Come dice il nome, la parietaria è la “pianta dei muri”, ed è chiamata localmente anche “spaccapietra” o “murajola” proprio perché di solito cresce alla base delle pareti all’ombra. Questa particolare collocazione nell’antichità fece pensare che la pianta fosse in grado di spezzare i sassi e quindi – per una sorta di proprietà “transitiva” – venne prescritta per frantumare ed espellere i calcoli ai reni e alla vescica.
E, fatto davvero curioso, la scienza moderna ha confermato la teoria degli antichi: la parietaria infatti ha proprietà depurative, rinfrescanti e soprattutto diuretiche ed emollienti dell’apparato urinario, grazie al contenuto di nitrato di potassio e di mucillagini.
In alcune zone d’Italia, invece, viene chiamata vetriola, in omaggio a un’altra sua caratteristica interessante, la proprietà di detergere perfettamente il vetro. Ancora, viene denominata “erba vento” per la capacità che ha il vento, anche il più debole, di disperdere il suo minutissimo polline, fortemente allergenico.
Com'è fatta la parietaria
Pianta erbacea perenne alta da 10 a 30 cm, con un fusto esile e rossastro, eretto, prostrato o pendente. Le foglie alterne sono munite di picciolo, ovali o lanceolate, con la pagina superiore ruvida e l’inferiore pelosa.
All’ascella delle foglie si formano da marzo fino a settembre le infiorescenze, insignificanti, ricchissime di impalpabile polline che si disperde nell’aria al minimo soffio di vento, spesso anche solo spinto dai movimenti ascensionali creati dal calore del sole. I frutti sono minuscoli acheni.
Coltivare la parietaria?
È talmente diffusa allo stato spontaneo che non è consigliabile provare a coltivarla, anche perché si tratta di una pianta che facilmente diventa infestante, moltiplicandosi all’infinito in poco tempo da seme.
Inoltre è quasi impossibile estirparla definitivamente da un terreno, visto che le sue radici si insinuano a grande profondità e sono in grado di riprodurre velocemente l’intera pianta da un minuscolo pezzettino.
Come si raccoglie
È comune dalla pianura fino ai 1.000 m d’altitudine, sui muri delle vecchie case, tra i ruderi e le macerie: basta una minima fessura, una goccia d’acqua ed eccola insediarsi con le sue radici lunghe e sottili, in grado di sgretolare pietre e intonaci. Siccome sopporta bene anche l’inquinamento cittadino, non è raro vederla sui tetti delle case, lungo i marciapiedi e sull’asfalto delle strade.
Nella raccolta naturalmente è necessario evitare le piante cresciute in luoghi inquinati, preferendo quelle di campagna o di bosco. La pianta è decisamente più efficace se utilizzata fresca perché, se viene essiccata, perde una parte delle sue proprietà benefiche. Le indicazioni che seguono si riferiscono pertanto alla pianta fresca. Si raccoglie tagliando la pianta alla base, dalla primavera alla fine dell’estate.
Rimedi naturali con la parietaria
• Per combattere la formazione dei calcoli renali: bollite per 3 minuti 30 g di pianta fresca in 1 l d’acqua, lasciate in infusione altri 10 minuti, filtrate, fate raffreddare, dolcificate con miele d’acacia, bevete nell’arco della giornata per almeno 20 giorni.
• Per calmare la cistite: infondete 10 g di foglie in 1 l di acqua bollente per 10 minuti, filtrate, dolcificate con miele di corbezzolo o di timo, bevete nell’arco della giornata fino a scomparsa dei sintomi.
• Per attenuare le macchie della pelle: infondete 50 g di pianta in 1 l d’acqua bollente per 10 minuti, filtrate, lasciate raffreddare, imbevete un tampone pulito e applicate sulla zona interessata 2-3 volte al giorno.
• Contro piccole scottature: pestate alcune foglie fresche e applicate sulla parte scottata, ripetendo l’impacco per 3-4 volte a distanza di un’ora tra un’applicazione e l’altra; mantenete sulla parte per 10 minuti ogni volta.
Storia e leggenda sulla parietaria
• Già Plino il Vecchio (I sec. d.C.) nei suoi libri di botanica citava le virtù medicamentose della pianta che naturalisti ed erboristi del Medioevo e del Rinascimento confermarono, continuando a prescriverla come diuretico ed emolliente dell’apparato renale. Una volta tanto le fantasiose deduzioni degli antichi terapeuti sono state confermate da successivi studi rigorosamente scientifici.
• La particolare rugosità delle foglie e la presenza del nitrato di potassio al loro interno fanno della pianta un eccezionale detersivo per gli oggetti in vetro, in particolare le bottiglie e le damigiane che spesso si puliscono con difficoltà. Basta mettere all’interno del recipiente da pulire una certa quantità di foglie e un po’ d’acqua tiepida, poi si scuote energicamente fino a che il vetro apparirà perfettamente terso.
• Il polline della parietaria è responsabile di fenomeni allergici come febbri e raffreddori da fieno o attacchi d’asma. La facilità con cui la pianta vegeta e l’abbondanza di polline per un periodo molto lungo nell’arco dell’anno rendono problematica la diffusione del disturbo di cui ormai moltissime persone soffrono.