Come coltivare senza terra, sul cemento, su superfici piccole, utilizzando gli scarti della città, con l'idroponica o coltivazione fuorisuolo. Si coltiva in contenitore e in verticale, attraverso l'idroponica semplificata.
Idroponica viene dal greco, idros = acqua e ponos = lavoro, e vuole descrivere un sistema di coltivazione in cui l’acqua svolge tutto il lavoro che normalmente è svolto dal complesso sistema composto da acqua e suolo. In questo caso il suolo è sostituito da materiali inerti che forniscono sostegno alle piante o da appositi sistemi di sostegno, tutto possibilmente “di recupero”.
L’idroponica semplificata è stata utilizzata in numerose metropoli del Sud del mondo per ovviare alla cronica malnutrizione delle periferie sovraffollate e scollegate dai mercati ortofrutticoli, spesso troppo cari per la classe più svantaggiata della popolazione. È questo il caso di Dakar, in Senegal, ma anche del Cairo in Egitto, di Betlemme in Palestina e di numerosissime città in America del Sud, dove questa tecnica è stata perfezionata e razionalizzata.
Come costruire il cassone rialzato
Molte specie si adattano al metodo della coltivazione idroponica, ma solitamente si scelgono fragole, insalate e peperoncini.
Si tratta di costruire una struttura che accolga le piantine al di sopra del livello del terreno. Questo facilita la protezione dagli attacchi di insetti e parassiti, controlla meglio irrigazione, illuminazione, e temperatura, migliorandone la qualità finale.
A seconda poi del tipo di prodotto che si vuole coltivare, dovrete scegliere i materiali giusti e i substrati più adatti. Questi possono essere ben diversi: da semplice terriccio – possibilmente bio – all’argilla, passando per lana di roccia, fibra di cocco, e tanto altro.
L’ideale è utilizzare materiale di recupero, come bancali o cassette della frutta (a seconda delle dimensioni finali che si vuole ottenere). Anche per i sostegni che permetteranno di rialzarlo basta davvero poco: se non avete abbastanza materia prima da sfruttare, qualsiasi falegnameria avrà da regalarvi scarti di produzione.
Anche gli attrezzi sono semplici e facilmente reperibili: martello e chiodi, un trapano e delle viti. Fondamentale è la sega con cui livellare le varie parti. Possono servirvi anche una pinza e una forbice.
Come prima cosa, nel caso di un bancale, va rimossa la parte centrale della base per ottenere un ripiano. Successivamente vanno chiusi i lati con altre assi: creando preventivamente una guida con una vite da trapano, bastano poi dei semplici chiodi per unire i vari componenti.
Uniti tutti i lati della cassetta, vanno collegate le gambe, seguendo lo stesso procedimento delle altre parti. Terminato anche questo passaggio, e controllato che il cassettone sia stabile, si può procedere a riempire con ciò che più si adatta alla coltivazione prescelta.
Ecco i nostri video tutorial in cui vi presentiamo la costruzione del cassettone, che in questo caso abbiamo riempito con terriccio bio:
Idroponica: il floating system
La tecnica della coltivazione fuori suolo può significare due modi di operare molto diversi fra loro: si possono semplicemente adoperare dei cassoni in legno o vasi per la maggior parte delle colture - seguendo le regole classiche con solo qualche accorgimento particolare, oppure si può decidere di applicare le basi dell’idroponica, anche in versione semplificata.
In quest’ultimo caso si tratta di costituire un substrato particolare in cui le piante vengono particolarmente aiutate nella crescita. I materiali utilizzabili in questo caso sono molteplici e vanno scelti seguendo alcuni accorgimenti: bisogna miscelare un substrato inerte con uno che invece possa garantire un apporto di nutrienti naturali.
Fra gli inerti ricordiamo il lapillo vulcanico, la laterlite, il polistirolo e l’argilla espansa. Fra gli elementi che invece aiutano le piantine troviamo i trucioli di legno (non trattato) e la torba.
Proprio per l’utilizzo di materiali che comunque si comportano similarmente al terreno si parla, in questo caso, di idroponica semplificata: questo perché altrimenti si ricorrerebbe ad alternative completamente diverse. Un esempio? La lana di roccia.
Una volta determinato il substrato, scegliendo i materiali anche in base alla disponibilità dell’area geografica in cui ci si trova, le cure colturali per le piantine sono più o meno uguali a quelle coltivate in vaso o in piena terra: è importante ricordare che la natura si comporta sempre seguendo gli stessi principi. La differenza principale è la possibilità di tenere sotto controllo con più facilità sia l’irrigazione (questo metodo di coltivazione è particolarmente indicato per l’ottimizzazione del consumo d’acqua, un altro motivo per cui viene adoperato nelle fasce climatiche particolarmente calde) sia gli attacchi dei parassiti.
Ciò nonostante, è comunque possibile incontrare ospiti indesiderati, soprattutto di tipo aereo: si consiglia sempre di intervenire con alternative biologiche o, quando necessario, con prodotti specifici che danneggino il meno possibile gli insetti utili.
Ecco il nostro video tutorial che vi mostra come sono composti i cassoni, con un focus sui rimedi contro le cimici verdi: