La calendola (Calendula officinalis) deve il suo curioso nome al termine latino calendae, che indica il primo giorno del mese e dunque, per estensione, una pianta che produce fiori all'inizio di ogni mese per tutto l'anno, almeno nei climi caldi. Officinalis significa “destinato a impieghi farmaceutici”, dal latino officina, cioè “laboratorio farmaceutico”. Nel linguaggio comune la piantina viene definita anche “fiorrancio”, dall’allegra e solare tinta dei suoi numerosi fiori.
In passato la calendola ha rivestito molteplici ruoli, quasi come un jolly. Per esempio, in India decorava con i suoi fiori i luoghi di culto; a Roma il naturalista Plinio il Vecchio la consigliava per i disturbi femminili, e al tempo stesso i suoi petali coloravano le pietanze dei Latini sostituendo lo zafferano, tanto che i Romani, portandosela dietro in tutte le campagne di guerra, la diffusero in tutta l'Europa.
Anche nel Medioevo la calendola mantenne un posto d'onore in cucina e tra i medicinali, come ci testimoniano la badessa Ildegarda e Alberto Magno, grande appassionato di botanica del secolo XIII, che la include tra le piante magiche, descrivendo il particolarissimo rituale di raccolta: nel mese di agosto, col sole nel segno del Leone, doveva essere estirpata e immediatamente avvolta in foglie di alloro o di biancospino, tenendo in mano un dente di lupo. Si utilizzava nelle pratiche magiche volte a scacciare gli spiriti portatori di malattia. Nel Rinascimento poi Lorenzo Ghiberti ne riscopre la vocazione artistica, scolpendola addirittura in una delle porte del battistero di Firenze.
Facile e rustica, molto versatile, la calendola è splendida in giardino, in vaso, perfino nell’orto, dove si fa apprezzare per le sue virtù aromatiche e officinali.
Com'è fatta la calendola
La calendola assomiglia decisamente alla margherita (potremmo anche definirla “margherita arancione”) - e del resto appartengono alla stessa famiglia botanica, quella delle Asteracee o Composite -, dalla quale però si distingue per l'intenso odore aromatico che emanano le sue foglie quando vengono strofinate.
La pianta forma spesso un piccolo cespuglio di 50-70 cm, perché il fusto eretto si ramifica già alla base. Le foglie, vellutate al tatto per la presenza di corti peli, sono intere, lanceolate, e hanno un colore verde tenue. All'apice del fusto, tra maggio e dicembre, sboccia quello che comunemente chiamiamo “fiore”. In gergo tecnico viene definito “capolino”, perché in realtà è composto a sua volta da due tipi di fiori, quelli esterni (i cosiddetti “petali”) stretti e lunghi, e quelli interni (il “centro”) piccolissimi e rotondeggianti. Per semplicità, comunque, continueremo a usare la denominazione abituale. I fiori hanno un vivace colore giallo-arancio e un diametro di 2-5 cm.
Essi sono stati inclusi da Linneo nell'Orologio di Flora (in cui le ore vengono segnate dall’aprirsi progressivo delle corolle di diverse specie botaniche), dove rappresentano le ore 9 del mattino: peccato che in certi giorni i fiori color del sole non si aprano... Infatti la calendola, come tutte le Composite, è sensibilissima alle variazioni di temperatura e di umidità dell'aria: i suoi fiori si schiudono unicamente in giornate secche e soleggiate, ma restano ostinatamente serrati nelle mattinate fredde e piovose!
I fiori della calendola sono commestibili: colorano risotti, frittate e insalate oppure si fanno essiccare per ottenere un infuso dal sapore speziato.
Come si coltiva la calendola
Della calendola sono molto diffuse le varietà ornamentali create dai floricoltori, a fiori grandi e doppi, i cui semi sono venduti in bustina. Si può anche coltivare la specie spontanea, una volta raccolti i semi in campagna.
Pianta amante, in una certa misura, del caldo, si può trovare allo stato spontaneo soprattutto al sud, pur essendo presente un po' in tutt'Italia, entro i 600 m d'altitudine. Predilige gli ambienti dove l'influsso dell'uomo si fa sentire: cercatela perciò ai margini dei campi, coltivati e non, nei vigneti e ai bordi delle stradine di campagna.
I semi si interrano a 1-2 cm di profondità, in terra o in vaso, in aprile-maggio, con un terriccio leggero e ben concimato: nasceranno presto piantine ramificate a mo' di cespuglietto, robuste (30-50 cm d'altezza) e poco esigenti. Necessitano solo di spazio (25-30 cm tra una pianta e la vicina), di sole, di innaffiature regolari e dell'eliminazione dei fiori sfioriti: in cambio fioriranno per tutta l'estate fino a novembre e, se il clima è mite, anche durante l'inverno.
Nei periodi molto secchi, può essere attaccata dagli afidi; in quelli troppo umidi, dal mal bianco. Se lasciamo andare a seme cinque-sei piantine, ci assicureremo calendole anche per l'anno successivo.
Si ricorda che questa pianta esercita un'azione risanante sul terreno: è infatti una delle preferite per il giardino o per l'orto biologico.
Come si raccoglie
Sono utili i fiori e le foglie: i primi si raccolgono la mattina presto ancora chiusi recidendoli con un paio di forbici; le seconde si tagliano in primavera ed estate.
I fiori vanno seccati in un luogo aerato, asciutto e buio: alla luce del sole perdono subito colore e aroma. Una volta secchi, si devono riporre in vasi di vetro da tenere sempre al buio e all'asciutto. Le foglie si seccano all'aria e all'ombra e si conservano nello stesso modo.
Pianta ricca di principi attivi (contiene flavoni, carotenoidi, vitamina C, sostanze amare, saponina, resina, olio essenziale, alcol), la calendola è nota per l'azione regolarizzatrice del flusso mestruale e per le proprietà cicatrizzanti: il decotto, ma soprattutto le pomate, esplicano un’azione cicatrizzante, lenitiva, antinfiammatoria su infiammazioni, botte e ferite. Ma è anche decongestionante, diuretica, depurativa, antisettica, antinfiammatoria.
Rimedi naturali
- Per placare i dolori mestruali, aumentare flussi scarsi e diminuire quelli abbondanti: mettete un cucchiaio di petali secchi in una tazza d'acqua bollente e lasciateli in infusione per 10 minuti; filtrate e bevete il tè ancora caldo (eventualmente dolcificate con un cucchiaino di miele millefiori), in dose di due-tre tazze al giorno prima dei pasti principali, a partire dal decimo giorno precedente la presunta data delle mestruazioni.
- Contro i geloni e per cicatrizzare le ferite: in un vaso di vetro chiaro a chiusura ermetica mettete 350 g di petali freschi e un litro di olio extravergine di oliva, chiudete e lasciate al sole per un mese; filtrate e conservate in bottiglie di vetro scuro. Fate degli impacchi con una garza imbevuta di un po' d'olio, per 10 minuti tre volte al giorno. Ottimo anche come antirughe.
- In caso di contusioni e lividi: preparate un infuso con 5 g di fiori secchi lasciati per 10 minuti in un litro d'acqua bollente, filtrate e applicate un impacco più volte al giorno.
- Un rimedio d'emergenza per mani screpolate: pestate alcune foglie fresche e applicatele sulla parte lesa, fermate con una garza. Le pomate a base di calendola, reperibili in farmacia e in erboristeria, hanno effetto lenitivo e decongestionante.
- Per rimuovere facilmente i calli: sistemate su una garza due o tre foglie fresche pestate. Applicatele sulla pelle per l'intera giornata e rinnovate ogni giorno.
- Contro il prurito delle punture di zanzare: pestate due foglie e appoggiatele direttamente sulla parte per una decina di minuti.
- Per placare il bruciore di piccole scottature: applicate sulla pelle per 20 minuti una garza con alcuni fiori tritati finemente.