Fa parte di quelle malattie che, chissà perché, si pensa sempre che riguardino qualcun altro: eppure il tetano in Italia colpisce circa 120 persone l’anno, la metà delle quali non sopravvive. Qualche anno fa ne ha parlato perfino Lancet, la prestigiosa rivista scientifica, sottolineando che in Italia l’incidenza di questa malattia è superiore rispetto agli altri Paesi europei.
Perché? Per un cocktail di eventi: nel nostro Paese il giardinaggio lo praticano soprattutto gli anziani, gli over 65, e il 65% di loro non ha mai ricevuto la vaccinazione antitetanica, a differenza delle classi d’età più giovani che sono stati vaccinati in età scolare. Nel resto d’Europa, da un lato il giardinaggio è praticato anche dai Millennials, vaccinati, e dall’altro gli anziani europei si vaccinano ben più degli Italiani.
Che cos’è il tetano
Il batterio (Clostridium tetani) che causa questa gravissima malattia vive nell’intestino di alcuni animali (come il cavallo, i bovini e gli ovini) e anche dell’uomo. Viene liberato con le feci sul terreno, dove sopravvive molto a lungo sotto forma di “spora” (una “capsula” isolata dall’esterno e dormiente). La spora attende di penetrare in un nuovo organismo attraverso qualunque lesione della pelle (ferita, graffio, morso, ustione, puntura di insetto...). Quanto più profonda è la lesione, tanto più il pericolo aumenta: in caso di ferite lacero-contuse, infatti, manca l’ossigeno (condizioni anaerobie) e con questa assenza la spora libera una tossina pericolosissima.
Come si contrae la malattia
Se lavorate la terra a mani nude, magari dopo esservele graffiate contro un rosaio, e sventuratamente in quel terriccio sono contenute le spore del batterio, queste entrano e in assenza d’ossigeno producono una tossina molto pericolosa.
Gli oggetti arrugginiti di per sé non contengono la spora, ma se sono stati contaminati con terriccio contenente le spore del tetano, si trasformano nel “killer perfetto”: chiodi, barre, aste, tutori, ma anche lame del potatoio o dei forbicioni tagliasiepi, se vi feriscono, inoculano direttamente la spora nel vostro corpo. Ricordatevi sempre che il clostridio penetra facilmente attraverso tutte le ferite, anche piccole come i graffi da ramo spezzato o i buchi da spine, che frequentemente il giardiniere si procura sulle mani, le braccia e le gambe. Va da sé che la spora può penetrare anche immergendo gli arti con microferite in acqua sporca, contaminata.
Le persone più esposte sono le donne over 65 anni perché molto spesso da piccole o da adulte non sono state vaccinate. L’antitetanica infatti è obbligatoria per i bambini dal 1968, mentre sugli adulti viene praticata per motivi di lavoro e quindi maggiormente sul sesso maschile. Le professioni più a rischio sono quelle che prevedono il possibile contatto con materiali sporchi: operatori ecologici, addetti alle fognature, muratori, agricoltori e giardinieri.
Come si previene il tetano
Proteggersi con guanti, pantaloni lunghi e maniche lunghe sempre, a parte l’irrealtà (così bardati in estate si rischia il colpo di calore!), serve a poco, perché le spine lacerano i tessuti e graffiano comunque la cute, ed è sufficiente una piccola ferita per far entrare la spora. L’unico mezzo di prevenzione è la vaccinazione antitetanica, da compiere in tre tappe la prima volta che si esegue (un’iniezione iniziale – che inizia a proteggere – cui segue dopo un mese la seconda – che aumenta la protezione – e dopo sei mesi la terza – che assicura una difesa totale –) e da richiamare ogni 7-10 anni, a seconda del tipo di vaccino utilizzato.
La vaccinazione contro il tetano fa parte di quelle obbligatorie per i bambini fin dalla nascita. Il calendario vaccinale prevede una prima dose al 3° mese di vita, una seconda al 5° mese e la terza a 10-12 mesi (spesso all’interno dei vaccini esavalenti). Ci sono poi altre due dosi di richiamo a 5-6 anni e a 15 anni circa. Sebbene vaccinati da bambini, in età adulta la protezione non rimane totale: per questo è bene ripetere la vaccinazione (singola dose, cioè richiamo) ogni 10 anni per mantenere la massima copertura.
E se l’ultima vaccinazione è stata fatta più di 10 anni fa? Basta ripetere una singola dose (non è necessario ripetere il ciclo vaccinale da tre dosi) per riacquistare la protezione completa nell’arco di 30 giorni. Se viceversa non ci si vaccina più, la protezione pian piano scema, equiparando l’organismo a quello di un non vaccinato.
Se invece non si è mai stati vaccinati (l’indicazione è contenuta nel proprio Fascicolo sanitario alla voce Passaporto vaccinale), serve l’intero ciclo di tre dosi di vaccino.
Il vaccino non dà effetti collaterali: in rari casi dolenzia o prurito al braccio nel punto dell’iniezione, o qualche linea di febbre che scompare da sola in un paio di giorni.
Sintomi e cure
Se l’indomani da un graffio venuto a contatto con terra, la parte lesa si gonfia (nonostante la disinfezione, che deve essere sempre effettuata con cura, preferibilmente in loco tenendo un flacone di disinfettante nel marsupio), i muscoli sono indolenziti e compare una leggera febbre, recatevi immediatamente al Pronto soccorso. Non sottovalutate assolutamente anche il più minuscolo dei graffi che progredisce in questo modo: anche perché i sintomi successivi saranno malessere, tremori, vertigini, spasmi muscolari, rigidità, fino alla paralisi dei centri respiratori e poi del cuore fino alla morte, se non si interviene in tempo con il ricovero in ospedale. La cura consiste nella somministrazione di antibiotici per combattere il batterio, se non ha ancora dilagato attaccando irreparabilmente il tessuto muscolare.
È invece prassi comune al Pronto soccorso, per esempio in caso di incidente d’auto con ferite, la somministrazione del siero antitetanico, che NON è il vaccino: si tratta di immunoglobuline, cioè anticorpi derivanti da sangue umano (la somministrazione deve essere autorizzata dal paziente attraverso il “consenso informato”, es. per i Testimoni di Geova), in grado di proteggere per alcune settimane dallo sviluppo della malattia. Non è possibile inoculare direttamente il vaccino perché ci vogliono 10 giorni prima che si avvii la protezione, e nel frattempo un eventuale tetano avrebbe la meglio sull’organismo.
Né gli antibiotici né il siero antitetanico sono un vaccino: in entrambi i casi il consiglio è, una volta guariti, di fare la vaccinazione antitetanica per mettervi al riparo da ulteriori infezioni.