Tra i rampicanti di moda nel Terzo millennio ci sono la mandevilla e la dipladenia: liane vigorose dalle continue fioriture colorate e profumate. Amano il sole, ma a piccole dosi, e il loro tallone d’Achille è il freddo.
La mandevilla
Il genere Mandevilla è abbastanza numeroso, comprendendo un centinaio di specie originarie dell’Argentina, del Messico, del Brasile e delle Indie Occidentali. Qualche specie ha l’aspetto di piccolo cespuglio, anche se il portamento più diffuso è quello di rampicante volubile: non a caso, nelle foreste tropicali dove crescono allo stato spontaneo, tendono a svilupparsi sotto le chiome dei grossi alberi come liane dai fusti ritorti.
Ricordatevi però che i rampicanti volubili non sono veri e propri rampicanti, nel senso che non producono ventose (come alcune specie di vite americana) o viticci (come la passiflora) in grado di ancorarli a una parete senza l’aiuto di un supporto. Per far “arrampicare” la mandevilla sul muro che avrete scelto, sarà opportuno fornirle un sostegno come canne sottili o un grigliato in legno.
Il nome del genere venne dato dal botanico John Lindley, che volle offrire questo omaggio all’ambasciatore britannico in Argentina Henry John Mandeville, che tuttavia pare non prese parte attiva alla diffusione di questa pianta nei giardini e nelle serre europee.
All’interno del genere Mandevilla è stato per lungo tempo fatto rientrare anche il genere Dipladenia, che però risulta oggi un’entità botanica a parte, nonostante presso i vivai permanga l’abitudine sbagliata di continuarle a chiamare nella stessa maniera. L’equivoco nasce dalla forte somiglianza che queste piante hanno nella tipologia delle foglie, dei fiori e dell’apparato radicale, se pure alla mandevilla vada riconosciuta una maggiore sensibilità al freddo.
Mandevilla o dipladenia, come riconoscerle?
A livello morfologico possono essere distinte per la dimensione delle foglie: le mandeville posseggono infatti delle foglie di dimensioni maggiori con nervature molto evidenti, che gli conferiscono un aspetto increspato; le dipladenie invece, oltre ad avere foglie più piccole, hanno anche un aspetto liscio, lucido e coriaceo.
Altre due differenze, che vi aiuteranno a distinguere le due piante e quindi a scegliere la più adatta per il vostro giardino, stanno nella dimensione dei fiori, più grossi nelle mandeville, e nelle altezze/lunghezze che possono raggiungere gli esemplari adulti: le dipladenie hanno infatti crescita più contenuta, due metri all’incirca, mentre le mandeville possono superare senza sforzo i quattro metri.
In entrambe i generi i fiori si dispongono lateralmente con grosse corolle a campana, con una lunga gola, di norma con colori più tenui, e cinque petali parzialmente sovrapposti. Le specie botaniche hanno un fiore semplice, ma sono state selezionate diverse cultivar che presentano fiori semidoppi.
Il fusto è legnoso e le radici hanno principalmente aspetto tuberoso: caratteristica quest’ultima che vi permetterà qualche dimenticanza in più nelle innaffiature.
Le foglie opposte, singole, sono portate su fusti che se spezzati rilasciano un lattice che è causa di irritazioni cutanee: le potature e i travasi andranno quindi effettuati di preferenza con dei guanti da giardinaggio.
Le piante in commercio
Tra le più belle specie di mandevilla che si possono incontrare sul mercato vi è sicuramente Mandevilla laxa, chiamata anche Mandevilla suaveolens o più comunemente gelsomino del Cile. Questa specie, all’interno del genere Mandevilla, è tra le più resistenti al freddo, sopportando temperature anche prossime a 5 °C. È originaria di Argentina, Bolivia e Perù, e può crescere fino a un’altezza di cinque o sei metri. I fiori profumati, di colore bianco crema, sono portati su peduncoli più lunghi delle foglie e sono raccolti in gruppi di nove, il loro diametro è di circa cinque centimetri.
Tra le dipladenie vi consigliamo Dipladenia splendens per il colore rosa carico dei suoi fiori, prodotti con generosità per almeno cinque mesi. È un rampicante che tende a ramificarsi molto, dunque adatto a ricoprire piccoli tralicci. La sua origine è il Brasile del sud.
Dove metterle
Se cresciute in clima temperato le mandeville risultano piante dalla facile coltura. Possono essere coltivate in piena terra o in grossi vasi. Preferendo sempre la terra da giardino, mediamente fertile, a cui andrà aggiunta qualche manciata di sabbia, per assicurare una ventilazione adeguata alle radici carnose, e una parte di torba per acidificare debolmente il pH del terreno.
Se nella vostra regione i freddi invernali si avvicinano allo zero sarà opportuno proteggere il colletto delle mandeville con paglia o foglie secche. Se invece le temperature scenderanno al di sotto dello zero, con gelate che si protraggono per lunghi periodi, sarà conveniente crescere queste piante in vasi da ritirare in serra calda, temperata o dentro casa. Il luogo ideale dove posizionare i vasi sarà di fronte a una finestra dove arriva tutti i giorni qualche ora di sole diretto. Se cresciute all’aperto le esposizioni da privilegiare sono quelle soleggiate, ma protette dai forti raggi di mezzogiorno, al riparo dai venti, magari addossate su di un muro rivolto a sud-est.
Quanto alla coltivazione della dipladenia, queste piante prediligono posizioni parzialmente ombreggiate, crescendo con maggior rigoglio in climi con un tasso di umidità più elevato. In caso di bruschi abbassamenti della temperatura, durante i mesi freddi, queste piante potrebbero perdere il fogliame, che ricomincerà però a vegetare non appena la primavera tornerà a fare capolino.
Come coltivarle
Sia le mandeville che le dipladenie possiedono un periodo di riposo vegetativo, che va da dicembre a febbraio, durante il quale le innaffiature dovranno essere ridotte quasi al minimo. Dall’inizio della bella stagione invece ricominciate a innaffiare con regolarità, somministrando un concime liquido bilanciato una volta al mese.
Molto spesso queste piante vengono potate drasticamente in autunno, tagliando tutti i rami direttamente dalla base. Sicuramente questa operazione stimolerà la produzione di nuovi rami l’anno successivo, ma comporterà anche lo svantaggio di dover ricominciare a far crescere una pianta praticamente da zero tutti gli anni. Se intendete ricoprire un pergolato o un gazebo, subito dopo il periodo di fioritura, che può arrivare fino al termine di ottobre, se il clima lo consente, i rami che hanno portato i fiori andranno accorciati fino a lasciare due o tre gemme dalla base. Così facendo non lascerete invecchiare queste piante, evitando così lo spiacevole effetto di vederle spogliare nella parte inferiore, mantenendo comunque la struttura di una pianta adulta.
Riprodurle per talea
Da giugno fino a settembre si potranno prelevare rami laterali parzialmente lignificati lunghi all’incirca 10 centimetri. Il taglio da effettuare dovrà essere obliquo per offrire una maggiore superficie allo sviluppo delle radici. Cercate di utilizzare un coltello ben affilato per evitare che possano rimanere dei tessuti sfilacciati, che marcendo potrebbero dar origine a muffe e quindi compromettere la riuscita delle talee.
Immergete la zona del taglio in ormoni radicanti e sistemate in un piccolo vaso che avrete precedentemente riempito con torba e sabbia grossolana. Per limitare la perdita di acqua attraverso le foglie potrete costruire delle piccole serre fatte in casa: sarà sufficiente tagliare in due una bottiglia d’acqua trasparente e utilizzare ognuna di queste parti come cappuccio da applicare sopra ad ogni vaso.
Ricordatevi di rimuovere la bottiglia ogni giorno per asciugare la condensa che sicuramente si sarà formata. Vi renderete conto dell’avvenuta radicazione non appena le giovani piante ricominceranno a crescere; a questo punto potrete rimuovere le bottiglie.