Già dalla fine di aprile ci stordisce il suo profumo che inonda le strade di città e paesi, perché ormai chi non ha un falso gelsomino o rincospermo o trachelospermo (Rincospermum jasminoides) in giardino o in terrazzo? Rinunciare a una pianta rampicante come questa, infatti, è veramente difficile: è ricca di pregi e quasi non ha difetti, garantisce il risultato per il quale l’abbiamo acquistata, che sia coprire una brutta veduta, ricavare una bella fioritura, respirare a pieni polmoni il suo aroma soave…
Può vivere ovunque
Il primo pregio del rincospermo è l’adattabilità: ha delle preferenze, come tutte le piante, ma – appunto – si adatta anche a situazioni diverse. Preferisce un substrato fertile, fresco, non pesante, per es. metà terra da giardino e metà terriccio universale con aggiunta di sabbia, ma tollera anche terreni più pesanti, come quelli argillosi della Val Padana o, all’opposto, sciolti, poveri e sassosi come molti nel Sud; non transige invece sul drenaggio, che deve sempre essere ottimo (in giardino e in vaso).
Lo possiamo coltivare dalle Alpi alla Sicilia, perché tollera una temperatura compresa fra –10 e +45 °C, ma sull’arco alpino consigliamo di coltivarlo in vaso: anche se le gelate prolungate sono ormai quasi un ricordo, una decina di giorni di molto sottozero potrebbero nuocergli. Resiste infatti al gelo momentaneo della Val Padana senza venire protetto, e solo in previsione di un gelo prolungato, si può avvolgere la chioma con il tessuto non tessuto, mentre sulle Alpi va spostato in un locale fresco (non più di 10 °C) all’inizio di novembre e riportato in esterni alla fine di marzo.
Va posizionato in pieno o mezzo sole, al massimo a mezz’ombra, se desideriamo una ricca fioritura. All’ombra vive, ma non fiorisce.
Il falso gelsomino amerebbe la libertà, ma si adatta
Originario della Cina, dove vive ai margini dei boschi di latifoglie, in Italia avrebbe il suo optimum in giardino, come pianta da siepe adagiata sulla recinzione metallica, al piede della quale non ci sia muratura, in modo che l’ampio apparato radicale possa esplorare tutta la terra a disposizione. Al suo ridosso gradirebbe avere alte erbacee perenni (ma decidue in inverno) che, soprattutto nei primi anni, possano schermare il sole, che dovrebbe ricevere in abbondanza per sprigionare tutta la sua potenza di fioritura: piante adulte sono in grado di creare un vero e proprio muro bianco, fra aprile e maggio, mascherando completamente il bel fogliame verde scuro. “Testa al sole, piedi all’ombra”: anche per il rincospermo vale questo detto comune per le rampicanti, per cui la base va coperta in primavera con piantine erbacee o con una tegola.
Nella realtà, queste idilliache condizioni non si verificano quasi mai. Ecco allora che il nostro campione vegetale si adatta alle situazioni più disparate e, a volte, veramente ostili. In genere lo usiamo appunto come siepe, ma lo poniamo al piede di muretti di sostegno o proprio addosso a una recinzione in mattoni o altro materiale pieno. Oppure lo alleviamo su tralicci o graticci in piena terra (e questa è una condizione ugualmente gradita), o ai piedi di gazebo, pergole, berceaux, nel qual caso i sostegni sono pochi e i tralci delle piante, a volte, troppi: per ogni gamba di gazebo e altre strutture similari, poniamo a dimora una sola pianta di rincospermo, per evitare un’eccessiva sovrapposizione di vegetazione, che a noi farebbe piacere, ma alle piante no (favorisce la comparsa delle patologie fungine e dei parassiti animali).
Infine, la collocazione più infelice: il contenitore. Di per sé, il rincospermo può adattarsi alla compressione fra 4 lati, ma a determinate condizioni: un vaso da 40 cm di lato è adatto a una pianta alta 60 cm, dopodiché ogni anno bisogna aumentare le dimensioni del contenitore fino alla massima tollerabile dal nostro balcone o terrazzo. Pretendere di stivare uno o più falsi gelsomini in un vaso minuscolo è una vera cattiveria, che pagheremo con uno sviluppo stentato dell’esemplare, con una frequente filloptosi (caduta delle foglie) e con una scarsissima fioritura.
Ideale in città
Se poi volessimo realizzare effettivamente una siepe, ricordiamoci che in piena terra la distanza fra gli esemplari deve essere di 1,5 m e quella dalla recinzione di 20 cm, mentre in contenitore servono vasche da 100 x 50 x 50 cm in ciascuna delle quali mettere due soli esemplari.
Una siepe di recinzione creata con il falso gelsomino è l’ideale per la città, per tanti motivi. Innanzitutto il rincospermo sopporta l’inquinamento senza problemi, sia in termini di polveri sia per sostanze inquinanti presenti nell’aria. Poi riesce a creare una copertura molto fitta in poco tempo (3 anni circa), occultando completamente la vista dall’esterno e riparando dagli occhi indiscreti. È anche un ottimo frangivento senza creare turbolenze di correnti in ricaduta. Infine, in fioritura regala il profumo soave che occulta il puzzo dei gas di scarico tipico dell’ambiente urbano.
Sostegni robusti
L’importante è fornire alle piante i giusti supporti sui quali appoggiarsi, non troppo leggeri, come pali, bambù, reti, archi, pilastri, legno, perché il peso delle piante mature fogliose e fiorite può essere notevole. Infatti crea una copertura fitta e un ampio rivestimento: è una rampicante perenne che sviluppa (lentamente nei primi anni) tralci legnosi e robusti fino a 5 m di lunghezza, che vanno indirizzati lungo il supporto (tralicci, grigliati, recinzioni, balaustre e pergole), attorcigliandoli nella direzione desiderata.
Allarme foglie rosse sul falso gelsomino
Pianta sempreverde, mantiene estate e inverno le foglie piccole e coriacee, ovato-lanceolate, color verde scuro. Ma, soprattutto in primavera, capita che le lamine si arrossino tutte d’un colpo e poi cadano, gettando nello sconcerto i proprietari delle piante: 9 volte su 10 la colpa è della concimazione. Pensando di aiutarle nella ripresa, si distribuisce una generosa concimazione, quando invece il rincospermo è una specie dal “risveglio lento” e desidera solo mezza dose: la quantità intera provoca appunto l’arrossamento e successiva caduta del fogliame. Non resta che annaffiarlo copiosamente, sperando di riuscire a dilavare l’eccesso di nutrimento prima che intossichi la pianta.
I 3 difetti
I piccoli fiori a forma di stella con base ritorta, candidi, sono abbondantissimi (tanto da formare pareti bianche) e profumatissimi, molto apprezzati dalle api, da metà aprile sino alla fine di giugno a seconda delle zone geografiche. Teniamolo presente: non è pianta adatta a chi rischia lo shock anafilattico, né agli entomofobi (chi ha paura degli insetti).
In più, è anche tossico: come in tutte le Apocinacee, il lattice che esce dai suoi tralci è velenoso per contatto e per ingestione, come pure le foglie. Sorvegliamo bambini e animali domestici, e indossiamo i guanti quando lo potiamo.
Infine, quando al termine della fioritura le corolle appassiscono, si seccano e cadono, si crea velocemente (complici le alte temperature) un tappeto di briciole e polvere bianca, innocuo in giardino, sull’erba, dove funge da concime, ma altamente fastidioso su vialetti lastricati o sulla pavimentazione del terrazzo. Teniamo a portata di mano il soffiatore aspiratore oppure scopa e paletta…
Gelsomino vs. falso: come distinguerli
Si diceva che il rincospermo viene anche chiamato “falso gelsomino”, ma c’è anche chi lo chiama “gelsomino”, evidentemente ignaro di come sia fatto il vero gelsomino (Jasminum).
Fra le varie differenze che distinguono il rincospermo dai gelsomini, una è proprio inconfondibile anche all’occhio profano: guardando le corolle del falso gelsomino, si notano i petali disposti a spirale, cioè la loro base è sfalsata di 45 gradi rispetto alla direzione del petalo aperto. Nel gelsomino invece, il petalo non forma questo angolo, ma si dirige diritto dal tubo corollino verso l’esterno.
D’altronde, il profumo dei fiori somiglia a quello del vero gelsomino, così come il colore (bianco) e la forma delle corolle (a tubo aperto a stella); simile anche il periodo di fioritura (da maggio a luglio). Quello che cambia è la resistenza alle basse temperature, che rende il falso gelsomino coltivabile anche in zone piuttosto fredde, come la Val Padana e le Prealpi.
Per gli incontentabili
E se ci siamo stufati del classico rincospermo bianco? Qualche variazione sul tema esiste, da alcuni anni: per esempio, la varietà ‘Wilsonii’ ha foglie molto strette, che in autunno si tingono di cremisi e di bronzo, ‘Summer Sunset’ ha foglie verdi e arancioni, ‘Star of Toscane’ ha i fiori giallo crema. Rincospermum asiaticum ha foglie ovali e strette, e fiori molto profumati di colore bianco-crema; la varietà ‘Tricolor’ ha le foglie screziate di bianco crema e rosa. R. majus o R. japonicum ha foglie ovato-oblunghe che in autunno assumono tonalità rosso-bronzo, produce fiori bianchi leggermente profumati.
Rincospermo, come coltivarlo
Piantiamolo in autunno o in marzo-aprile sia in terra, sia in vaso. Disporre un traliccio nel contenitore, se questo viene spostato a fine stagione.
In piena terra forniamo acqua abbondante e regolare in maggio-giugno durante la fioritura, medio-abbondante in luglio-agosto, media in aprile e settembre, scarsa nei restanti mesi; in vaso annaffiamo regolarmente e in abbondanza da aprile a settembre, poi diminuiamo quantità e frequenza ma non interrompiamo mai le annaffiature, nemmeno in pieno inverno. Concimiamo in giugno e ottobre-novembre con un prodotto granulare a lenta cessione per arbusti da fiore; in marzo con mezza dose dello stesso prodotto.
Potiamolo solo se è indispensabile ridurne lo sviluppo oppure se si è eccessivamente spogliato in basso. Procediamo in dicembre-gennaio, in modo da contenere il più possibile la fuoriuscita di lattice dai rami tagliati. Nella stagione successiva la fioritura sarà più che dimezzata.
Come riprodurre il falso gelsomino
Per talea di rami laterali, in luglio-agosto: tagliamo un rametto giovane, scelto tra quelli laterali dell’anno, insieme a un pezzetto del ramo a cui è attaccato. È sufficiente che il germoglio tagliato sia lungo 4-5 cm e vi sia appena un pezzetto del ramo portante. Dallo stesso ramo portante possiamo ricavare molte talee. Mettiamo la talea in un vasetto riempito con terriccio per piante grasse o un mix di terriccio universale e sabbia. Interriamo per un paio di centimetri il ramo portante. Annaffiamo quanto basta per inumidire il terriccio, usando preferibilmente lo spruzzino, in modo da bagnare anche l’intera talea. Manteniamo il vasetto all’ombra, all’aperto, in luogo riparato, con substrato sempre inumidito; in autunno spostiamolo sotto un portico o in altro punto protetto. Potremo piantarla in un altro vaso o in piena terra nella primavera successiva.
Malattie e parassiti
Le cocciniglie a scudetto possono attaccare foglie e rami, secernendo abbondante melata su cui si instaura la fumaggine; colpiscono le piante indebolite per errori nella manutenzione. Si eliminano irrorando più volte un prodotto anticocciniglia.