Non è facile da coltivare in appartamento il Pachypodium lamerei, che però teme il freddo e non è quindi allevabile in esterni tutto l'anno... Il nome deriva dal fatto di portare le foglie solo all’apice, disposte come quelle delle palme tipo Trachycarpus.
Questa Apocinacea si chiama anche "Palma del Madagascar", suo luogo d'origine, e presenta un fusto succulento provvisto di lunghe spine disposte a gruppi di tre, alla base dei quali sorgono le foglie simili a quelle dell’oleandro (appartiene alla stessa famiglia), con lamina verde, lucida e nervatura centrale chiara. Tende a spogliarsi alla base rimanendo con il fusto ricoperto di spine e un ciuffo apicale di foglie. I fiori, anch’essi simili a quelli dell’oleandro, imbutiformi e a cinque lobi, compaiono in infiorescenze a cima poste all’apice, su esemplari di almeno 10 anni d’età, in giugno-luglio.
Dove e come si coltiva
Si coltiva in piena terra solo nelle aree costiere più miti del Sud Italia, in posizione molto riparata dai venti freddi e ben soleggiata per tutto l’anno. In vaso in tutte le altre zone italiane, spostandolo in esterni da maggio a settembre.
Va allevato in vaso di plastica, di dimensioni doppie rispetto al diametro del fusto. Richiede un terriccio molto drenato e ricco, a base di terra fertile (tipo terra da giardino) e un quarto di sabbia grossolana, ghiaino o pomice. Va collocato in pieno sole, anche in estate. Le annaffiature devono essere regolari in estate, ma solo dopo che il substrato si è ben asciugato. Si concima con un prodotto per succulente, ogni 20 giorni da aprile a settembre. La temperatura minima invernale non deve scendere sotto i 10 °C: va ricoverato in una stanza fresca, riducendo le annaffiature a una scarsa al mese.
Fra i suoi nemici ci sono le cocciniglie cotonose, fiocchetti bianchi localizzati alla base delle spine; si combattono, meglio se fin dall’inizio dell’attacco, con i prodotti appositi. E poi i marciumi radicali, quando le annaffiature sono eccessive.