C’è una domanda che chiunque abiti in città e abbia un minimo di sensibilità verso il verde si pone regolarmente ogni primavera: “Perché tagliare l’erba dei prati urbani regolarmente quando le margheritine sono aperte in tutto il loro splendore?”. Le possibili risposte da parte del cittadino comune: “Cattiveria? Ignoranza?”. E lasciamo stare i complottisti, che s’inventano risposte prive del minimo senso logico e anche illogico.
Qui provo a spiegarvi perché viene tagliata l’erba anche nei momenti di massima bellezza. Badate bene: spiegarvi il perché non significa che io approvi o giustifichi l’operato. Semplicemente vi racconto perché accade. Così non dovrete più chiedervi il perché.
Come funziona la manutenzione del verde urbano
Innanzitutto, sapete come funziona la manutenzione del verde urbano, diciamo nelle città dai 10-15mila abitanti in su? Ve lo racconto.
Fino alla fine del secolo scorso, all’incirca, esistevano per ogni Comune da medio in su le Giardinerie Comunali: un direttore – perlomeno perito agrario, se non laureato in Scienze Agrarie o agronomo –, almeno un paio di capocantieri – periti agrari – e una squadra di giardinieri specializzati – da 2 in su, a seconda delle dimensioni del Comune, professionisti giardinieri –, tutti dipendenti pubblici del Comune di afferenza, operativi per almeno 40 ore settimanali.
Poi, a partire dalla fine degli anni ’90, approfittando dell’anzianità che imponeva il pensionamento della manodopera, il personale mancante non è più stato sostituito, appaltando l’operatività ad aziende esterne. Queste aziende esterne sono spesso cooperative multiservizi – significa che spaziano dalla raccolta rifiuti al giardinaggio, passando per piccoli lavori edili e di manutenzione varia –, che assumono il personale in base al bisogno, e non in base alla specializzazione: tradotto, un ex cuoco o ex impiegato si può ritrovare a fare il giardiniere, senza la minima preparazione pregressa. Se va bene, esiste un perito agrario o addirittura un agronomo a dirigere i lavori in appalto. Uno, per centinaia di lavori in contemporanea.
Gli anni trascorrono, e man mano vanno in pensione anche i dirigenti del verde. E se non ci vanno, comunque l’Assessorato all’Ambiente (carica politica, non professionale) ingloba ogni competenza, facendo eclissare l’Assessorato al Verde urbano. A volte scompare anche l’Ambiente, incorporato dall’Assessorato all’Urbanistica o all’Agricoltura. In ogni caso sparisce il Direttore laureato in Scienze Agrarie.
Nei nostri anni ’20, dunque, il verde urbano viene governato da un Assessorato capitanato da un politico privo di competenze agronomiche, che appalta a una cooperativa dove forse c’è un direttore competente ma oberato di lavoro, che a sua volta dispone di operai non specializzati che eseguono gli ordini senza cognizione di causa.
Come si procede nel tagliare l’erba
Precisato questo, ecco la dinamica che governa il taglio dei prati urbani, dal parco all’aiuola spartitraffico.
L’Assessorato del Comune stabilisce quanti sfalci debbano essere fatti ogni anno e quando e dove nel territorio di competenza. Pubblica il bando comunale con i propri desiderata al quale rispondono diverse cooperative con un preventivo di spesa. Il Comune approva ovviamente quello più basso, perché i fondi sono sempre pochi, e per il verde…
La cooperativa che vince l’appalto procede con i lavori: generalmente non esistono date di taglio o condizioni dell’erba, ma semplicemente un numero X di sfalci annui, presumibilmente uno a fine inverno, uno a metà primavera, uno in estate e uno all’inizio dell’autunno. Poco importa che nel momento in cui la cooperativa scaletta di tagliare l’erba nel prato/aiuola/spartitraffico in via XY le margherite siano in fiore, super-visitate dalle api e bellissime agli occhi di noi cittadini. L’incarico è da portare a termine secondo appalto.
7 motivi per tagliare l’erba?
Ma perché bisogna sfalciare l’erba nei parchi urbani, nelle aiuole cittadine, negli spartitraffico ecc.?
Ci sono molte ragioni.
- Purtroppo la prima riguarda proprio noi cittadini, sempre pronti a lamentarci per la situazione incolta, trascurata, degradata (agli occhi profani): “Ma guarda questo Sindaco che non è neanche capace di tagliare l’erba… E noi cosa facciamo, camminiamo nella foresta?”. Dovrebbero tutti cambiare mentalità: l’erba alta non è “foresta”, è Natura. Soprattutto per chi è più piccolo di noi, come gli insetti. Eppure il decoro urbano resta al primo posto fra le richieste dei cittadini.
- La seconda, molto più sensata: le Graminacee causano gravi fenomeni allergici a molti umani. Lasciarle andare a fiore significa disperdere nell’aria miliardi di pollini che complicano gravemente l’esistenza di tutti gli allergici. Falciare prima della fioritura, o impedendo la fioritura, evita settimane di sofferenza a nostri concittadini.
- La terza: pare che nell’erba alta si possano nascondere le dosi di droghe, che il pusher prende su richiesta dell’acquirente. In realtà, se non le cela fra l’erba, le occulta nelle siepi, nelle fioriere, nelle nicchie di vecchi muri ecc., però così si elimina un nascondiglio.
- La quarta: la fruizione da parte dei cittadini. Nei parchi pubblici l’erba deve essere bassa per permettere a tutti di camminare, sdraiarsi, giocare, correre in piena libertà, vedendo dove si mettono i piedi, senza rischiare storte o punture d’insetto o dermatiti da contatto.
- La quinta: la pulizia. Torniamo in causa noi privati cittadini: quando lasciamo cadere i nostri rifiuti, a partire dalla carta delle caramelle, c’è una buona probabilità che questi, sospinti dal vento, arrivino nell’erba che, se è alta, li trattiene, trasformando il prato in una discarica. Dovremmo metterci in tasca il fazzoletto usato o il bicchiere di plastica, per gettarlo in un cestino. Altrimenti ci vuole la falciatrice che li tritura, insieme all’erba. Dopodiché i frammenti plastici resteranno lì per i prossimi 100 anni.
- La sesta: la visibilità. Se nello spartitraffico o nella rotonda o a bordo strada l’erba cresce oltre i 40 cm, può impedire di vedere altri veicoli (es. monopattini) o cartelli stradali, favorendo così gli incidenti.
- La settima: fra le piante erbacee presenti nei parchi e aiuole cittadine ci sono i cosiddetti “forasacchi”, ossia determinate Graminacee che, a maturazione, rilasciano le spighette nel pelo dei cani, dove si approfondiscono procurando problemi anche gravissimi che richiedono l’intervento del veterinario.
Per evitare lo sfalcio “selvaggio”
Se mettete in file tutti gli elementi spiegati, capite perfettamente perché i prati urbani vengono sfalciati a fine marzo, pieni di margheritine in fiore (che però poi rifioriscono), oppure a inizio luglio quando in realtà con la siccità non rimangono che corti steli gialli e tanta terra secca, o anche a metà novembre quando l’erba è alta 5 cm perché non può crescere in controstagione.
Sarebbe necessaria una solida cultura naturalistica di base, che rendesse anche i politici consapevoli dell’importanza della flora e della fauna per l’ambiente e il genere umano. Così potrebbero inserire nei bandi d’appalto parametri favorevoli alle piante e agli animali. A onor del vero, nel 2024 qualche rara Amministrazione comunale si è adoperata per lasciare l’erba alta perlomeno in alcune zone delle città, dove non risultasse così necessario lo sfalcio sistematico. E se questa conoscenza riguardasse tutti i cittadini, si eliminerebbe la richiesta di “decoro” e di “libera fruizione” e si affermerebbe quella di “salvaguardia della biodiversità”, visto che le fioriture delle Dicotiledoni attirano e sfamano tanti insetti pronubi. Se poi fossero tutti educati, cadrebbe anche l’istanza di “pulizia”, visto che ognuno si terrebbe in tasca la propria sporcizia. Sulle allergie, invece, “ubi major, minor cessat”.