Del dragoncello (Artemisia dracunculus) esistono due varietà, il dragoncello vero e proprio, originario della Russia, che si trova anche allo stato selvatico se è sfuggito a coltivazioni familiari perché si riproduce da seme, e la varietà francese che, essendo sterile, non si trova in natura e può essere riprodotta solo per suddivisione dei cespi o per talea.
Com’è fatto il dragoncello
Questa Asteracea (Ligulacea) o Composita è un'erbacea perenne spogliante che forma folti cespugli (alti 50-80 cm) con radici legnose. Le foglie sono verde chiaro, lineari e lanceolate, lucenti, lunghe e sottili. La fioritura ha luogo da luglio a ottobre, con fiori piccolissimi e molto odorosi, di colore giallo-verdognolo e riuniti in pannocchie. Il frutto è un piccolo achenio. È particolarmente diffusa la varietà francese che però è sterile.
Dove e come si coltiva
Si coltiva in piena terra fino alla Val Padana, in posizione soleggiata e riparata dai venti freddi; in vaso nelle zone più fredde, spostandolo all’aperto da aprile a ottobre.
Va posta in un vaso di plastica di diametro minimo 28 cm. Il terreno migliore è profondo, fertile, sabbioso. Desidera una posizione ben esposta alla luce del sole. Le annaffiature devono essere regolari e moderate in estate in piena terra, un po’ più abbondanti in vaso. La semina (della varietà russa) si esegue sia in primavera sia in autunno, effettuando poi il diradamento. In caso di utilizzo di talee o cespi, compiete la messa a dimora in aprile-maggio. A fine autunno la parte aerea si secca e, in zone con inverni freddi, è bene proteggere le radici dal freddo coprendole con paglia; il vaso va ritirato in serra fredda o in cantina. Per avere sempre a disposizione un prodotto molto aromatico è consigliabile rinnovare la coltura ogni 3 anni. Teme le gelate e gli afidi.
Come si raccoglie e si conserva
Quando si raccolgono le foglie, non si devono asportare più di due terzi dei rami, altrimenti si blocca la crescita. Le sommità fiorite e le foglie dei rametti giovani si raccolgono secondo necessità. I rametti e le foglie si consumano freschi oppure si lasciano seccare appesi in ambienti asciutti, caldi e ventilati, perché se l’essiccazione avviene troppo lentamente, l’erba perde aroma e colore e annerisce o assume un sapore di fieno. Il dragoncello essiccato si conserva in vasi ben chiusi. Purtroppo sia il dragoncello secco che quello surgelato perdono in parte la fragranza tipica delle foglie fresche, dalle note pungenti e pepate.
Rametti freschi appesi nelle stanze o piantine sui davanzali scacciano mosche e zanzare.
Come si usa il dragoncello in cucina
Le foglioline fresche hanno un sapore leggermente piccante e intenso che ricorda alla lontana quello dell’anice o del sedano. Sono l’ingrediente indispensabile nella cucina francese, dove vengono utilizzate in tutte le preparazioni che, in Italia, richiedono l’impiego del prezzemolo. Si impiegano per insaporire piatti di pesce, frittate, formaggi freschi, salse e ripieni, arrosti e insalate, ma anche per aromatizzare l’aceto e la mostarda.
La ricetta: salsa al dragoncello
Questa ricetta semplice e antica, è ideale per accompagnare piatti di pollo e di pesce. Mescolate due cucchiai di foglie di dragoncello tritate, uno spicchio d’aglio tritato, un po’ di mollica di pane imbevuta d’aceto bianco e quindi strizzata e un pizzico sale. Impastate il tutto in una ciotola, passate al setaccio (va bene anche un passapatate) e unite lentamente dell’olio d’oliva extravergine, mescolando sino alla densità voluta. Servite la salsa tiepida.