Il liquidambar, il Ginkgo biloba e l’albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera) ci fanno amare l’autunno, i pini profumano di resina, le foglioline del Populus alba e delle betulle luccicano a ogni alito di vento… Infinite (o quasi) sono le possibilità di scelta di un albero in vivaio, per non parlare di cortecce insolite (vedi la Lagerstroemia indica) e fioriture incredibili (il siliquastro, conosciuto anche con il nome di “albero di Giuda”, fiorisce non solo sui rami spogli ma direttamente sul tronco!) che permettono al progettista di realizzare insiemi originali, attraenti ed emozionanti.
Cosa tener presente nella scelta
Certo è, che gli alberi occupano un posto troppo importante per lasciare che siano solo le ragioni del cuore a guidarci nella loro scelta/acquisto. È risaputo infatti, che raggiungono il massimo splendore quando sono a loro agio, in un ambiente appropriato. Forma, dimensioni finali e struttura rappresentano elementi da tenere bene a mente nel processo di progettazione in rapporto al “costruito”. E quando osserviamo potature indiscriminate, tigli capitozzati che sembrano usciti da un film diretto da Alfred Hitchcock, ci rendiamo conto che forse qualcosa è andato storto.
Se volete risparmiare soldi e frustrazioni varie, evitate di piantare molto addossate alla casa le specie a forte sviluppo e dotate di grandi radici, come le querce, i Cedrus e l’Aesculus hippocastanum. Se proprio non potete farne a meno, vi suggerisco di porli a una distanza che è pari all’altezza dell’esemplare adulto (ideale 10-15 m).
Certo, ci vuole spazio! Scegliendo allora di allontanare l’albero dalla costruzione, esso assumerà un ruolo indipendente e sarà una presenza invitante ad addentrarsi nel giardino. Fate sì che vi sia un trait-d’union tra la pianta e l’edificio: io a tal proposito adotto uno stratagemma, mettendo a dimora una serie di arbusti bassi/tappezzanti per andare a svanire ai piedi dell’albero stesso.
Alberi che possono stare vicino all’edificio
Viceversa, le specie di terza grandezza, come l’Acer palmatum, l’albero del sapone (Koelreuteria paniculata), la magnolia stellata (sorella minore della M. grandiflora, molto di moda negli anni ’70) e l’orniello possono stare “vicino” alle finestre, magari in un angolo o leggermente spostate rispetto alla facciata. Così facendo è possibile sottolineare le linee architettoniche grazie agli alberi!
Optate per specie che richiamino certe parti della casa: un portamento ricadente fa venire alla mente un’arcata, la forma conica di un Carpinus betulus Pyramidalis quelle di una torretta e così via… Le linee verticali danno “respiro” a una costruzione bassa e lunga, le forme globose smussano gli angoli vivi e un insieme di piante riempie vivacemente un patio o un vuoto tra due muri.
Alberi da frutto, belli e utili
Se in settembre fate una scampagnata, noterete che le case coloniche sono molto spesso circondate da alberi da frutto; che si tratti di un melo, di un marasco o di un susino Regina Claudia verde, appaiono ai nostri occhi come vicinanze piacevoli, testimoni di una tradizione contadina oramai scomparsa e da un punto di vista prettamente estetico (oltre ad essere carichi di frutta, a fine estate!) sono interessanti tutto l’anno. Chiedete in vivaio delle varietà antiche, dimenticate…sono certamente da riscoprire.
Un solo albero a effetto
C’è da dire che, invecchiando, le piante a grande sviluppo acquistano un certo fascino, maestosità e se l’altezza supera di gran lunga quella dell’edificio che accompagnano, diventano certamente le “star” del vicinato, segnando in maniera inequivocabile la proprietà. Il cedro del Libano, ad esempio, sempre presente nei grandi parchi del ‘900, ha bisogno di spazio per allargare la sua ramatura. Coltivatelo isolato, cresce molto lentamente, ama il sole e i terreni ben drenati.
“La vita sulla terra è inconcepibile senza alberi” scriveva Anton Čechov, ma allora perché ogni giorno maltrattiamo le piante con potature indicibili? Tocca solo a noi e… io so da che parte stare.