Passato alla storia per la sua utilità, oggi il papiro è noto per la bellezza e capacità di ricreare atmosfere di canneti lacustri e fresche rive fluviali, grazie al suo aspetto slanciato.
Grazioso e leggiadro, si ospita volentieri in casa perché regala ottimi risultati con poche cure. L’unico rischio è che, se si trova veramente bene, cresca a dismisura, con evidenti problemi d’ingombro (può anche essere impiegato per creare quinte verdi o separé fra un ambiente domestico e l’altro). Ma basta potarlo per avere di nuovo una pianta di dimensioni accettabili e... tante figlie da regalare.
C’è un unico caso in cui il papiro avrà vita difficile: se dividete la vostra casa con un gatto – che va letteralmente pazzo per le sue foglie (e combina disastri per raggiungerle se sono in alto…) – diventerà molto difficile salvare la pianta dalla voracità del felino, che lo riduce in forma di steli del tutto privi di fogliame... Se non viene maltrattato, dura per 20 e più anni. È un po’ fuori moda, quindi è più facile averne una talea o una piantina da amici che lo coltivano già.
Nell'antichità le sue resistenti fibre vegetali venivano accuratamente lavorate, mediante la sovrapposizione di più strati, per ottenere dei primordiali fogli di carta, sui quali è stata praticamente scritta la storia delle più antiche civiltà mediterranee. I primi a utilizzare il papiro con questa finalità furono gli Egizi, che consideravano questa pianta sacra, anche per la somiglianza della sua infiorescenza alla corona solare.
Com'è fatto il papiro
Originario delle zone costiere e fluviali del bacino del Mediterraneo, il papiro (Cyperus papyrus, della famiglia Ciperacee) è una pianta erbacea dalle radici rizomatose da cui vengono emessi gli steli coriacei (alti fino a 2 m) che portano all'apice le foglie, divise e a ombrello, di colore verde tenero. I fiori, insignificanti e dall'aspetto leggero e piumoso che ricorda vagamente i soffioni, si formano in estate all’apice degli steli, tra le foglie. Sommersi in acqua invece, sono presenti dei rizomi legnosi di grosse dimensioni che, strisciando, permettono alla pianta di espandersi.
Il papiro cresce allo stato spontaneo presso il delta del Nilo e in Sicilia lungo le sponde del fiume Ciane e la Fonte Aretusa, nell’isola di Ortigia a Siracusa. Sulla presenza naturale del papiro in queste due stazioni italiane si è a lungo dibattuto. Molti botanici sostengono che il papiro fu originariamente introdotto dall’Egitto in tempi antichissimi, per la fabbricazione della carta; e che da lì sia poi sfuggito alle coltivazioni, per diffondersi allo stato naturale. Tuttavia, attorno a questa affascinante pianta si sono create, inevitabilmente, leggende che hanno contribuito ad aumentare l’interesse nei suoi confronti.
Tranne che in Sicilia, la pianta tende a disseccare la parte aerea durante i freddi mesi invernali, mantenendo invece vitali i rizomi, dai quali in primavera sorgeranno i nuovi fusti, caratterizzati da un verde brillante.
Come coltivarlo
La temperatura ideale è tra 20 e 28 °C. Resiste benissimo al grande caldo se ha “i piedi” costantemente a mollo nell’acqua: il vaso (che non deve mai essere tutto pieno di steli; nel caso, rinvasatelo in un paio di misure in più) deve avere un capiente sottovaso (meglio una bacinella o un portavaso) in cui mettere l’acqua. D’estate non deve mai mancare: un solo giorno d’asciutto fa ingiallire le foglie.
Risulta invece sensibile al freddo: è in grado di sopportare anche temperature prossime allo zero (min 5 °C), ma non tollera le gelate, soprattutto se intense e prolungate, e in particolare se l’acqua intorno ai rizomi tende a gelare completamente. Ritirare i vasi in ottobre in un luogo riparato, ad esempio in un locale fresco o in casa fino ad aprile, è la soluzione per continuare a far vegetare la pianta per tutto l’arco dell’anno.
In estate è al suo massimo splendore, soprattutto se può beneficiare di una collocazione all’aperto, ma è bellissimo anche in casa, vicino a una finestra aperta di frequente: il papiro fa stormire il folto fogliame a ogni refolo d’aria.
Tenetelo in piena luce, senza che in piena estate lo raggiungano i raggi diretti. Il vaso deve essere in plastica, di diametro di 18 cm per pianta munita di una decina di foglie. Serve anche un capiente sottovaso (meglio una bacinella o un portavaso) in cui mettere l’acqua. Si rinvasa ogni anno fino alle dimensioni considerate definitive. Utilizzate una parte di terriccio per piante verdi e una di torba. Il drenaggio non è ovviamente necessario. Il vaso deve essere immerso in un portavaso che contenga sempre una mano d’acqua. Un giorno di asciutto in piena estate ne fa ingiallire le foglie. Concimatelo da maggio a settembre, ogni 15 giorni nell’acqua d’irrigazione, con prodotto liquido per piante verdi. Tagliate alla base gli steli secchi (attenzione: sono molto taglienti, quindi maneggiateli con guanti robusti).
I nemici del papiro
Se in inverno, le foglie ingialliscono e i fusti si piegano rammolliti, è il freddo eccessivo. Se le foglie non crescono, rimangono stentate, flosce, poco vitali, ma non cadono né si notano parassiti, è la mancanza di luce. Se il fogliame è appiccicoso e si notano minuscole moschine bianche svolazzanti, sono gli aleurodidi o mosche bianche. Se le foglie ingialliscono e si seccano a partire dalla punta, è la carenza d’acqua.
Come riprodurlo
Moltiplicatelo attraverso le “teste” (cioè gli apici fogliosi del fusto). Tagliatene una che abbia appena terminato la fioritura, lasciandole circa 10 cm di stelo. Dimezzate tutte le foglie per la lunghezza. Preparate una bacinella o un secchio con acqua a temperatura ambiente e, se lo trovate, qualche pezzetto di carbone di legna. In mancanza, ponetevi un pezzetto di torba bruna compatta. Ponetevi la testa all’ingiù, in modo che le foglie siano completamente sommerse. Tenete la bacinella in un luogo caldo e ombroso, rabboccando l’acqua ogni volta che cala di un dito. All’ascella delle foglie spunteranno presto le nuove piantine.
Quando ogni testa ha 4-5 foglie nuove, staccate con delicatezza la vecchia testa, tagliando il fusto e piantate le plantule in vasetti riempiti per metà di sabbia e metà di torba, da tenere al caldo, lontano dai raggi solari diretti e con un sottovaso che contenga sempre almeno due dita d’acqua.
Sos zanzare
La presenza costante di acqua nel portavaso comporta il rischio di allevare nugoli di larve di zanzara. Per evitarlo, sciogliete nell’acqua del portavaso qualche granulo di Bacillus thuringiensis var. israelensis, un batterio innocuo per uomo e animali domestici ma letale per le larve dell’insetto; è in vendita nei consorzi agrari e in farmacia; leggere bene l’etichetta.