La dalia da vaso è graziosa e irresistibile sul balcone, ma può deperire in poche settimane se le cure sono sbagliate: ecco i consigli giusti
Per decenni la dalia è stata solo un tubero da giardino, da piantare in marzo-aprile ed estrarre – in zone fredde – in ottobre. Ma dagli anni ’20 del Terzo millennio la dalia è stata lanciata dai floricoltori come pianta da vaso, scegliendo varietà nane che ben si adattano all’ambiente costretto e regalando la bellezza di questa splendida infiorescenza anche a chi possiede solo un balcone o un terrazzo.
Ma non sempre le cose vanno come ci si aspetta: capita che la piantina dai grandi capolini, poco dopo essere stata portata a casa, deperisca e assuma un aspetto stentato, privo di colori, per poi estinguersi già prima della fine dell’estate. Qualcosa è andato storto…
- È pianta da esterni. Scordatevi di tenerla in casa, anche se è talmente bella da volerla sotto gli occhi sempre: la dalia deve stare all’aperto, sentendo l’aria che circola e godendo dei raggi solari diretti.
- È pianta da sole. Al massimo tollera la mezz’ombra, cioè mezza giornata senza sole, ma l’altra mezza – non importa se mattina o pomeriggio – deve essere baciata dal pieno sole, anche nel clou dell’estate. Con meno di 5 ore di sole, produce sempre meno capolini e smette di fiorire anzitempo.
- Va subito rinvasata. I vasetti da vivaio sono angusti per una pianta di tale potenza, sebbene varietà nana: deve subito essere rinvasata in almeno 2 misure in più, con 3 cm di argilla espansa sul fondo e ottimo terriccio per piante da fiore. Dopo il rinvaso deve stare all’ombra per 3 giorni, ben annaffiata.
- Vuole molta acqua. Tallone d’Achille in queste estati sempre più siccitose è la richiesta idrica: la dalia va annaffiata anche tutti i giorni in piena estate, perché è molto erbacea e poco lignificata. E se si affloscia, rallenta la produzione di corolle e innesca l’arrivo degli afidi e del ragnetto rosso. Ricordatevi sempre che un’alternanza “siccità-annegamento” è foriera di grandi guai…
- Niente acqua sulle foglie. La dalia è soggetta all’oidio o mal bianco, favorito dalla bagnatura del fogliame. Annaffiatela sempre nel sottovaso (grande) o, al massimo, direttamente sul terriccio, mai sulle foglie.
- Niente ristagni idrici. La dalia vuole sì tanta acqua, ma teme i ristagni idrici che fanno marcire il tubero. Quindi accertatevi che l’acqua nel sottovaso venga assorbita entro 20 minuti dall’erogazione. Se così non fosse, svuotate il sottovaso nell’annaffiatoio e riducete la quantità d’acqua fornita.
- Occhio a malattie e parassiti. L’oidio è una patina bianco-grigiastra sulle foglie ed è favorito dalla bagnatura ripetuta con temperature tiepide (quindi si presenta in primavera e autunno, non in estate); secca le foglie che vanno subito eliminate. La botrite o muffa grigia attacca soprattutto i boccioli e la base della pianta, favorita da un eccesso di umidità e una mancanza di aerazione (vegetazione troppo fitta). Gli afidi colpiscono le piante in stress idrico, in altalena fra annegamenti e disseccamenti. Il ragnetto rosso gode su piante troppo asciutte in un ambiente poco aerato (tipo i balconcini a incasso o con tenda perennemente tirata giù per proteggere l’abitazione dal sole).
- Non buttatela a fine stagione. La dalia è una pianta dalle radici tuberizzate, quindi NON è un’annuale, anche se a fine ottobre la vegetazione deperisce fino a seccarsi. Va eliminata tagliandola a 5 cm dal terriccio. Poi, se abitate in zone calde, potete lasciare la radice nel vaso, rinvasandola nel marzo successivo con terra nuova e una misura in più. Se invece state dalla Val Padana compresa in su, la radice va estratta a inizio novembre, ripulita sommariamente con uno straccio e conservata in sacchetti di carta o cassette di legno al buio e al fresco (NON al freddo), per ripiantarla in primavera come sopra (o anche in giardino come bordura).