Il riccio può essere simbolo di avarizia oppure di ricchezza, di fertilità e di intelligenza, oppure di ira e ingordigia: dipende dalle diverse culture
Il riccio comune (Erinaceus europaeus), noto anche come riccio europeo, è un mammifero della famiglia Erinaceidae, impropriamente chiamato anche "porcospino".
Il riccio si può definire fra i più antichi animali viventi sulla terra, presenta infatti caratteristiche morfologiche arcaiche come la dentatura e la conformazione del cervello che lo accomunano ai primi mammiferi comparsi sulla terra alla fine del Cretaceo (65 milioni di anni fa), nel corso di milioni di anni non si è differenziato più di tanto, ha solo evoluto la sua caratteristica armatura di aculei.
ll riccio nell'antichità
Nella simbologia asiatica il riccio è simbolo di abbondanza del raccolto, di fertilità e, per il suo modo di muoversi strisciando al suolo, è legato all'elemento terrestre, viene anche associato al sole quando si rannicchia formando una palla di aculei.
In Estremo Oriente è il simbolo dell'avarizia e al tempo stesso della ricchezza, viene appunto visto come un animale avaro che risparmia e per questo è simbolo di ricchezza. Le sue abitudini notturne lo portano a essere la rappresentazione dell'intuizione, della capacità psichica, dei sogni e delle visioni, legato al mistero della notte, all'ombra e all'oscurità.
Il riccio nella simbologia della cultura europea è stato un animale molto utilizzato anche in medicina, si credeva infatti che la sua carne avesse importanti proprietà terapeutiche, utilizzata come rimedio contro le calvizie grazie ai suoi aculei che venivano visti come capelli fortissimi; si credeva inoltre che la pelle di riccio appesa al vestito fosse un talismano contro la grandine e gli aculei venivano utilizzati per rendere ruvidi i panni.
Per i babilonesi il riccio era l’emblema della dea madre Ishtar, dea dell’amore, della fertilità, dell’erotismo e della guerra.
Gli antichi Greci e i Romani lo avevano eletto a simbolo di intelligenza, il filosofo Plinio il Vecchio tesseva le lodi di questo animale per la saggezza che rappresentava e per la sua fama di prudente accumulatore di scorte alimentari.
Anche nella cultura celtica il riccio rappresenta la fertilità e la fecondità, il suo ventre tocca il suolo mentre si muove, rappresenta una connessione con la Madre Terra e tutto ciò che è fertile.
Dall'epoca cristiana in poi
Il bestiario medievale celebra l'acume del riccio che, se in pericolo, si appallottola sfoggiando i suoi aculei. Inoltre esalta la sua intelligenza nella costruzione della tana, che ha sempre due accessi, uno a nord che viene bloccato dall'animale quando inizia a soffiare il vento del nord, periodo in cui inizia il suo letargo, e termina quando il vento del sud entra dall'ingresso a sud.
Nella simbologia cristiana lo troviamo nel Physiologus, opera del II-III secolo d.C. contenente descrizioni di animali, piante e pietre presentati in chiave allegorica attraverso citazioni delle Sacre Scritture. Il riccio seppur considerato animale impuro viene visto, solo in questo libro, positivamente, citando alcuni scritti: “Si arrampica sulla vite. Per scuotere le piante e far cadere gli acini dell’uva […]. Poi si rotola sugli acini e, infilzatili gli aculei, li porta nella tana ai suoi cuccioli. Divieni così anche tu, o fratello, partecipe della vigna spirituale […] San Basilio dice: imita il riccio, uomo! Perché anche se è un animale impuro, ha un modo di agire affettuoso e gentile verso i bambini […]. Valuta con cura i tralci della vera vite, e cioè le parole di nostro Signore Gesù Cristo, e avvicinale ai fanciulli affinché, allevati nel giusto spirito, onorino il Padre che è nei cieli”.
Per il resto la cultura cristiana lo vede negativamente, associandolo all'invidia all'ingordigia, all'ira e lo paragona a Satana che ruba le anime agli uomini, questo perché, come il pipistrello, è un animale notturno e si nutre di lombrichi, larve e roditori, associato alle forze del male e nemico di quelle del bene. L'associazione al simbolismo dell'ira deriva dal suo modo di difendersi, in caso di pericolo o di lotta il riccio è solito alzare gli aculei, mentre il suo modo di utilizzarli furbamente per riempire la sua tana di frutta rotolandoci sopra, infilzandoli e trasportandoli sulla schiena lo ha fatto diventare il simbolo dell'avarizia e della gola.
In questo periodo storico sono anche nate alcune leggende legate al riccio, una di queste narra di come le streghe si trasformassero in ricci e in questa veste succhiassero tutto il latte delle mucche.
Il riccio in tempi recenti
Il riccio nella simbologia moderna è visto come un animale in perenne assetto di guerra perché armato di aculei, ma comunque viene visto come un simbolo positivo, una sorta di "guerriero di pace".
Viene citato nel libro barocco sugli emblemi di Hohberg del 1675: "Quando l’autunno carica gli alberi di frutti, il riccio diligentemente li raccoglie nella sua tana quando la benedizione di Dio ci ha fatto tanti doni guarda che siano tenuti saggiamente in serbo".
Oggi il riccio rappresenta la fiducia nella vita, il sapersi prendere cura di se e l'innocenza.