A volte capita di sentir dire che una pianta è “fuori moda”, quasi che si trattasse di un vestito della passata stagione, riferendosi in questo caso non tanto a un’alternanza da un anno al successivo (sarebbe molto triste buttar via una pianta viva e vegeta semplicemente perché “non è più di moda”), bensì a un ricambio che avviene nell’ordine delle decine d’anni. Così, numerose specie hanno letteralmente furoreggiato fra la seconda metà dell’Ottocento e il periodo Liberty - per citarne solo alcune, il lillà e il calicanto fra gli arbusti, il nontiscordardimè e la calla fra le erbacee - per poi venire soppiantate da nuove specie più appariscenti o più esclusive, appena arrivate da altri mondi.
Appartiene a questo novero anche la bella di notte, la cui presenza oggi è piuttosto sporadica, legata soprattutto alla dispersione spontanea dei semi o alla conservazione del tubero nel terreno. Eppure, negli anni ‘10-’20 le sue forme aggraziate e longilinee hanno fornito ben più di un’ispirazione agli artisti Liberty, e una fioriera ricolma di fiori gialli e fucsia o una maestosa aiuola in giardino non mancavano mai.
Poi, lentamente, il declino, dovuto probabilmente alla sua semplicità di coltivazione e alla “monotonia” di colori dei suoi fiori, oggi risolta grazie all’intervento dei floricoltori, che hanno ricavato tinte impensabili all’inizio del Novecento. Ciononostante, questa pianta elegante e nel contempo informale, rustica laddove il clima lo consente, e sempre semplicissima da coltivare, non decolla ancora, a differenza di altre sue con-sorti più fortunate.
Bella, non solo di notte
La bella di notte (Mirabilis jalapa), appartenente alla famiglia delle Nictaginacee, è originaria della fascia tropicale dell'America meridionale, e più precisamente delle regioni peruviane. Laggiù appartiene al genere una sessantina di specie, annuali e perenni, tutte a portamento cespuglioso con rami eretti e allungati. Due sole sono le specie coltivate in Italia (oltre a M. jalapa anche M. multiflora, per la verità assai poco diffusa), entrambe con aspetto similare. Sono piante perenni, dotate di una radice tuberizzata, erbacee o semiarbustive, che formano generalmente un cespuglio con rami eretti, lunghi fino a 1 m. Le foglie, opposte e glabre, sono l’unico elemento che differenzia nettamente le due specie: hanno forma ovato-acuta con base cuoriforme e colore verde intenso su entrambe le pagine nella bella di notte, mentre sono lanceolate e di color grigio-verde nella M. multiflora.
I fiori non riescono decisamente a passare inosservati, anche se manifestano il massimo splendore durante le ore notturne, e infatti gli Inglesi, grandi osservatori nonché fervidi appassionati del mondo vegetale, l’hanno denominata four o'clock per la caratteristica, piuttosto insolita, di aprire i fiori nel tardo pomeriggio o verso sera. Ciò non toglie che talora rimangano aperti o semiaperti anche di mattina, punteggiando qua e là di colore tutta la pianta. Solitari o in piccoli gruppi, i fiori hanno una caratteristica corolla a forma di imbuto allungato, che nasce da un involucro formato da alcune brattee vistosamente colorate in rosso, rosa fucsia, giallo o bianco. Caratteristica del genere è quella di portare sulla stessa pianta fiori in tinta unita, screziati o bicolori, dando così la gradevole impressione di avere a che fare con esemplari diversi e moltiplicando perciò l’effetto decorativo. Da giugno a settembre il cespuglio è in piena e abbondante fioritura, emanando un intenso e piacevole profumo che attira invariabilmente le farfalle notturne, che fungono da agenti impollinatori, contribuendo così alla diffusione della specie. Si possono raccogliere, all’interno dei grossi calici verdi, i frutti (in termini tecnici “acheni”), grossi 5-7 mm, di colore nero, contenenti un solo seme, simili a miniaturizzate "bombe a mano".
Facile da coltivare
Oltre che per la semplice bellezza, la bella di notte merita di essere riscoperta e coltivata per la versatilità che dimostra nelle nostre mani. Può, innanzitutto, venire coltivata indifferentemente al Nord o al Sud dell’Italia, comportandosi rispettivamente da pianta annuale o perenne. Teme infatti il freddo, e così nelle regioni settentrionali, per preservarla da un anno all’altro, dobbiamo ricordarci in ottobre di estirpare i tuberi dal terreno. Conservandoli in un ambiente riparato, asciutto e fresco (ma non freddo), li potremo tranquillamente ripiantare in aprile. Se coltivate in vaso, invece, è sufficiente ricoverare l'intero vaso in cantina. In Meridione invece, se il clima è mite, resiste ottimamente come pianta perenne, oppure, nell’entroterra, basta proteggere la base della pianta (e quindi il sottostante tubero) con paglia, lasciandola in terra anche durante l’inverno.
Non ha esigenze particolari in fatto di terriccio, se non una certa sofficità e una buona fertilità dello stesso. La possiamo impiantare in piena terra nel giardino, al centro di un’aiuola o come vistosa bordura, ma anche in una capace fioriera da tenere sul terrazzo, o perfino in un vaso piuttosto profondo da collocare sul davanzale. L’importante è poter godere a poca distanza della loro compagnia durante le ore di apertura dei fiori, dalla metà del pomeriggio in poi. Ovviamente, le dimensioni della pianta e la fioritura si comporteranno in conseguenza della quantità di terra a disposizione.
La bella di notte è quasi indifferente all’esposizione, visto che si trova bene al sole o a mezz’ombra, a differenza della cugina M. multiflora che fiorisce, nel medesimo periodo, solo se posizionata in pieno sole. L’unica condizione indispensabile, se vogliamo piante rigogliose e fiorifere, è provvedere con abbondanti e costanti innaffiature, senza ovviamente “annegarle” (attenzione al drenaggio!).
Per la moltiplicazione, si può procedere direttamente da seme, lasciato a bagno in acqua per una mezza giornata per ammorbidire il tegumento dell’achenio, seminando la bella di notte a primavera inoltrata in un terreno profondo e moderatamente fertile, in posizione soleggiata, avendo cura di bagnare molto a cadenza fissa.
Attenzione: è irritante
Con la bella di notte è meglio non avere incontri troppo ravvicinati, soprattutto nell’intento di respirarne il dolcissimo profumo. Infatti, le brattee fiorali (la corolla colorata) contengono un alcaloide, la trigonellina, responsabile, in caso di contatto, di forti irritazioni epidermiche. Se ingerite, provocano un'immediata infiammazione delle mucose, con gastroenterite e diarrea. E’ difficile pensare di mangiare i fiori, ma dai bambini e da cani e gatti ci si può aspettare di tutto: meglio allora sorvegliare i più piccoli, e avvisare i più grandicelli del pericolo, in modo da non doversi privare della vistosa compagnia di questa bellissima pianta.