Nontiscordardimè o Myosotis, come coltivarlo

Il nontiscordardimè o Myosotis è una piantina perenne che in primavera forma tappeti colorati di azzurro in giardino e in vaso

Il nontiscordardimè (Myosotis arvensis) è una classica pianta erbacea perenne che rende bene sia in vaso sia in giardino, ai bordi delle aiuole o, ancora meglio, nelle roccaglie.

In primavera, tra marzo e giugno, produce una cascata di fiorellini minuscoli ma numerosi, nei toni dell’azzurro e, nelle varietà orticole, anche del rosa e del bianco, formando uno splendido tappeto colorato nei punti più assolati, a partire da poche piantine: infatti, si moltiplica da solo molto rapidamente.

Da dove viene il nome “nontiscordardimè”

Il suo curioso nome, secondo la leggenda, nasce in Germania, dove infatti si chiama “Vergiss mich nicht Blume”. Quando Dio, durante la creazione, stava dando i nomi alle piante, una di esse, ancora innominata, disse: “Non ti scordar di me, Dio!”. E Dio rispose: “Questo è il tuo nome!”.

Sempre in Germania il nontiscordardimè era il simbolo segreto dei Massonidurante il regime di Hitler, mediante il quale si riconoscevano fra di loro per evitare di essere deportati in quanto “dissidenti politici”. Oggi il nontiscordardimè è rimasto il simbolo dei massoni tedeschi vittime del nazismo.

C'è poi anche un'altra leggenda che racconta dell’amicizia profonda fra un bambino e una bambina: quando lui decide, diventato adulto, di partire per il mondo, notano, separandosi, il bel fiore. Allora si promettono di raccoglierlo, ognuno in ricordo dell’altro, ovunque, nel futuro l’avessero trovato. La scena cambia. I due bambini ora sono due vecchi e, nell’atto di raccogliere entrambi uno di quei fiorellini si toccano per mano e si riconoscono…

Infine c'è il nome latino del genere, Myosotis, che deriva dell’unione delle due parole greche “Mys” (topo) e “Us, otos” (orecchie). Pare dunque che per gli antichi esistesse una somiglianza fra i fiorellini celesti e le orecchie del noto, e poco amato, roditore.

Com’è fatto il nontiscordardimè

Erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Borraginacee, è alta 15-25 cm, con foglie lanceolato-ovate, leggermente scabre. La parte aerea scompare in inverno e rispunta in primavera. Tra l’inizio di marzo e la metà di giugno produce numerosissimi fiori disposti in infiorescenze a cima, spesso appaiate, con corolle a 5 petali di colore azzurro e gola gialla (bianco o rosa nelle varietà orticole).

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Nontiscordardimè a fiori azzurri e rosa.

Come si coltiva

Dà il massimo in piena terra in giardino, ma si può coltivare anche in vaso, dove più facilmente si esaurisce nell’arco di pochi anni.

Pianta rustica, non ha preferenze in fatto di clima perché resiste al gelo come al caldo torrido. Lungo le Alpi la posizione dovrà essere soleggiata, mentre in riva al mare è preferibile una collocazione a mezz’ombra, soprattutto per l’estate.

Si mette a dimora in marzo-aprile o in settembre-ottobre se si tratta di piantine in vaso, lasciando uno spazio di circa 25 cm tra una pianta e l’altra; la semina invece parte a febbraio in luogo riscaldato per trapiantare le piantine in aprile.

Il terreno deve essere preferibilmente fresco e ricco di sostanza organica, e deve mantenere un buon grado di umidità soprattutto in estate e nelle piante in vaso, più sensibili alla siccità. Desidera un drenaggio di medio spessore.

Le annaffiature devono essere costanti in vaso tra la primavera e l’estate, meno assidue in giardino, ma comunque a cadenza regolare durante le estati più calde.

Non è necessaria la concimazione, ma un piccolo apporto di letame o altro concime organico in autunno è gradito. In vaso è bene fornire un concime liquido per piante da fiore da marzo a giugno ogni 15 giorni.

L’apparato radicale è molto superficiale: evitare di zappettare il terreno attorno al nontiscordardimè, perché potrebbe risentirne gravemente.

La moltiplicazione può essere realizzata per divisione dei cespi a fine estate, in autunno o all’inizio della primavera, oppure per talee di rami (radicano molto bene).

Nontiscordardimè o Myosotis, come coltivarlo - Ultima modifica: 2020-01-27T07:47:19+01:00 da Elena Tibiletti