In questi due video tutorial, girati in collaborazione con Fondazione Bertini Onlus a Mombello, dov'è stato realizzato insieme agli utenti psichiatrici un orto ispirato ai principi della biodinamica, l'agronomo dà alcuni consigli pratici sulla coltivazione dei peperoni.
Peperoni, piccanti e non
Il nome botanico, Capsicum, ha due possibili derivazioni, entrambe assai evocative. Può derivare dalla parola latina ‘capsa’, che significa ‘scatola’, alludendo alla forma caratteristica del frutto che è una bacca cava e vuota all’interno, oppure dalla parola greca ‘kapto’, che significa ‘mordere avidamente’, in riferimento alla capacità dei peperoni di stimolare l’appetito.
Dal termine botanico deriva anche il nome della capsaicina, l’alcaloide responsabile del sapore piccante peculiare dei peperoni: molto concentrato nei peperoncini, è quasi assente nelle varietà da tavola.
La piccantezza si misura con la scala Scoville, che fa registrare fino a un massimo di 500 unità di capsaicina nei peperoni dolci da insalata contro le 300.000 unità del peperoncino più piccante al mondo, l’infuocato Habanero anche noto come "vendetta del diavolo".
Si può scegliere di consumare un peperone verde, giallo o rosso, ma è interessante sapere che il colore verde non corrisponde a una varietà particolare, bensì a uno stadio di crescita: a maturazione i peperoni virano sempre al giallo o al rosso.
Semplicemente, a differenza della maggior parte delle verdure, sono gradevoli da gustare anche prima di maturare: in linea generale, il peperone verde si consuma cotto, mentre i rossi e i gialli sono ottimi anche a crudo, in insalata o in pinzimonio. Quelli rossi hanno la polpa croccante e zuccherina, mentre quelli gialli hanno polpa più tenera e succulenta.
Esistono numerose cultivar di peperone, che si distinguono per le caratteristiche del frutto: può essere dolce o piccante, piccolo o grande, di forma cuboidale, conica, piramidale, allungata o corta, di colore rosso, giallo, verde, bruno o scuro.
Come coltivare i peperoni
Per coltivarlo con successo, bisogna lavorare il terreno in modo da renderlo soffice e permeabile, sistemando a prode le aiuole. Va concimato abbondantemente con fertilizzanti organici, distribuendo anche letame maturo se il suolo è sabbioso o argilloso. Richiede soprattutto potassio e azoto, frazionando le forniture parte all'impianto e parte durante la coltivazione.
Non coltivatelo su terreni "stanchi", evitate di posizionarlo per due anni consecutivi nella stessa parcella (“ristoppio”) e di farlo seguire a pomodoro, melanzana, patata e cavolfiore (“avvicendamento”). La successione più adatta è invece con Leguminose e Alliacee, mentre le consociazioni migliori sono con carciofi, finocchi e lattughe.
È molto sensibile al freddo, quindi va seminato in febbraio in cassone riscaldato. Bisogna scegliere un seme proveniente da piante a frutti sani, per evitare rischi di virosi. I trapianti si eseguono una volta superati i rischi di gelate tardive, con una densità di 2,5-3,5 piante/m2, in file distanziate di 90-100 cm, con piante a 30-50 cm l'una dall'altra. I sesti più ampi garantiscono migliori condizioni di arieggiamento e luminosità.
La posizione deve essere ben soleggiata per almeno tre mesi consecutivi. Ogni pianta deve essere munita, fin dal trapianto, di un tutore a cui legare i fusti man mano che crescono. Periodicamente vanno eliminati i getti laterali che si formano all’ascella delle foglie, per non indebolire la pianta.
La raccolta avviene in modo scalare e, dopo ogni raccolta, bisogna innaffiare in modo da evitare il costipamento del terreno, che nuoce alla pianta. Alle irrigazioni bisogna alternare le sarchiature per distruggere le erbe infestanti, che si sviluppano facilmente.
(tratto da “Peperone, estate a tinte forti”, di S. Pareschi, Giardinaggio, n.7-8 2008)