Dall’Estremo Oriente (Cina, Giappone e Corea) è arrivato il nuovo nemico dell’albizzia o gaggia o acacia di Costantinopoli (Albizzia julibrissin), una sorta di psilla, chiamata Acizzia jamatonica. Segnalata nel 2001 in Piemonte, è oggi diffusa in tutta la Val Padana fino all’Emilia Romagna compresa.
Il ciclo biologico della psilla dell'albizia
Questo Omottero compie numerose generazioni l’anno, per cui sulle piante si vedono contemporaneamente le uova, le neanidi, le ninfe e gli adulti.
Le uova, di colore giallo aranciato, vengono deposte in giugno sulle foglioline e sulle nervature principali delle foglie bipennato-composte: ne nascono le larve che succhiano la linfa della pianta.
Nelle fasi giovanili (due come neanidi e tre di ninfa) il parassita è di colore giallo o verde giallastro e raggiunge una lunghezza di circa 1,8 mm.
L’adulto estivo è verde giallastro con occhi composti rossi mentre quello invernale è brunastro.
Lo svernamento (come per la psilla del pero) avviene allo stadio di adulto, protetto dalla corteccia o dalla vegetazione persistente di piante sempreverdi.
Che danni provoca
Come tutti gli appartenenti all’ordine dei Rincoti, l’acizzia ha un apparato boccale pungente-succhiante, con cui si nutre di linfa elaborata dalle foglie, emettendo un’abbondante melata mista a riccioli di esuvie (gli involucri abbandonati con le mute) di cera biancastra.
Melata e cera imbrattano le foglie e tutto ciò che si trova sotto la chioma dell’albero. Se non piove, la vegetazione si ricopre di fumaggine.
Con forti infestazioni, le punture provocano un ingiallimento delle foglioline che poi gradualmente cadono lasciando, nei casi più gravi, le piante quasi o completamente spoglie già in agosto. In settembre si può assistere a una ripresa della vegetazione con nuove emissioni fogliari ma non su tutta la chioma. In genere si ha una minore lignificazione dei rami e, naturalmente, la fioritura si riduce sensibilmente.
Come combattere la psilla dell'albizia
La strategia di difesa non è ancora stata messa del tutto a punto, anche perché nelle terre d’origine l’insetto non è particolarmente nocivo.
Per infestazioni contenute si consigliano frequenti lavaggi dell’intero albero, come nel caso della metcalfa, con sola acqua o con miscele di saponi vegetali, sapone di Marsiglia ecc.: aiutano a eliminare le larve, la melata e la cera e a infastidire gli insetti adulti.
In caso di infestazioni gravi si può optare per la lotta biologica con le coccinelle, gli antocoridi, i sirfidi o il bioinsetticida Beauveria bassiana, (un fungo entomopatogeno), tutti prodotti efficaci se si rispettano le prescrizioni in etichetta; oppure le irrorazioni con piretro naturale; oppure per l’endoterapia, la tecnica che inietta direttamente nella linfa del tronco l’insetticida, in modo da rendere sgradita agli insetti nocivi l’intera chioma della pianta.