle esigenze nutritive: su una parcella ben concimata si parte con una coltura molto esigente, per passare a una di medie esigenze, alla terza poco esigente e alla quarta che addirittura cede sostanze nutritive alla terra.

Famiglie e specie dell'orto

  • Alliacee: aglio, cipolla, scalogno, porro, cipollotto, lampascione, erba cipollina, asparago
  • Apiacee o Umbellifere: carota, sedano, finocchio, sedano rapa, prezzemolo
  • Brassicacee o Crucifere: cavoli di tutte le varietà (cavolfiore, cappuccio, verza, cime di rapa, cavoletto di Bruxelles, broccolo…), rapa, ravanello
  • Chenopodiacee: bietola, spinacio
  • Composite o Asteracee: insalate di ogni tipo (lattughe, scarole, indivie, catalogne, radicchi, valeriana ecc.), cardo, carciofo
  • Cucurbitacee: zucca, zucchino, cocomero, meloni, cetrioli
  • Leguminose: fagioli, fagiolini, lenticchia, cece, fava, lupino, cicerchia
  • Solanacee: pomodoro, peperone, melanzana, patata

Successione: nello stesso anno

Quando nell’arco della stessa stagione vegetativa sulla medesima aiuola si avvicendano nella coltivazione due o più ortaggi, si parla di “successione” o “avvicendamento”. Esistono infatti colture a ciclo breve (in genere entro 60 giorni dalla semina vengono anche raccolte), medio (da 60 a 90 giorni) e lungo (servono oltre 90 giorni dalla semina per ottenerne il prodotto).

A inizio stagione si tende a porre colture a ciclo lungo (che hanno modo di svilupparsi del tutto) e colture a ciclo medio o corto (per raccogliere in tempi piuttosto brevi), da sostituire durante l’estate con colture sempre rapide o viceversa lunghe a ciclo autunno-vernino). Ma nulla vieta cominciare con il veloce radicchio da sostituire in maggio con i peperoni, o di applicare alla medesima parcella un avvicendamento con tre colture a ciclo breve (ravanelli, fagiolino nano, lattughino), oppure di allevare solo ortaggi a lenta maturazione (perché magari sono l’unico oggetto d’interesse gastronomico in casa vostra), nel qual caso la successione non avverrà, se non con colture di restituzione (campioni sono le leguminose, che rendono al terreno un elevato contenuto in azoto) che possono venire interrate durante la primavera, appena prima di seminare o trapiantare nuovamente.

Per approfondire

ORTO FACILE
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36828 - Ultima modifica: 2022-06-29T19:53:04+02:00 da Elena Tibiletti
Orto, l’utilissima pianificazione da fare in inverno - Ultima modifica: 2022-07-09T06:51:37+02:00 da Elena Tibiletti