Per chi ha qualche dubbio su come devono trascorrere l’inverno le ortensie, ecco una mini-intervista a Rita Paoli, del vivaio Le Rose di Firenze, fra le massime esperte italiane di ortensie.
Come trascorrono l'inverno le ortensie?
Le ortensie resistono bene al freddo, soprattutto H. arborescens. Applicate una potatura bassa, una pacciamatura con foglie secche al piede ed eventualmente, sulle Alpi, un velo di tessuto non tessuto. E naturalmente, niente acqua.
Se la pianta è in vaso?
Oltre a quanto già indicato, nelle regioni alpine e prealpine, riparatela in serra fredda o sotto teli trasparenti. Stesso consiglio in Appennino: la quota limite oltre la quale la mancanza di riparo porta a morte l’ortensia sono i 1200 m d’altitudine. Qualche cura in più per H. macrophylla, particolarmente sensibile alle gelate tardive: copritela sempre con tessuto non tessuto.
Quali sono le malattie più frequenti?
L’ortensia è poco suscettibile a malattie, ma esistono cause ambientali di disagio (troppa acqua, sbalzi termici, stress idrici) che possono portare a manifestazioni patologiche. Una coltivazione non adeguata ne abbassa – per così dire – le difese immunitarie, rendendole più sensibili agli agenti patogeni. Un esempio viene dalla varietà 'Izu No Hana', particolarmente sensibile al mal bianco. Un eccesso di adacquamento può portare a sviluppo di funghi e tracheomicosi. Un’elevata umidità dell’aria, che si ripercuote sul tasso di umidità a livello dei fiori, può portare all’insediamento della muffa grigia (Botrytis) che consiste nella comparsa su foglie, fiori e fusti di una muffa grigiastra che produce avvizzimenti e marcescenze soprattutto sui fiori. È una patologia che si può instaurare anche in inverno, quando la copertura o la serra non garantisce una sufficiente ventilazione.
E i parassiti?
Ancora una predisposizione da fattori climatici è responsabile dell’attacco da parte di afidi, cocciniglie e ragnetto rosso. Sono invece imprevedibili l’oziorrinco, che determina la tipica orlatura sulle foglie, e la metcalfa, lepidottero degli anni ’90.
Come combattere le avversità?
Con i classici prodotti chimici, anticrittogamici o insetticidi, oppure con quelli biologici, particolarmente efficaci per il controllo dell’oziorrinco. Nel nostro vivaio, da anni utilizziamo prodotti biologici contro gli insetti, così come ci avvaliamo di un terriccio naturale composto da foglie di castagno, aghi di pino e cornunghia, anziché quello tradizionale, acido, da vivai.