Chi si reca oggi nel Salento, in Puglia presso il “tacco” d’Italia, mancando da una ventina d’anni da queste zone, lo nota subito: laddove si estendevano oliveti a perdita d’occhio, con esemplari centenari e più, ora trova solo terre riarse e vuote, senza l’ombra di un albero. Per una volta, non è stata la furia del fuoco o di uomini dissennati in cerca di spazio libero per usi impropri: la causa è un terribile batterio, Xylella fastidiosa, contagiosissimo e in grado di disseccare alberi secolari d’olivo in pochi mesi. Per tentare di fermare la malattia, non solo sono state estirpate e bruciate le piante malate, ma altrettante ne sono state espiantate per costituire una sorta di “cintura”, di fascia di quarantena al fine di evitare che il patogeno risalga verso Nord lungo l’Adriatico, colpendo tutti gli oliveti sino alla Romagna (ultima terra nordista di coltivazione della specie). Per la verità, con proteste ed eccezioni, legate a sedicenti “rimedi miracolosi” che avrebbero dovuto “salvare” gli alberi, e che invece hanno solo favorito, purtroppo, la risalita fino al Barese.
La situazione viene complicata anche dal fatto che, se è l’olivo la pianta da reddito che viene direttamente danneggiata dalla Xylella, altre comunissime specie fungono da serbatoio del patogeno, sebbene non riportino sintomi evidenti. Nel maggio 2022 il prestigioso Chelsea Flower Show, la maggiore esposizione di giardini dimostrativi al mondo, ha vietato l’impiego in manifestazione di cinque piante, Coffea (pianta del caffè), Nerium oleander (oleandro), Olea europea (olivo), Polygala myrtifolia e Spartium junceum (ginestra di Spagna), perché l’importazione da Paesi a rischio Xylella (Italia, Francia, Spagna e Portogallo) avrebbe potuto far entrare il patogeno nell’isola, attivando l’ordine di distruzione di tutte le piante ospiti entro un raggio di 100 m e il divieto di movimentazione delle piante entro un raggio di 5 km, compresi i giardini privati.
Tutti i BERSAGLI del batterio
Si tratta di un batterio Gram negativo che vive e si riproduce nello xilema (i sistema di vasi conduttori di acqua ed elementi minerali) di numerose piante legnose, sia alberi sia arbusti, fra cui olivo, vite, agrumi, pesco, ciliegio, mandorlo, susino, pistacchio, Acacia (mimosa), oleandro, fillirea, lentisco, alaterno, Hebe, grevillea, lavanda, rosmarino, alloro, mirto, Pelargonium a foglie profumate, vinca (Cataranthus), pervinca (Vinca), asparago e molte piante erbacee spontanee, per un totale di circa 500 specie accertate.
Danni GRAVISSIMI da Xylella
I danni si manifestano dapprima sulle foglie e poi sui germogli e i rami. Il batterio determina infatti un disseccamento delle foglie e progressivamente di tutta la chioma e dei rami delle piante colpite. In particolare sull’olivo causa il Complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO), una gravissima malattia comparsa nel 2008 fra gli olivi del Salento ed estesasi, a oggi, sino alla provincia di Bari. Per questo, Xylella è un batterio classificato come “patogeno da quarantena” dall’Eppo (European and Mediterranean Plant Protection Organization): chiunque sospetta la presenza della malattia ha l’obbligo della segnalazione al Servizio fitosanitario regionale, mentre lo Stato membro interessato dal patogeno deve adottare drastiche misure di eradicazione e contenimento. La malattia colpisce con maggiore gravità gli esemplari più anziani, con totale disseccamento degli olivi secolari, mentre su piante più giovani i sintomi sono meno accentuati e confinati a disseccamenti apicali che, a oggi, non portano a morte l’esemplare.
L’insetto VETTORE
Il batterio viene trasmesso da cicaline (Philaenus spumarius, la cosiddetta “sputacchina” per il liquido spumoso che produce per deporvi all’interno le uova, e altre specie affini) che pungono il vegetale e succhiano la linfa, quindi i sintomi compaiono quando sono presenti gli insetti, durante la bella stagione, da marzo nel Sud fino a ottobre. Sulle lunghe distanze la diffusione della malattia può avvenire attraverso il commercio di piante infette: per questo motivo i vivai del Salento e fino alla provincia di Bari sono interessati dal divieto di commercializzazione delle specie “serbatoio” al di fuori dei territori di presenza del batterio.
Come si PREVIENE
La prevenzione è difficile perché il batterio alberga appunto in numerose piante ospiti, sia erbacee sia legnose, sia coltivate sia spontanee, che fungono da serbatoio a cui “si approvvigionano” le cicaline. Nelle zone colpite o circostanti è bene mantenere falciata la vegetazione spontanea per evitare di dare accoglienza a questi insetti.
In caso di reimpianto è indispensabile porre a dimora solo piante di olivo certificate resistenti o tolleranti alla Xylella, come Leccino e FS17 (esistono vivai che le producono già da alcuni anni; si reperiscono digitando sul motore di ricerca “vivai olivi esenti xylella”).
Bisogna evitare di mettere a dimora piante ospiti del batterio (vedi elenco più sopra nel testo) e di esportarle al di fuori della zona colpita e della fascia di quarantena circostante.
Si possono effettuare trattamenti insetticidi a base di olio di Neem contro le cicaline dalla primavera alla fine dell’estate, irrorando tutta la flora spontanea presente in giardino e le piante coltivate.
Come si COMBATTE
Ai primi segnali sospetti (disseccamenti) la pianta di olivo va segnalata al Servizio fitosanitario regionale e, in caso di diagnosi accertata, abbattuta con rimozione totale del materiale di risulta. Non esistono infatti metodi efficaci di lotta al batterio ed è fondamentale un attento controllo del territorio per evitare che si insedi in nuove aree.
Per il contenimento sono in vigore per legge le misure di estirpazione degli olivi sani posti in vicinanza di quelli malati, ma si tratta di misure che gli agricoltori in buona parte si rifiutano di adottare. Il tema è, tuttora, oggetto di accanite controversie su eventuali cure e soluzioni, in bilico fra “interventisti” e “negazionisti”.
La Xylella è arrivata in Italia portata da piante tropicali giunte dall'America Latina e fino a oggi ha infettato oltre 8mila chilometri quadrati con oltre 21 milioni di ulivi colpiti, secondo Coldiretti Puglia, molti dei quali monumentali.
Il contagio della Xylella ha già provocato oltre 21 milioni di piante infette, una strage di ulivi, riporta Coldiretti Puglia, lasciando un panorama spettrale con oltre 8mila chilometri quadrati di territorio colpito dalla fitopatologia, pari al 40% del territorio regionale.