Dall’antichità fino all’imporsi dei moderni processi chimici, molti coloranti organici erano ottenuti per macerazione o essiccamento di fiori, foglie e radici. Tinct- si riferisce a un colorante, a una sostanza che tinge e Tinctorius, tinctoria o tinctorum stanno a indicare una pianta usata per tingere. Nell’antichità le pratiche per ricavare tinture stabili da fiori, foglie o radici erano avvolte in un’aura alchemica e tenute gelosamente segrete nel chiuso dei laboratori artigiani, tramandate oralmente di padre in figlio. Infatti poche sono le testimonianze scritte, proprio per evitarne la divulgazione.
Blu, rosso e giallo (con la reseda)
Per ottenere il blu veniva generalmente usato il guado, tratto dalla Isatis tinctoria. Ha steli colorati di blu coronati di fiori gialli amati dalle api e in Italia è spontanea in molte zone della penisola. Il colorante si estrae dalle sue foglie essiccate, a patto che vengano raccolte durante il primo anno di vita. Nel Medioevo era coltivata in tutta Europa, e in Lombardia divenne alla fine del XIV secolo una delle più importanti voci del commercio d’esportazione. La coltura del guado iniziò a declinare nel ‘500, con l’apertura delle rotte d’Oriente e d’America che introdussero in Europa l’Indigofera tinctoria, pianta con un contenuto di indaco molto più elevato.
Per il rosso bisognava procurare la radice della Rubia tinctorum, una perenne, spontanea, alta fino a un metro che all’inizio dell’estate produce grappoli di piccoli fiori bianchi che poi diventano bacche rosso scuro. Il pigmento ruber, rosso, si estraeva però anche dalla femmina essiccata di un insetto, la cocciniglia del fico d’India, importata dall’America dove era utilizzata da tempi antichissimi.
La pianta del giallo è invece la Reseda, anche se la sua etimologia ci parla del resedare, cioè calmare, mettendo in evidenza le sue proprietà analgesiche. Ne esistono diverse varietà, non tutte utili all’estrazione del pigmento, ma interessanti in giardino.
Le specie di reseda
Reseda odorata è originaria del Nord Africa e dell’Egitto. La distingue un profumo speziato su cui poeti ed esperti botanici si sono dilettati a trovare somiglianze, passando dalla pesca matura, al pisello odoroso per arrivare anche all’uva. Arrivò in Francia nel 1752 facendo grande scalpore fra dame e cavalieri che persero la testa per il suo profumo inebriante. Non è un caso, quindi, che in Francia il suo nome volgare sia Mignonette, Amorino o Amore d’Egitto qui da noi. Le sue infiorescenze a spiga color bianco crema sono molto adatte come fiori da taglio perché si mantengono integre, profumo compreso, per diverse settimane. Ama stare in pieno sole, ma anche in mezz’ombra.
Ma quella che più ci interessa è la Reseda luteola, detta anche reseda biondella o, semplicemente, biondella. Bionda quindi come la luteolina, sostanza che si ottiene dall’intera pianta, radice esclusa. È un’erbacea biennale, spontanea nelle zone abbandonate o sui cigli delle strade e persino nelle crepe dei muri, data la sua predilezione per i terreni calcarei. La sua coltivazione si estese fino a tempi relativamente recenti e si rivelò, al contrario della maggior parte delle erbe tintorie, una valida concorrente delle nuove tinture chimiche che hanno sostituito quasi interamente molti dei pigmenti naturali usati fino al secolo scorso. Nel primo anno di vita produce soltanto una rosetta basale, ma l’anno successivo può crescere fino a circa un metro e mezzo di altezza, producendo i suoi profumati fiori color giallo-verde molto amati dalle api.
Il verde reseda
Ma se dalla reseda si ottiene il giallo, perché non si parla di giallo, ma di verde reseda, il colore tipico dei mobili da giardino in ferro?
Per trovare la risposta bisogna viaggiare fino alla mitica foresta di Sherwood, in Inghilterra, e incontrare Robin Hood, paladino del popolo inglese che rubava ai ricchi per aiutare i poveri. Si nascondeva fra gli alberi e, per mimetizzarsi, vestiva abiti di un verde pieno, simile al colore dei boschi: il Saxon green, quello che gli inglesi amano molto e con il quale spesso colorano le pareti di casa. Tanto che risalta fra le pagine del catalogo delle famose tinte e carte da parati Farrow & Ball. Ed è proprio il verde reseda che si ottiene mescolando la Reseda luteola alla Isatis tinctoria, entrambe erbe spontanee diffuse nel territorio britannico.
Il giallo reseda, se ben mescolato, è un vero jolly utile: insieme alla Rubia tinctorum produce un arancione acceso, con l’Anthemis tinctoria (la camomilla dei tintori) un giallo dorato, mentre insieme all’Indigofera tinctoria permette di ottenere un verde-giallo molto brillante.
Altri fiori coloranti
Ma, a parte le più famose, ci sono anche altri bellissimi fiori spontanei di campo che colorano…
Fra le Anthemis, la più nota è Anthemis nobilis, quella che tutti chiamiamo camomilla e che usiamo come bevanda. Ma anche per creare bei prati verdi e fioriti. Profumatissima, soprattutto dopo il taglio, in Inghilterra viene usata per farci rotolare i cani dopo il bagno. Anthemis tinctoria invece è un’erbacea perenne che fiorisce in estate di un giallo dorato, alta fin quasi un metro. Originaria dell’Europa.
Coreopsis tinctoria (oppure Coreopsis bicolor o Coreopsis elegans), originaria degli Stati Uniti, fra le Coreopsis annuali è la più nota e più utilizzata per la bellezza dei suoi fiori di un giallo molto intenso che si scurisce al centro.
Genista tinctoria, ginestra originaria dell’Europa e dell’Asia settentrionale, in Italia è spontanea in tutta la penisola. Non supera i 50 cm di altezza e un portamento quasi prostrato. I fiori sono gialli e un tempo usati per ricavarne la nota tintura.