In un mondo frenetico e rumoroso, il desiderio di pace e silenzio si fa sempre più forte. Nelle nostre città, l’inquinamento acustico ha raggiunto livelli tali che perfino gli uccelli stanno cambiando le loro abitudini canore!
E agli esseri umani che cosa accade? Il frastuono di fondo costante delle nostre città ha conseguenze importanti, che vanno da cambiamenti del metabolismo a scompensi del sonno, da variazioni della pressione a disturbi circolatori, dallo sviluppo di comportamenti aggressivi a stress, emicranie e depressione.
Naturalmente, c’è rumore e rumore: esistono anche suoni che generano benessere e serenità e in genere sono prodotti dalla natura: la nostra “grande mamma” sa bene come farci star bene. Allora, chiediamo a lei una strategia di difesa, per quanto sia possibile nello spazio limitato di un giardino, per isolarci dai rumori molesti e coccolarci con suoni dolci e benefici.
Schermare l’esterno
La conditio sine qua non è filtrare i rumori che arrivano dalla strada creando una barriera solida e robusta con siepi, schermi e altre forme di protezione.
Le più efficaci sono le barriere antirumore realizzate con pannelli fonoassorbenti, che possono essere inseriti nelle intercapedini di una struttura in legno massello che farà da recinzione.
Anche i tradizionali muri, di mattoni o calcestruzzo, isolano ottimamente dal rumore e danno al giardino il fascino misterioso dell’antico “hortus conclusus” ma, se non sono preesistenti, occorre valutarne la fattibilità dal punto di vista paesaggistico.
In alternativa, una parete verde può essere realizzata con appositi elementi modulari a fioriera, in calcestruzzo o legno, riempiti di terriccio per ospitare le piante, o con le più moderne e leggere strutture metalliche “a gabbia”, che in breve tempo scompariranno ricoperte dai rampicanti.
I requisiti del silenzio
Una volta schermato dall’esterno, il giardino deve diventare al suo interno un’oasi di pace e rigenerazione, dove rallentare il ritmo e ritrovare il piacere del silenzio.
Per ottenere questo effetto non si può prescindere da tre elementi: una palette di colori neutri e freddi, un’armonia di forme, la presenza dell’acqua.
Dal punto di vista cromatico sono bandite le macchie a tinte forti così come le bordure e le aiuole in cui trionfano fiori e colori a profusione: la parole d’ordine è niente eccessi. I colori caldi (giallo, arancio, rosso) sono eccitanti e vanno usati con parsimonia, mentre quelli freddi (blu, viola, bianco) calmano e aiutano la meditazione. Collocato al centro dello spettro luminoso, il verde è neutro e stabilizzatore, rilassa e favorisce la riflessione: colore terapeutico per eccellenza, promuove l’equilibrio e il benessere dell’organismo. Via libera dunque a siepi e cespugli di tasso o bosso, agli alberi e arbusti sempreverdi, a felci e bambù, alle piante da foglia come hosta e gunnera.
Anche lo stile è importante: deve essere armonico. Il rigore di schemi geometrici e razionali definisce uno spazio che viene percepito come ordinato e armonioso, generando calma e tranquillità. Ma anche un sapiente gioco di linee morbide e sinuose, come avviene nei giardini zen e giapponesi, induce al riposo e alla meditazione. Al contrario, un giardino movimentato e ricco di sorprese, come quello barocco o quello romantico, eccita e stimola la curiosità.
L’acqua e la roccia
Immancabile protagonista di un giardino del silenzio è l’acqua, nella forma di un laghetto abitato da pesci e ninfee, di un ruscello che scorre tra gli alberi o anche solo di una piccola fontanella. Da non sottovalutare è il potere delle pietre: qualche roccia affiorante dall’acqua, un letto di ghiaia interrotto da gruppi di sassi più grandi, una composizione rocciosa sono tutti elementi dal potere tranquillizzante perché, come insegna la filosofia zen, rimandano a simbolismi ancestrali legati alla forza della montagna, emblema di protezione, stabilità e sicurezza.
Ognuno potrà poi personalizzare a modo suo il proprio giardino del silenzio, senza dimenticare di sistemare una comoda panchina nell’angolo preferito, per chiudere fuori il mondo e godersi il proprio tempo del riposo.