Il mandarino è un agrume dai frutti profumati, tipico del Sud Italia e in particolare delle coste tirreniche, ma coltivabile per qualche anno anche in vaso. Si tratta di una pianta originaria della Cina, il cui nome deriva dal termine mandara, denominazione datale nell'isola di Réunion, una tappa del viaggio di avvicinamento verso l'Europa.
Com'è fatto il mandarino
Il mandarino (Citrus deliciosa) è un piccolo albero (altezza max 5 m), a volte con rami spinosi, con chioma arrotondata, simmetrica e aperta. Le foglie sono lanceolate, color verde vivo. I fiori sono singoli o riuniti in piccole infiorescenze, bianchi, a cinque petali, molto profumati, tra maggio e luglio. L’esperidio è il frutto, formato da un esocarpo (“buccia”) sottile la cui cuticola ha il caratteristico colore arancione; un mesocarpo (“albedo”) che rappresenta la parte bianca aderente alla buccia e che si toglie facilmente; un endocarpo membranoso che avvolge gli spicchi separati tra loro da setti. All’interno gli spicchi sono costituiti da vescicole ricche di succo e di semi piccoli e appuntiti.
La raccolta si svolge quando i frutti hanno raggiunto un grado di maturazione sufficiente, evidenziata dalla colorazione gialla tipica della specie, tra dicembre e marzo. La conservazione casalinga può essere effettuata per un breve periodo (massimo un mese) in ambienti freschi, asciutti e bui.
Le varietà e i portainnesti
Le cultivar consigliabili per un agrumeto familiare sono Avana e Tardivo di Ciaculli.
Il portainnesto più raccomandabile è il Citrange (Citrus sinensis x Poncirus trifoliata): si adatta a una notevole varietà di terreni, anche con molto calcare attivo, e ha bisogno di acqua di buona qualità; sopporta poco la salinità, mentre tollera le gelate moderate; resiste al mal secco, tollera la tristeza; la produzione è abbondante, con frutti di pezzatura grande e di eccellente qualità. Si possono impiegare come portainnesti anche l’arancio trifogliato e il limone volkameriano, oppure il franco della stessa specie o di altri agrumi di piccola taglia.
Come coltivare il mandarino
Il mandarino si coltiva in piena terra in Sicilia, Calabria e Campania, ma anche lungo la Riviera tirrenica da Firenze in giù. Nel Nord Italia si può coltivare solo in vaso, che va ricoverato in una stanza non riscaldata o in una veranda, dove la temperatura non scenda sotto i 5 °C. Le temperature preferite sono comprese fra 12-30 °C. Il vento caldo secca il fogliame, i germogli, i fiori e i frutticini.
Il substrato deve essere sciolto o di medio impasto, profondo, fertile, ben drenato (non sopporta i ristagni idrici), con pH compreso tra 6,5 e 7,5; non tollera i terreni argillosi, calcarei o salati. La messa a dimora, in terra o in vaso, deve avvenire in primavera, al termine del rischio di gelate. Il mandarino ha molto bisogno d’acqua, soprattutto in estate, da somministrare solo quando la terra si è asciugata. Va concimato ogni anno in inverno con un fertilizzante minerale bilanciato e ogni 3 anni con letame maturo. Si innesta a gemma o a corona.
Come forma d’allevamento negli agrumeti professionali si crea il globo a chioma piena, imbrancato a un’altezza di 80-100 cm dal suolo.
Sugli esemplari giovani la potatura si esegue nel periodo primaverile-estivo a cadenza annuale (soprattutto per la profilassi del mal secco); gli interventi cesori vanno limitati per favorire la fruttificazione. La potatura di produzione, invece, si effettua subito dopo la raccolta dei frutti (non oltre marzo-aprile), eliminando i succhioni, sfoltendo le branche e le branchette all’interno. Non compiere tagli di raccorciamento per evitare un affollamento di germogli anomali o un’alternanza di produzione.
In vaso è coltivabile solo per i primi 4-5 anni di vita, in un vaso grande (36 cm di diametro per pianta alta 50 cm), dopodiché lo sviluppo dell’apparato radicale richiede la piena terra.
Malattie e parassiti del mandarino
Fra le malattie fungine le più temibili sono il mal secco, la gommosi del colletto, il marciume pedale e i marciumi delle radici, la carie del legno, l’allupatura o marciume bruno che interessa il frutto. Tra gli insetti vanno controllati afide bruno, cocciniglia cotonosa, oziorrinco, tignola della zagara; tra gli acari, l’acaro rugginoso e i ragnetti rossi. Infine, una nociva virosi di recente importazione che lo colpisce è la tristeza.