L'orso nei secoli ha attraversato varie fortune e viceversa: da simbolo di potenza a icona del male, fino a personaggio delle favole amato dai bambini
Gli Ursidi sono una famiglia di Mammiferi, per la maggior parte onnivori, appartenenti al sottordine dei Caniformi, nel mondo sono presenti otto specie di orso: orso Nero, orso Bruno, orso Bianco, Panda Gigante, orso della Luna, orso del Sole, orso Labiato, orso dagli Occhiali, dalle quali derivano numerose sottospecie come ad esempio il famosissimo Grizzly. Caratteristiche comuni proprie degli orsi sono il grande corpo sorretto da zampe tozze, il lungo muso, le piccole orecchie rotonde, la pelliccia ispida, le zampe plantigrade dotate di cinque artigli non retrattili e la coda corta.
Si distinguono solo l'orso polare con una dieta prettamente carnivora e il panda con una dieta prettamente vegetariana dagli altri che sono prettamente onnivori.
Orso a rischio
Fatta eccezione per il periodo dell'accoppiamento e delle femmine quando hanno i cuccioli, l'orso è un animale solitario che va in letargo d'inverno, ha un olfatto estremamente sviluppato, può avere abitudini diurne o notturne. Non bisogna farsi ingannare dalla corporatura imponente e dall'andatura un po' barcollante, l'orso è un agile corridore, scalatore e nuotatore.
Nella storia gli orsi sono stati cacciati dall'uomo per la loro carne e per la pelliccia, sono stati utilizzati nei combattimenti e in tante altre forme di intrattenimento come ad esempio ballare per strada ed esibirsi nei circhi, hanno avuto anche un ruolo in primo piano nelle arti, nella mitologia. In epoca moderna è sempre più a rischio a causa dell'uomo che minaccia il suo habitat e del commercio illegale di parti del suo corpo, in particolare la bile molto richiesta nel mercato asiatico.
Come una divinità
La presenza dell'orso nella cultura umana ha origini antichissime e a essa sono legati rituali, miti e leggende, l'uomo lo ha sempre vissuto e dipinto in maniera contrastante, dal vederlo come una divinità, un eroe, un tenero compagno di infanzia, a una belva feroce o un demone.
Esistono numerose testimonianze di culto dell'orso dalla preistoria, nella mitologia greco - romana, germanica e celtica, in tutto l'Occidente antico e nel Medioevo.
Nella mitologia greca Artemide, dea protettrice degli animali, veniva rappresentata come orsa con le sue sacerdotesse soprannominate "Orsette": nella radice del suo nome troviamo la parola greca arktos "orso". Un mito lega Artemide alla costellazione dell'Orsa Maggiore: si narra che Artemide, infuriata con la ninfa Callisto per averla tradita, la trasforma in un orso e le lancia dietro i suoi cani; Zeus impietosito la trasforma nella costellazione per salvarla.
Un altro mito greco famoso sull'orso è quello di Paride, figlio di Priamo, che venne abbandonato sul monte Ida e un'orsa lo trovò e lo salvò.
Orso simbolo di coraggio
Tra i grandi popoli germanici del XIX secolo l'orso era considerato un emblema di forza, coraggio e invincibilità, animale totemico per eccellenza, era considerato il re degli animali, un animale a metà strada tra il mondo degli uomini e quello degli dei, ma soprattutto un guerriero. I guerrieri indossavano amuleti fatti di denti, artigli e pelli di orso, per acquisirne la forza e il coraggio; lottare a mani nude contro un orso era una prova di coraggio che consentiva a un ragazzo di diventare adulto. Tra i più famosi guerrieri ci sono i guerrieri di Odino, i Berserkir soprannominati "Orsi Mannari", che godevano dell'abilità di trasformarsi in orsi feroci durante la battaglia.
Nei popoli celtici l'orso era simbolo di potere, sovranità e regalità: era proprio il legame con l'orso che dava il diritto all'uomo di diventare Re, molti sovrani vantavano antenati dalle sembianze di orso o sostenevano di essere stati allevati da orsi e diventavano re solo dopo aver affrontato un combattimento contro un orso.
Appannaggio dei potenti
Nel mondo romano l'orso era visto in maniera più selvatica, era essenzialmente un animale soggetto a caccia, usato nei giochi del circo e nei combattimenti con i gladiatori. La caccia dell'orso era privilegio solo dell'imperatore e del suo seguito, che veniva sempre condotta corpo a corpo in segno di rispetto. Anche possedere un orso era segno di prestigio e soltanto un imperatore poteva possedere un serraglio con degli orsi: la pratica dei serragli si è mantenuta per tutto il Medioevo sempre come privilegio esclusivo dei principi, i grandi signori laici ed ecclesiastici; inoltre il dono di un orso era usato in segno di rispetto o di pace tra sovrani.
Orso demonizzato
Nell'alto Medioevo la chiesa cristiana dichiara guerra all'orso, con l'obbiettivo di distruggere qualsiasi culto pagano dell'animale: tra il XII e il XIII secolo l'orso venne demonizzato e massacrato, divenne una creatura infernale, addirittura un abominio nel quale la natura umana e si confondeva con quella animale e quindi un affronto a Dio che aveva creato l'uomo a sua immagine e somiglianza. L'epiteto "Bruno" dell'orso perse qualsiasi connotato reale e assunse nel bestiario medievale connotazione demoniaca, scura, sporca, ispida; ben 7 peccati vennero attribuiti all'orso: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia, venne anche deriso e inserito nelle favole. Solo quando alle figure dei guerrieri si successero quelle dei santi, questi furono considerati gli unici in grado di cristianizzare e redimere l'orso; leggende narrano che San Fiorenzo aveva convinto un orso a fare la guardia a un gregge e che San Romedio addomesticò l'orso che gli uccise il cavallo per poter arrivare a Trento a trovare l'amico Vescovo.
Nel Duecento l'orso venne decronizzato dall'araldica e sostituito dal leone.
Dal XIV secolo torna a far parte delle favole romantiche e magiche come come La Bella e la Bestia; l'orso diventa poi un simbolo di protezione nel mondo dei più piccoli accompagnando i bambini in tutta l'infanzia.