Il genere Euphorbia comprende innumerevoli specie erbacee, biennali, annuali, suffruticose e arbustive, a foglia persistente o caduca, diffuse in tutti i climi temperati della terra. E, in più, esemplari grassi o succulenti dall’aspetto e dalle dimensioni molto dissimili: si va da piante grandi come una pallina da golf (E. obesa) a cactus arborei muniti di spine (E. echinus), provenienti dalle regioni tropicali e subtropicali dell’Africa, America e Madagascar.
Euphorbia poinsettia, la più nota
Il nome Euphorbia fu assegnato all’intero genere da Linneo, in onore del medico greco Euphorbus, che ne utilizzava il succo lattiginoso a scopo purgativo e catartico. Varie specie sono ottimi soggetti da serra o da interni (in particolare E. tirucalli, l’albero ‘delle matite’ e forme selezionate di E. splendens o E. milii, detta ‘corona di spine’, ma la più diffusa è la cosiddetta ‘stella di Natale’, E. pulcherrima. Fu scoperta nel 1520 dagli spagnoli di Cortés, ma soltanto nel 1825, Joel Robert Poinsett, ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, ne portò in patria alcuni esemplari per coltivarli nella sua abitazione in Carolina (in sua memoria viene detta anche Poinsettia pulcherrima). Da noi è coltivata in Sicilia, dove ha trovato condizioni climatiche particolarmente favorevoli. Negli ultimi anni sono reperibili ibridi di colore rosa e bianco.
Euphorbia quasi sconosciute
A eccezione della poinsettia, in Italia le euforbie sono ancora poco conosciute, per lo più circoscritte a collezionisti e decoratori floreali, che ne sfruttano l’insolita disposizione del fogliame e delle curiose spighe fiorifere per creare efficaci contrasti di trama. Con poche eccezioni (E. hedytoides, E. curtisii), il genere è composto prevalentemente da specie ermafrodite, ad impollinazione zoofila, con ‘fioritura’ composta da numerosi ciazi: formazioni tipiche delle Euphorbiaceae che presentano gruppi di fiori maschili ridotti a stami e disposti intorno a un fiore centrale pistillato. Queste formazioni sono di colore verdastro, con nettario giallo, rosso o nero e circondate da vistose brattee per la maggior parte in tonalità quasi luminescenti di giallo verde (talvolta scarlatti o aranciati).
Sagome preziose in giardino
La distinzione principale per un buon utilizzo delle euforbie da giardino si basa piuttosto sulle dimensioni, sul tipo di portamento e di categoria a cui appartengono. Tra le più apprezzate, E. characias è originaria del mediterraneo occidentale e del Portogallo ma è diffusa in tutta Europa. Specie sempreverde suffruticosa, presenta fusti fitti ed eretti di circa 1,2 m, con base legnosa, dal fogliame lineare, azzurro o verde glauco e disposto tipicamente a spirale intorno agli steli. Le grandi infiorescenze cilindriche, sono prodotte da fine inverno a metà primavera e si mantengono decorative per vari mesi. Ne esistono varie forme selezionate, tra cui le più notevoli rimangono E. c. subsp. wulfenii (sin. E. veneta), del tutto simile alla precedente ma di dimensioni più imponenti (1.5 m), E. c. ‘Lambrook Gold’, con spighe giallo oro particolarmente voluminose, e i nuovi ibridi elegantemente variegati di bianco (E. c. ‘Silver Swan’), molto decorativi anche se meno robusti.
Nativa delle Canarie, dove raggiunge le dimensioni di un albero, E. mellifera è una delle specie sempreverdi più spettacolari, non soltanto per il bel portamento arrotondato e il fogliame lussureggiante che si mantiene sempre ordinato ma anche per la fioritura profumata di miele che appare a fine inverno. Necessita di clima invernale non troppo rigido ma si adatta bene a cortili urbani o microclimi protetti, in posizioni soleggiate.
Euphorbia per casi difficili
Esistono euforbie per ogni situazione: all’ombra imbattibile è E. amygdaloides var. robbiae (45 cm), proveniente dall’Asia minore ma naturalizzata in Italia. È ideale come tappezzante alla base di grandi alberature perché sopporta bene situazioni asciutte, anche se si dimostra più fitta e rigogliosa in presenza di maggiore disponibilità idrica. Come per E. characias, gli steli fioriferi esauriti sono da eliminare completamente tagliandoli alla base.
Nei terreni umidi si rivela perfetta E. palustris, perenne a rizoma strisciante con steli color verde pallido e ombrelle fiorifere circondate da brattee giallo zolfo.
Le specie erbacee sono innumerevoli e offrono l’imbarazzo della scelta a seconda dello spazio disponibile e del periodo di fioritura preferito. Da segnalare E. cornigera, con fogliame impreziosito da una banda bianca centrale e marginatura rossa, e il suo ibrido E. ‘Excalibur’, in cui la venatura crema risalta contro la colorazione glauca delle foglie. E. sikkimensis, E. schillingii ed E. wallichii preferiscono terreni fertili e annaffiature regolari per formare masse dense e arrotondate con ciazi giallo cromo, adatte alla parte centrale delle bordure.
Ibridi che danno spettacolo
La generale propensione delle euforbie a riprodursi da seme ha permesso la proliferazione di numerosi ibridi. Tra questi E. martinii (E. amygdaloides x E. characias), un incrocio avvenuto spontaneamente con una fioritura verde con nettari scarlatti e il fogliame scuro e persistente soffuso di rosso; le dimensioni compatte (75 cm) lo rendono ideale negli spazi ristretti o anche in contenitore.
Alcune specie si discostano dalla tipica colorazione sulfurea delle precedenti, in particolare E. griffithii, una perenne proveniente dall’Himalaya che sfoggia fogliame lanceolato con nervature centrali rosa pallido e infiorescenze rotonde, larghe 5-10 cm, con brattee scarlatte. Splendide in particolare le sue varietà E. g. ‘Fireglow’, rosso arancio, e ‘Dixter’, con sfumature cremisi. Rinvenuta allo stato selvatico sulle rive di un fosso nella Dordogna francese, E. dulcis ‘Chameleon’ è diventata una delle più vendute in Inghilterra per i cromatismi insoliti del fogliame bruno purpureo. Singolare nell’aspetto E. myrsinites, con fusti striscianti e foglie obovate persistenti grigio azzurre, è perfetta nella fascia anteriore delle bordure, nelle roccaglie o in vaso.
Le insolite Euphorbia annuali
Per chi desidera sperimentare euforbie non permanenti, presenze gradevoli anche se in genere meno esuberanti, l’annuale E. marginata, proveniente dall’America settentrionale, con la curiosa caratteristica di assumere vistose variegature bianche nel fogliame ovale solo quando è completamente sviluppato.
E. lathyrus è invece una biennale europea e italiana dal fusto singolo, con foglie lanceolate e opposte verde smeraldo, e infiorescenze appuntite circondate da brattee gialle; sembra possedere la capacità di allontanare le talpe e dimostra una forte predisposizione all’autosemina, apparendo spesso spontaneamente nelle posizioni più congeniali.