Il noce è un albero appartenente alla famiglia delle Juglandaceae, originario dell'Asia minore e della Persia, la cui introduzione nel mondo occidentale risale al periodo greco. Oggi largamente diffuso in tutta l'Europa centrale e meridionale, con la specie Juglans regia, in Italia cresce ovunque, sino a 1000-1500 metri di altitudine.
Pianta che può raggiungere oltre i 20 metri di altezza, con chioma tonda e corteccia grigio-giallastra, fessurata verticalmente, ha foglie grandi, formate da 5-9 foglioline ellittiche ovali e appuntite di color verde lucido, con nervature. I fiori sono raccolti in amenti, mentre il frutto è una drupa globulosa, con un involucro carnoso, detto mallo e un guscio legnoso ovoidale a due valve, contenente un seme voluminoso commestibile, dal gusto molto gradevole. Si trova sia allo stato spontaneo che in vaste coltivazioni.
Coltivazione e utilizzo
Coltivata in Persia sin dall'antichità, soprattutto per i suoi frutti, la pianta fruttifica in genere dopo 5-6 anni dal momento della messa a dimora. Cresce fino a 1000-1500 metri, ma teme il freddo e quando il gelo la investe durante la fioritura, non produce più frutti, anche per più di un anno consecutivo.
Largamente utilizzato in campo alimentare (i frutti soprattutto per la confezione di dolci), medicinale (tonico e astringente, antidispeptico) e cosmetico (azione colorante e fotoprotettiva), viene riconosciuto in farmacopea come antidiabetico.
Proprietà coloranti del noce
Le radici e il mallo del frutto contengono un composto denominato juglone, il quale dà in tintura una colorazione rosso arancio, che entrando in combinazione con altri pigmenti associati, quali numerosi tannini e flavonoidi di diverso tipo, presenti soprattutto nelle foglie, è in grado di fornire colorazioni particolari, a seconda della parte di pianta utilizzata. Le foglie, colte in agosto, danno un colore dal giallo ottone al muschio dorato. Le radici, toni di marrone, dal rosso-bruno al castoro. Ma è soprattutto il mallo, raccolto ancora verde oppure scuro, a essere apprezzato per i suoi toni grigi e bruni, sino al nero.
I colori sono solidissimi, tanto da permettere di tralasciare pretrattamenti a mordente delle fibre tessili da tingere, con la maggior parte delle quali presentano una notevole affinità molecolare. La facile reperibilità del materiale colorante, anche a livello di scarti della produzione alimentare, rende la coltivazione di questa pianta particolarmente interessante per l'industria tintoria, in quanto risorsa rinnovabile e sostenibile.
Ricette di tintura
# Un'antica ricetta utilizzata nelle Manifatture Tessili Gobelins prevedeva l'utilizzo del mallo di noce fresco per tingere in marrone la lana a freddo.
• Frantumare i malli freschi e farli macerare in acqua dentro a una piccola botte, lasciandoli a fermentare al sole per tre giorni o anche più.
• Immegervi quindi il materiale da tingere e lasciarvelo per 24 ore.
• Ritirare la lana, sciacquare e asciugare all'ombra.
# Ricetta della maestra tintora Maria Elda Salice per tingere in nero lana e seta con foglie di noce.
• Procurarsi foglie fresche di noce di peso 4 volte superiore a quella del materiale tessile da tingere. Mettere a bagno le foglie coperte d'acqua per una notte. Il giorno dopo farle bollire per un paio d'ore, lasciar raffreddare e filtrare.
• Allungare il decotto con acqua in modo che il materiale da tingere vi nuoti comodamente.
• Sciogliere in acqua calda del solfato di ferro, in proporzione del 10% rispetto al peso del materiale da tingere e aggiungerlo al bagno di tintura precedentemente preparato.
• Immegervi il materiale tessile da tingere e bollire per 60 minuti.
• Sciacquare subito in acqua bollente per evitare che il filato si macchi e asciugare.
(Consulenza di Rosella Cilano, Associazione Casa Clementina, www.casaclementina.eu)